Funivia Mottarone, consulente della Leitner: impossibile definire tempo rottura del cavo

Piemonte

Secondo il consulente, intervenuto in aula nel corso dell'ottava udienza dell'incidente probatorio, non è possibile datare il tempo intercorso tra la comparsa dei primi segni di degrado della fune e la sua rottura definitiva, avvenuta il 23 maggio del 2021. Ieri il tecnico nominato dalla difesa di Gabriele Tadini, caposervizio della funivia del Mottarone, aveva dichiarato che 13 mesi prima dell'incidente i danni erano già visibili

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È impossibile "ingegnerizzare il tempo di rottura della fune", cioè non è possibile datare con precisione il tempo intercorso tra la comparsa dei primi segni di degrado della fune traente dell'impianto del Mottarone e la sua rottura definitiva, avvenuta il 23 maggio del 2021. A sostenerlo è l'ingegnere Ferruccio Levi, consulente di parte dell'avvocato Paolo Corti, legale dei vertici della società altoatesina Leitner, intervenuto in aula questa mattina a Verbania nel corso dell'ottava udienza dell'incidente probatorio disposto per far luce sulle cause dello schianto, costato la vita a 14 persone. (L'INCIDENTE DELLA FUNIVIA DEL MOTTARONE)

I danni al cavo traente

Ieri, Andrea Gruttadauria, consulente della difesa di Gabriele Tadini, caposervizio della funivia del Mottarone, aveva dichiarato che 13 mesi prima dell'incidente i danni alla fune erano già visibili. Secondo Levi, la formula matematica utilizzata da Gruttadauria non è applicabile alle funi, perché riferita ad altri materiali. "Se così fosse - ha riportato l'avvocato di Leitner Corti - bisognerebbe riscrivere tutte le norme europee" in materia di funi.

Inspection of Carabinieri and Soccorso Alpino where the cable car accident  crashed in Mottarone Stresa, Milan, Italy, 26 May 2021. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

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Il sistema di sicurezza della funivia

I segnali che comparivano sullo schermo sul quale veniva visualizzato quanto registrato dalla scatola nera della funivia del Mottarone erano comprensibili, senza bisogno di andare a consultare l'apposito manuale, solamente da personale esperto. A sostenerlo è il professor Nello Balossino, docente di informatica all'università di Torino e consulente nominato dall'avvocato Alberto Mittone, legale di Leitner. Oggi, nel corso dell'incidente probatorio, replicando alle critiche mosse a Leitner a proposito del fatto che non ci fosse una documentazione sufficiente a far sì che, in caso di necessità, il gestore sapesse immediatamente decifrare i segnali e agire di conseguenza, Balossino ha fatto presente che "quando si mette un sistema informatico a disposizione di un utente, questi ha già acquisito abbastanza conoscenza, non è digiuno". "Non è che gli faccio vedere un'attività informatica e lui non sappia cosa fare - continua il consulente di Leitner - Quindi, a fronte di una segnalazione su un monitor non immediatamente comprensibile, è proprio l'esperienza del gestore che fa sì che si possa intervenire immediatamente. Se conosco gli argomenti, le attività e il modo di procedere, non ho bisogno di andare a vedere il manuale ma agisco di conseguenza e porto a termine le attività". Nel suo intervento Balossino ha ribadito che il sistema di sicurezza complessivo dell'impianto predisposto da Leitner era "idoneo, rispondente ai requisiti e in grado di garantire la sicurezza" di chi saliva sull'impianto perché, nel caso di segnali di pericolo, l'impianto si sarebbe bloccato. Nel caso di segnali "che non gravavano sulla sicurezza" dell'impianto, il sistema permetteva al gestore di risolverli, a patto di essere formato e sufficientemente esperto.

Chiuso l'incidente probatorio, parola ai pubblici ministeri

Con la chiusura dell'incidente probatorio, che ha messo in luce le cause della tragedia del Mottarone, ora la parola ritorna alla Procura di Verbania che dovrà valutare quanto emerso, eventualmente disponendo approfondimenti investigativi, e successivamente chiudere le indagini magari dopo una modifica del registro degli indagati, nel quale ora compaiono al momento 14 nomi, tra i quali quelli delle società Ferrovie del Mottarone e Leitner. "Siamo molto soddisfatti - ha commentato l'avvocato Emanuele Zanalda, legale della zia del piccolo Eitan, Aya Biran - perché il tema degli allarmi e del momento a cui risalgono i primi ammaloramenti della fune non modificano le cause, che rimangono la presenza dei forchettoni e la rottura della fune traente". Secondo l'avvocato Laura Bastia, rappresentante della famiglia di Roberta Pistolato, una delle vittime, "nonostante i tentativi di smontare" le perizie "i risultati dal punto di vista probatorio sono granitici". Per Fabrizio Ventimiglia, avvocato dell'unico sopravvissuto, "è triste e assurdo pensare che la vita di Eitan, un bambino di appena 5 anni all'epoca dei fatti (così come quella di tutte le altre vittime e dei familiari delle stesse), sia stata irrimediabilmente segnata a causa di comportamenti tenuti in sfregio a qualsivoglia normativa in materia di sicurezza". Oggi in aula è proseguita la discussione sui tempi di rottura della fune con il botta e risposta tra gli esperti nominati dalle difese. Ferruccio Levi, consulente della difesa dei vertici di Leitner, ha ribattuto ad Andrea Gruttadauria, consulente della difesa del caposervizio Gabriele Tadini, che ieri aveva dichiarato che già 13 mesi prima della rottura sarebbe stato possibile osservare i danni alla fune: "Troppe incertezze, dovute a una casistica troppo piccola, non consentono di valutare in maniera ingegneristica questo tempo e trarre conseguenze". Per Marcello Perillo, avvocato di Tadini, nel corso dell'incidente probatorio "si sono aperti scenari importanti" che riguardano il modo in cui si è svolta la manutenzione e che "sicuramente coinvolgono il mio assistito, ma anche tutta la filiera manutentiva, che già la perizia evidenziava avesse avuto carenze importanti". Tra gli aspetti emersi, il fatto che il patentino da caposervizio dello stesso Tadini fosse scaduto il 4 settembre del 2020, cioè più di otto mesi prima dell'incidente, e che lo stesso caposervizio non avesse ricevuto la formazione prevista.

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