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Novara, giornalista Trivulzio trovato morto dopo 7 mesi. Il nipote: “Mai un contatto”

Piemonte

Il corpo dell'uomo è stato rinvenuto in un appartamento del quartiere di Sant'Agabio. Aveva collaborato come free-lance con testate come L'Espresso, La Notte, Il Giorno, l'ANSA, il settimanale brianzolo Il Cittadino. I colleghi lo ricordano come un cavaliere solitario perennemente affamato di scoop

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È stato trovato morto dopo sette mesi, in un appartamento del quartiere di Sant'Agabio a Novara, Pier Attilio Trivulzio, giornalista milanese in pensione, di 83 anni. Il decesso, secondo i primi accertamenti, è avvenuto per cause naturali. I vigili del fuoco sono entrati nell'abitazione di corso Trieste, nella zona est della città, e hanno scoperto il corpo senza vita, ormai mummificato. Sul posto anche il personale della questura e il medico legale.

La vita solitaria di Trivulzio

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, anche il suo solo nipote, che vive in Spagna, non aveva contatti con lui. “Era mio zio, ma non ho mai avuto contatti né con lui né con la famiglia”, ha riferito l'uomo al quotidiano. Qualcuno fa riferimento anche a un figlio emigrato all’estero, forse a Londra. “Ne parlava senza fare il nome, nessuna foto – ha affermato Gianni Cattaneo, ex capo ufficio stampa dell’autodromo dove Trivulzio aveva a lungo lavorato, anche lui raggiunto dal Corriere della Sera – Tre anni fa, l’ultimo cenno di Pat. Diceva che soffriva di labirintite, che stava dalle parti di Fidenza insieme alla compagna, che voleva scrivere un libro”.

Chi era Pier Attilio Trivulzio, detto “Pat”

Nella città piemontese Trivulzio non aveva parenti o amici. Era invece molto conosciuto in Lombardia. Trivulzio aveva collaborato come free-lance con testate come L'Espresso, La Notte, Il Giorno, l'ANSA, il settimanale brianzolo Il Cittadino. I colleghi ricordano 'Pat' come un cavaliere solitario perennemente affamato di scoop: infaticabile, energico, determinato, talvolta poco oculato nella gestione di materiali scomodi o scottanti. Gli angoli oscuri degli anni di piombo e (in tempi più recenti) la 'ndrangheta erano stati i suoi terreni di caccia. L'altra sua grande passione era l'automobilismo, che fra i giornalisti gli aveva fatto guadagnare l'affettuoso soprannome di 'Pistone'. Aveva avuto un passato come pilota e all'autodromo di Monza - da cui mandava all'ANSA le sue corrispondenze ai tempi in cui si lavorava con i dimafonisti - era praticamente di casa. Nel 2000 affiancò il campione di rally Luciano Dal Ben nella battaglia per salvare dalla demolizione le due curve sopraelevate, scrivendo articoli e comunicati che resero virale la sua petizione. I conoscenti affermano che la sua attività di free-lance, nonostante la quantità di servizi che riusciva a produrre e a far pubblicare, lo avesse praticamente condannato a una cronica scarsità di denaro. A Novara, dopo tanta precarietà, aveva trovato un tetto e un rifugio, ma aveva dovuto lasciare in Lombardia le sue amicizie. Ed erano in tanti a chiedersi che fine avesse fatto.

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