Incendio ThyssenKrupp, pg Torino: “Imminente esecuzione della pena per i manager tedeschi”
PiemonteHarald Espenhahn e Gerald Priegnitz, accusati di omicidio colposo e incendio doloso per negligenza per il rogo avvenuto il 6 dicembre 2007 a Torino in cui persero la vita 7 operai, sono stati condannati a 5 anni di carcere
L'esecuzione della pena per Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due manager tedeschi imputati in Italia per l'incendio alla ThyssenKrupp (avvenuto a Torino il 6 dicembre 2007 e in cui morirono sette operai) "è imminente" e si tratterà di "carcere". Lo ha detto Francesco Saluzzo, procuratore generale del Piemonte, alla luce di una comunicazione ricevuta da Eurojust. L'emergenza sanitaria, scattata a marzo anche in Germania, aveva però rallentato il procedimento (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI).
La condanna e il ricorso rigettato
Con una sentenza del tribunale di Hamm, Renania-Vestfalia, in Germania, lo scorso 23 gennaio era stato rigettato il ricorso presentato dai due dirigenti (tra cui l'ex numero uno della Thyssen in Italia) sulla pena a cinque anni di carcere per omicidio colposo e incendio doloso per negligenza. I due manager erano stati condannati nel nostro Paese nel 2016, rispettivamente a 9 anni e 8 mesi e 6 anni e 10 mesi. Tuttavia, il tribunale tedesco di Essen aveva stabilito che le sentenze erano effettive, ma che le condanne dovevano essere emesse con il diritto tedesco, che, per quel tipo di imputazione, prevede appunto un massimo di cinque anni (I COMMENTI ALLA SENTENZA DI APPENDINO E BONAFEDE).
Boccuzzi: "Ferita aperta ma forse si vede fine"
"Finalmente una buona notizia. Da una parte il no alla semilibertà, dall'altra, forse, la fine di una vicenda che dura 12 anni e mezzo". Lo sostiene Antonio Boccuzzi, ex deputato e unico sopravvissuto al rogo della Thyssen. "È una ferita che oltre a non chiudersi si infetta continuamente. Vedere queste persone condannate condurre la loro vita normale, dà un senso di ingiustizia profonda - aggiunge Boccuzzi, contattato telefonicamente all'ANSA -. Assurdo è l'aggettivo giusto per questa vicenda".
La madre di una vittima: "Li vogliamo vedere in carcere"
"La giustizia che volevamo noi non è questa, la vera giustizia ce la darà Dio". Lo ha dichiarato telefonicamente all'Ansa Rosina Platì, mamma di Giuseppe De Masi, uno dei sette operai morti nel rogo della Thyssen: "Li vogliamo vedere in carcere davvero. Troppe volte ci hanno dato questa notizia e non sono mai entrati. Intanto scontino la pena loro inflitta. La vita dei nostri ragazzi non vale pochi anni di carcere, sono ancora arrabbiata".