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Chiuse indagini sull'incidente alla funivia del Mottarone, 8 indagati

Piemonte

I reati contestati a vario titolo sono attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime e solo per Tadini e Perocchio anche il falso

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A due anni dall'incidente alla funivia del Mottarone, in cui morirono 14 persone, la Procura di Verbania ha chiuso l'inchiesta in vista della richiesta di processo per 8 indagati. Destinatari dell'avviso di conclusione indagini, oltre alle due società, sono Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, Enrico Perocchio, direttore d'esercizio, Gabriele Tadini, capo servizio, e, per Leitner, incaricata della manutenzione, Anton Seeber, presidente del CdA, Martin Leitner, consigliere delegato e Peter Rabanser, responsabile del Customer Service. Si va verso l'archiviazione per 6 tecnici esterni la cui posizione è stata stralciata. 

Le accuse

I reati contestati a vario titolo sono attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime e solo per Tadini e Perocchio anche il falso.

Nell'incidente, avvenuto circa alle 12.15 del 23 maggio 2021, hanno perso la vita 14 persone, tra cui due bambini. Solo il piccolo Eitan, all'epoca cinque anni, è sopravvissuto. 

Le indagini

Le indagini, condotte dai carabinieri, sono state coordinate dal Procuratore di Verbania Olimpia Bossi e dal pm Laura Correra. Dai primi accertamenti subito sono emersi i due temi centrali: il cavo tranciato e il mancato funzionamento del sistema frenante di sicurezza dovuto all'inserimento dei cosiddetti forchettoni per evitare che la cabina si bloccasse durante la corsa. Le perizie, depositate nel settembre scorso e che hanno poi indotto gli inquirenti a sfoltire l'elenco degli indagati, hanno ricostruito le carenze nei controlli e nella gestione dell'impianto. Per l'accusa, si legge nell'avviso di conclusione indagini, non furono effettuati i "controlli a vista mensili sul tratto di fune traente in prossimità del punto di innesto al carrello (testa fusa), previsti dal manuale d'uso e manutenzione" e dal "regolamento di esercizio", per questo non vennero rilevati i "segnali di degrado della fune (....)", che invece "si deteriorava progressivamente, sino a rompersi", proprio in corrispondenza dello stesso punto d'innesto in cui "presentava il 68% circa dei fili" lesionati.

"Leitner non vigilò su direzione di esercizio"

I vertici di Leitner non avrebbero vigilato "adeguatamente affinché il servizio di direzione di esercizio, affidato" con un contratto "strutturalmente inadeguato" a Enrico Perocchio, "fosse prestato in conformità" alle norme, con riferimento alla programmazione e predisposizione "controlli a vista mensili" sulla fune dell'impianto, che poi si è spezzata in quanto mancarono. Lo scrivono i pm di Verbania nell'avviso di chiusura indagini in merito alle ipotesi nei confronti di Anton Seeber e Martin Leitner, rispettivamente presidente e vicepresidente del consiglio di gestione della società.  Il mancato controllo sull'operato di Perocchio, come si legge nel capo di imputazione, coinvolge anche Peter Rabanser, "quale responsabile per la sicurezza relativa all'attività di 'operation and maintenance' per gli impianti a fune" di Leitner. Inoltre, è scritto nell'avviso di conclusione delle indagini, Perocchio non sarebbe dovuto essere il direttore di esercizio della funivia. Nello specifico Anton Seeber e Martin Leitner, avrebbero mantenuto "in esecuzione il contratto di manutenzione stipulato tra Funivie del Mottarone e Leitner in data 29 aprile 2016 nonostante lo stesso fosse da ritenersi strutturalmente inadeguato, anche in ragione delle intervenute modifiche della compagine societaria di Funivie del Mottarone (..) che avrebbero dovuto imporre di non assegnare l'incarico di direzione di esercizio a Enrico Perocchio, dipendente di Leitner".

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I fermi

Nerini, Perocchio e Tadini sono stati fermati dai pm nella notte tra il 25 e il 26 maggio ma il gip, ritenendo non ci fossero i presupposti per la misura cautelare (il pericolo di fuga), non ha convalidato il fermo: la sera del 29 maggio ha rimesso in libertà i primi due e ordinato gli arresti domiciliari solo per Tadini riconoscendo nei suoi confronti i gravi indizi in base alle prime testimonianze. Una decisione che, per una questione formale, ha aperto uno scontro tra toghe arrivato a fino al Csm, mentre il procedimento è stato riassegnato a un altro giudice. Qualche mese dopo il nuovo gip ha accolto la richiesta di incidente probatorio e nominato due collegi di periti per far luce sulle cause dell'incidente.

Le richieste di archiviazione

Nel contempo la Procura ha iscritto nel registro degli indagati altre 11 persone: Leitner con i suoi vertici, la società Ferrovie del Mottarone in qualità di ente e un gruppo di 6 tecnici. Per questi ultimi, dipendenti di aziende super specializzate che, in subappalto, si sono occupate dei controlli, la Procura di Verbania ha già formulato la richiesta di archiviazione. Lo si legge in una nota della procuratrice Olimpia Bossi. Si tratta di Rino Fanetti, che nel novembre 2016 ha eseguito la testa fusa relativa alla cabina poi precipitata, di Alessandro Rossi e Davide Moschitti di Sateco, di Federico Samonini, legale rappresentante della Scf Monterosa, di Fabrizio Pezzolo, rappresentante legale della Rvs, e del suo dipendente Davide Marchetto. 

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