Busta sospetta alla Lavazza, “soldi o inquiniamo il caffè”. Pista anarchica sembra esclusa

Piemonte
Foto di archivio (LaPresse)

La polvere verde non è radioattiva e non è trasmissibile per via aerea o per contatto. Nel messaggio trovato dentro il plico gli autori del gesto si sono presentati come "uomini d'affari"

Non è radioattiva e non è trasmissibile per via aerea o per contatto la sostanza contenuta nella busta sospetta arrivata al quartiere generale della Lavazza a Torino. È emerso dai primi accertamenti effettuati dall'istituto Zooprofilattico di Torino sulla polvere verde che è stata trovata dentro al plico. Nei prossimi giorni verranno effettuate ulteriori analisi, per chiarire di che sostanza si tratta. Dopo la scoperta della busta i sette dipendenti dell'ufficio postale della Lavazza sono stati tenuti in isolamento per tutta la giornata e sono rientrati a casa in serata. Nei giorni scorsi si sono verificati episodi simili con plichi sospetti recapitati ad aziende come la Ferrero, Illy e Vergnano, oltre che alla sindaca di Torino Chiara Appendino e all'esponente della Lega Alessandro Sciretti.

Minacce anche a Ferrero, Vergnano e Illy

Buste sospette provenienti dal Belgio sono state recapitate il 5 aprile anche alla Ferrero, la multinazionale della Nutella che ha sede ad Alba, e alla Illy. Sempre con la stessa minaccia: "Avveleneremo i vostri prodotti, se non ci pagate". Un copione già visto alla Caffè Vergnano, dove la busta sospetta con la richiesta dei soldi, da versare "entro il 20 maggio" su un conto elettronico di Bitcoin, era arrivata il giorno prima.

Busta spedita dal Belgio

Secondo i primi accertamenti, la busta sospetta recapitata alla Nuvola, il nuovo quartier generale della Lavazza, sarebbe stata spedita dal Belgio e non si tratterebbe di un plico analogo a quello indirizzato alla sindaca di Torino, Chiara Appendino, e al capogruppo della Lega alla Circoscrizione 6, Alessandro Sciretti. All'interno è stata trovata una lettera scritta in inglese in cui sono stati chiesti 300 mila euro per non avvelenare il caffè. Gli investigatori stanno valutando tutte le ipotesi, ma, al momento, sembrano escludere la pista anarchica.

Il testo del messaggio contenuto nella busta

"Cosa vogliamo? Come voi, soldi...Vogliamo 300mila euro". Sono le parole scritte nella lettera, scritta in inglese al computer su un foglio A4, contenuta nella busta sospetta. "In questa busta - si legge - troverete oleandrina, un tipo di veleno molto pericoloso. Se lo fate analizzare, vedrete che non è uno scherzo. Non vi fate ingannare dall'aspetto: diluito o meno, il veleno è molto efficiente. Come saprete - prosegue la lettera - è molto semplice introdurre un po' di veleno, in polvere o liquido, in uno dei vostri prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Riuscite ad immaginare gli effetti disastrosi, per l'immagine della vostra compagnia, se i clienti iniziassero a morire avvelenati. Quindi, pensateci. Qual è il vostro vantaggio? O perdete 300 mila euro (e per voi non è nulla) o perdete irrimediabilmente la vostra reputazione?". Gli autori della lettera si definiscono "persone serie. Non siamo terroristi, malati di mente - scrivono - ma uomini d'affari".

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