Mafia, sequestro di 30 milioni al "re del videopoker" ragusano

Cronaca
Videopoker illegali: un mercato per il riciclo di denaro (Getty Images)
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Due condanne alle spalle, era nel mercato degli apparecchi da gioco dagli anni Novanta e aveva subito diversi sequestri e il ritiro della licenza. Nonostante ciò aveva un patrimonio di oltre 60 unità immobiliari

La Guardia di finanza ha sequestrato un patrimonio di 30 milioni di euro al "re dei videopoker" di Ragusa che – a quanto risulta dalle indagini – avrebbe il monopolio nel settore della commercializzazione e installazione di apparecchi da gioco "truccati" nella provincia siciliana.

L'uomo di "Cosa nostra"

L'uomo, dopo una iniziale affiliazione alla "Stidda" di Vittoria, in provincia di Ragusa, è ritenuto ora vicino alla mafia catanese. Ed è stata proprio la Procura distrettuale di Catania a proporre il provvedimento di sequestro emesso poi dal Tribunale ragusano ed eseguito dalle fiamme gialle coordinate dal generale Antonio Quintavalle Cecere.

Le condanne precedenti

Nel 2015 l'uomo era stato condannato in primo grado a cinque anni di reclusione per il tentato omicidio di Giuseppe Doilo, appartenente alla Stidda. La vicenda, che risale al 2009, aveva segnato un momento di tensione tra le opposte fazioni della Stidda, appunto, e Cosa nostra. Il "re dei videopoker" non aveva esitato a sparare diversi colpi di pistola contro la vittima prima di essere bloccato in tempo dai presenti. L'uomo, a novembre 2016 ha collezionato anche un'altra condanna a sei mesi di carcere per minaccia aggravata dal metodo mafioso: nel 2014, infatti, avrebbe rivolto minacce – "Fermati che te la devo far pagare, ti devo uccidere" – a un collaboratore di giustizia.

I videopoker illegali

L'attività che concerne invece il sequestro, portata avanti a partire dagli anni Novanta, è testimoniata dal risultato di vari controlli che avevano portato al sequestro di numerosi apparecchi da gioco illegali, da cui era scaturita la revoca delle licenze. Nonostante ciò, continuava a restare nel mercato dei videopoker – mercato in cui, come sottolineano gli inquirenti, facilmente si ricicla "denaro sporco" – e lo faceva attraverso la creazione di società affidate al figlio e alla figlia della convivente.

Le indagini patrimoniali

Gli accertamenti del nucleo di Polizia tributaria di Catania, incrociati con le dichiarazioni di alcuni "pentiti", hanno evidenziato una sproporzione tra i redditi dichiarati dal nucleo familiare dell'uomo e le sue acquisizioni immobiliari: un patrimonio di ben 61 tra appartamenti e garage, magazzini, attività commerciali e terreni tra Vittoria e Ragusa (tra cui spicca una villetta sul mare nella frazione di Scoglitti), sei unità al nord, nei comuni di Caravate e Cocquio-Trevisago, in provincia di Varese, e 5 automobili. Per le indagini, il nucleo di Polizia tributaria guidato dal tenente colonnello Francesco Ruis si è avvalso anche dell'ausilio del sofisticato software "Molecola", sviluppato dalla Guardia di finanza.

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