Incidente funivia Mottarone-Stresa, Tadini pronto ad ammettere le responsabilità

Piemonte

"Ho corso il rischio ma l'ultima cosa al mondo che pensavo è che si potesse rompere il cavo traente", avrebbe detto in carcere in un colloquio con il suo legale il responsabile del servizio della funivia

Gabriele Tadini, responsabile del servizio della funivia del Mottarone, è pronto ad ammettere domani davanti al gip di Verbania di aver disattivato il sistema frenante con la scelta di inserire i forchettoni per evitare il blocco della cabina (FOTO - LE VITTIME - I PRECEDENTI). "Ho corso il rischio ma l'ultima cosa al mondo che pensavo è che si potesse rompere il cavo traente", avrebbe detto in carcere in un colloquio oggi col suo legale Marcello Perillo. "È pentito", ha aggiunto il difensore preannunciando che chiederà i domiciliari. 

Le parole dell'avvocato di Tadini

Il legale, dopo il colloquio di oggi in carcere per preparare l'interrogatorio di domani, ha spiegato che Tadini gli ha detto che aveva fatto anche "delle prove" nel periodo Covid, aveva "messo questi "forchettoni" un paio di volte, poi li ha tolti, molto spesso con la cabina vuota. Faceva delle prove perché c'erano questi rumori quando faceva queste prove che non lo convincevano". E ancora: "Ci sono stati due interventi di una ditta specializzata che non ha risolto questo problema". Ovvero quello delle anomalie al sistema frenante che bloccavano la funivia, un problema che c'era da "40 giorni". "Era un problema aperto non ancora risolto - ha detto il legale - Una ditta era intervenuta e si era ripresentato il problema, era intervenuta ancora e si è riproposto il problema. Ha corso un rischio, ma mi ha detto che l'ultima cosa al mondo che aveva pensato era che si potesse rompere il cavo traente". Ovviamente Tadini ha detto che "non era sereno quando metteva questi forchettoni", ma non riesce a spiegarsi il problema della fune, potrebbero esserci "varie ipotesi", come anche "un fulmine", un problema comunque slegato per Tadini dal malfunzionamento ai freni. E se Tadini è pronto a ripetere ciò che ha detto ai pm prima del fermo, il suo legale ha chiarito che "noi non faremo chiamate in correità", ossia la difesa contesterà le esigenze cautelari e chiederà domiciliari ma non parlerà di altre posizioni. Anche l'avvocato Pasquale Pantano è andato a trovare Luigi Nerini in carcere e, uscendo, non ha voluto parlare se non precisare che il gestore della funivia non ha mai reso un verbale ai pm.

L'incidente e le indagini

Sono 14 le persone che hanno perso la vita nell'incidente avvenuto domenica scorsa. Sull'accaduto proseguono le indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Verbania. Sarebbero due le categorie di possibili cause della rottura del cavo traente che ha provocato l'incidente: la ridotta resistenza oppure la sollecitazione eccessiva. I primi indizi arriveranno dall'esame delle estremità rotte. Sotto la lente della procura anche le ditte che si occupavano della manutenzione dell'impianto e che hanno effettuato i controlli. Il perito nominato dai magistrati ha cominciato i rilievi sul campo ed è stata sequestrata la scatola nera. Oltre a quello di Tadini, per domani sono previsti anche gli interrogatori di garanzia di Luigi Nenni, proprietario di Ferrovie del Mottarone, e del direttore dell'esercizio Enrico Perocchio.

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