Maxi processo Eternit a Novara, Presidenza Consiglio ministri si costituisce parte civile

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L’imputato, che non si è presentato in aula, è l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, chiamato a rispondere di omicidio con dolo per i morti provocati dall'amianto lavorato dalla multinazionale nello stabilimento di Casale Monferrato. L’associazione familiari vittime amianto: “Presenti nonostante tanti pugni nello stomaco”. Il processo si svolgerà a porte chiuse per Covid

Prende il via oggi a Novara il maxi-processo Eternit per i morti provocati dall'amianto lavorato dalla multinazionale nello stabilimento di Casale Monferrato (in provincia di Alessandria). L'imputato è l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, che non si è presentato in aula ed è chiamato a rispondere di omicidio con dolo. I casi conteggiati nel capo d'accusa sono oltre 350. La Presidenza del Consiglio dei ministri ha intanto depositato una costituzione di parte civile. In aula era presente il procuratore dello Stato, Emilio Barile La Raia. Il processo è stato aggiornato al 5 luglio. La prossima udienza sarà dedicata alla discussione delle "numerose" questioni preliminari annunciate dai difensori dell'imputato. 

Processo a porte chiuse per Covid

Il processo "Eternit bis" si svolge a porte chiuse per l'emergenza sanitaria ancora in atto (COVID: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEL CONTAGIO - I DATI DEI VACCINI IN ITALIA - LE PAROLE DI ALBERTO CIRIO). Lo ha deciso la Corte di assise di Novara. Nel corso della sua lunga ordinanza, il presidente ha osservato che sebbene "la situazione sia in via di miglioramento" per "effetto della campagna vaccinale" si rendono ancora necessarie delle precauzioni anche perché, fra l'altro, "nessun vaccino è efficace al 100%". La Corte ha sottolineato l'alto numero di persone che devono essere presenti tra magistrati, avvocati e forze dell'ordine. "Naturalmente - ha detto il presidente al termine della lettura dell'ordinanza - ci auguriamo che le cose migliorino con il tempo". Vista la "rilevanza pubblica" del processo Eternit "può essere consentita la presenza in aula di gIornalisti in misura non superiore a 15 unità", ha stabilito la Corte di Assise di Novara.

L’udienza

L'udienza della Corte d'Assise si è celebrata nella aula magna dell'Università del Piemonte Orientale. A coordinare l'afflusso di pubblico e persone offese sono intervenuti polizia e carabinieri. Sul posto anche il questore, Rosanna Lavezzaro.

Difensore Schmidheiny: “Porteremo nostro contributo con consueta serietà”

"Sarà un processo lungo e complesso nel quale porteremo il nostro contributo tecnico e giuridico con la consueta serietà". È quanto dichiara l'avvocato Guido Carlo Alleva, uno dei difensori dell'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny. In merito alle questioni che solleverà la difesa, Alleva si limita a dire che "saranno tante". Tra queste la richiesta di escludere la Presidenza del Consiglio dei ministri dal novero delle parti civili. L'avvocato Guido Carlo Alleva ha denunciato un vizio di forma (nell'atto di costituzione manca il nome del premier) e l'insufficienza delle ragioni portate a sostegno della domanda. Anche di altri enti e di numerose associazioni è stata chiesta l'estromissione. Il collega Alessio Di Amato ha anche proposto alla Corte d'assise di sollevare una questione di legittimità costituzionale di alcune norme che regolano l'ammissione, nei processi, di soggetti diversi dalle vittime dirette dei reati. I legali hanno inoltre preannunciato che potrebbero eccepire la poca accuratezza della traduzione in lingua tedesca di alcuni atti del procedimento.

Avvocato parte civile: “C’è volontà di ottenere giustizia con sentenza”

"C'è la volontà di ottenere giustizia attraverso una sentenza. Ma è anche una manifestazione di impegno civile. Oltre alle dolorose storie personali, si avverte la necessità di portare all'attenzione dello Stato una vicenda che non è ancora conclusa". Così, prima dell'inizio dell'udienza, uno dei numerosi avvocati di parte civile, Enrico Brunoldi, spiega le ragioni della presenza delle persone offese.

Familiari vittime: “Presenti nonostante pugni nello stomaco”

"Abbiamo il dovere di essere presenti nonostante i tanti pugni presi nello stomaco. Non avremo giustizia fino a quando una sentenza non dirà che queste cose non si dovevano fare e non si dovranno più fare". Lo ha detto Bruno Pesce dell'Afeva, l'associazione familiari vittime amianto.

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