Il documento prevede l'obbligo dell'interruzione di gravidanza in ambito ospedaliero, ma non vieta la possibilità che avvenga in day hospital e stabilisce che le modalità del ricovero siano valutate dal medico e dalla direzione sanitaria
Prevede il divieto di aborto farmacologico direttamente nei consultori, riservando l'attuazione dell'interruzione di gravidanza al solo ambito ospedaliero, la circolare indirizzata ad Asl ed Aso dalla Regione Piemonte, che conferma così la propria contrarietà alle linee di indirizzo emanate lo scorso agosto dal ministero della Salute. Il documento, che prevede anche l'attivazione di sportelli informativi, affida le modalità del ricovero alla scelta del medico e della direzione sanitaria. Il riferimento è alla legge 194/1978, a garanzia della "piena libertà di scelta della donna - sostiene la Regione - e del perseguimento di pratiche abortive rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna".
Frediani (M5S): “Valutiamo ricorso al Tar contro la Regione”
"Il blitz antiabortista della Regione Piemonte presenta evidenti profili di illegittimità. Valuteremo tutte le strade percorribili affinché l'applicazione della legge italiana in materia di interruzione volontaria di gravidanza venga garantita anche in Piemonte, compreso il ricorso alle autorità competenti in materia di giustizia amministrativa", si legge in una nota della consigliera regionale Francesca Frediani (M5S). "In un momento di grave sofferenza della sanità italiana e piemontese, in cui l'intero settore si prepara a fronteggiare la seconda ondata pandemica, è grave che la Giunta piemontese pensi a come limitare i diritti delle donne - aggiunge l'esponente pentastellata - Un'operazione chiaramente politica. Da una parte l'assessore Marrone (FdI) strizza l'occhio agli estremisti cattolici, dall'altra il presidente Cirio benedice questa manovra, probabilmente per agevolare il proprio passaggio tra le fila del partito di Giorgia Meloni. Nel frattempo l'assessore alla sanità Icardi tace e si chiude in un silenzio imbarazzante ed avalla questa decisione senza nemmeno averla spiegata in Commissione sanità (come richiesto da settimane). Le donne piemontesi non meritano tutto questo. Ci opporremo in ogni sede", ha affermato Frediani.
Rossomando: “Circolare del Piemonte è un passo indietro”
La circolare della Regione Piemonte sull'aborto farmacologico "rappresenta un passo indietro sul fronte della maternità consapevole e della tutela della salute delle donne e crea una disparità rispetto alle altre regioni italiane. I consultori come servizi di prevenzione per la salute delle donne e di accompagnamento alla maternità consapevole e alla autodeterminazione, vengono depotenziati in nome di una battaglia ideologica ed elettorale, condotta sulla pelle delle donne", scrive, su Facebook la vicepresidente del Senato e senatrice Pd, Anna Rossomando. "La circolare - prosegue Rossomando - prevede inoltre la presenza di sportelli di associazioni pro vita negli ospedali. Quale sia la funzione di questi sportelli risulta incomprensibile e sembra più che altro una bandiera politica voluta dall'assessore Marrone. Per questi motivi ci batteremo per la modifica dell'atto della Regione Piemonte".
Marrone: “Anche le altre regioni seguano il Piemonte”
"Questa circolare avrà grosso impatto e auspico che anche altre regioni abbiano coraggio, prendano esempio e rivendichino una competenza regionale su un tema come questo". Si dice "molto soddisfatto" l'assessore agli Affari Legali della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, per le decisioni prese in materia di aborto farmacologico. "Sono passati punti importanti - spiega - di quelle che erano le criticità sollevate rispetto al ruolo dei consultori che oggi conferiamo come luoghi di assistenza e approfondimento e non di esecuzione dell'interruzione di gravidanza, ribadendo il valore della legge 194 e a tutela della libertà vera di scelta". Soddisfazione anche per "il fatto che si consente al volontariato pro vita di aprire sportelli informativi negli ospedali per offrire un sostegno alle donne che ne sentono bisogno, soprattutto nei casi in cui le fragilità sociali ed economiche sono alla base della scelta dell'aborto. Per quel che riguarda il day hospital, pur non essendo la proposta che avevamo avanzato, la scelta è comunque soddisfacente. Le modalità di ricovero - osserva - sono una scelta clinica che non si può definire a priori uguale per tutte le pazienti e il fatto che ora si responsabilizza il medico e la direzione sanitaria è un ottimo risultato nella giusta ottica di tutela della salute della donna rispetto alle tifoserie". Infine l'assessore si dice soddisfatto che "alla fine il centrodestra si sia dimostrato compatto. Si vede - conclude - che serviva solo un confronto approfondito che, in effetti, è stato molto utile".