Torino, tentò di sgozzare la compagna: è sedato e non risponde a gip
PiemonteNon ha potuto rispondere alle domande durante l'udienza di convalida perché è sotto trattamento farmacologico dopo il tentativo di suicidio del 20 ottobre
Mohamed Safi, il 36enne arrestato a Torino con l'accusa di aver cercato di sgozzare con un coccio di bottiglia la fidanzata, non ha potuto rispondere alle domande del gip durante l'udienza di convalida perché sotto trattamento farmacologico dopo il tentativo di suicidio di ieri. L'uomo è ricoverato nel reparto detenuti dell'ospedale Molinette, non ha potuto rispondere alle domande del gip perché sotto trattamento farmacologico dopo il tentativo di suicidio di ieri. La procura ha chiesto un ordine di custodia cautelare per tentato omicidio.
L'aggressione
La loro relazione era iniziata circa sei mesi fa, ma la donna voleva chiudere la storia perché aveva scoperto su internet i precedenti del 36enne. I due si sono incontrati il 18 ottobre nel quartiere Barriera di Milano e sono saliti su un tram della linea 4 per andare a casa della donna. Una volta scesi dal mezzo, l'uomo l'ha gettata a terra e si è avventato sulla compagna con una bottiglia di vetro, cercando di sgozzarla, davanti ai passanti presenti che hanno chiesto aiuto e chiamato i soccorsi. Il 36enne ha cercato di scappare, ma è stato fermato in via Leini dalla polizia, che nel frattempo aveva circondato la zona. L'uomo, che lavorava in un bistrot di una cooperativa sociale di Grugliasco (Torino), era stato ammesso due anni fa al lavoro esterno (come previsto dall'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario) e sarebbe dovuto rientrare in carcere alle 2 di notte.
L'assassinio della fidanzata
Il 9 giugno 2008, l'uomo aveva ucciso a Bergamo la sua fidanzata dell'epoca, Alessandra Mainolfi, pugnalandola al petto e poi aveva chiamato le forze dell'ordine dicendo "ho ucciso il mio amore". A seguito dell'omicidio Safi è stato condannato a 12 anni di reclusione (il pm aveva chiesto 15 anni). L'uomo era stato detenuto anche nel carcere di Alessandria, dove lavorava nel panificio interno alla casa circondariale. Avrebbe finito di scontare la sua condanna nel 2020