Sentenza piazza San Carlo, per gup Appendino "imprudente e negligente"

Piemonte

Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui la prima cittadina è stata condannata a 18 mesi di reclusione lo scorso gennaio

"Un approccio frettoloso, imprudente e negligente". Così il tribunale di Torino definisce l'operato della sindaca Chiara Appendino in relazione ai fatti di Piazza San Carlo (COSA È SUCCESSO - FOTO COMMEMORAZIONE - VIDEO) il 3 giugno 2017, quando, durante la proiezione su maxi schermo della finale di Champions Juve-Real, delle ondate di panico tra la folla provocarono 1.600 feriti e, più tardi, la morte di due donne. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui la prima cittadina è stata condannata a 18 mesi di reclusione lo scorso gennaio. 

Le parole del gup

Secondo il gup Maria Francesca Abenavoli, la sindaca ha "commissionato" l'evento in piazza e poi si sarebbe disinteressata "di tutti gli aspetti operativi"; le scelte dell'amministrazione hanno però consegnato agli organizzatori una "traccia troppo rigida" entro cui lavorare. La responsabilità della sindaca, si ricava dalla sentenza, deriva anche da un decreto legislativo del 2000 che attribuisce ai primi cittadini funzione di tutela della incolumità pubblica. Secondo Abenavoli c'era poco tempo e c'erano pochi soldi da investire. Appendino si affidò a Paolo Giordana, suo capo di gabinetto (anche lui condannato a 18 mesi), e la sua fiducia - scrive il gup - "non fu ben riposta". Comunque si trattò di una "colpa collettiva e condivisa". Con Appendino e Giordana sono stati condannati alla stessa pena l'allora questore Angelo Sanna; Maurizio Montagnese, presidente dell'agenzia turistica Turismo Torino, ed Enrico Bertoletti, professionista che si occupò di una parte della progettazione. Altri nove imputati sono processati in questi giorni con il rito ordinario.

La difesa: "Caduti molti profili d'accusa"

"Nella sentenza l'aspetto confortante è che trovino accoglimento molte considerazioni svolte dalla difesa - commentano gli avvocati Luigi Chiappero ed Enrico Cairo, difensori di Chiara Appendino -. Il Giudice ritiene insussistenti numerosi profili di colpa contestati alla sindaca, con particolare riferimento agli aspetti connessi ai procedimenti autorizzativi che hanno consentito la proiezione della partita". "Nella sentenza - osservano - si legge come non fosse l'organo apicale del Comune a dover vigilare sull'osservanza delle prescrizioni imposte dalla Commissione Provinciale di Vigilanza. Restiamo convinti che, allo stesso modo, non spettasse alla prima cittadina seguire, anche sotto il profilo tecnico, l'evoluzione organizzativa dell'evento e i relativi aspetti meramente operativi. Sarà uno degli aspetti fondanti l'atto d'appello, con il quale chiederemo la piena assoluzione".

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