Viaggio in Giappone, nuovo "eldorado" per le startup

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Damiano Crognali

Siamo volati allora in Giappone per vedere a che punto è la scena delle startup, non solo nella capitale, ma anche nelle aree più remote

Il Giappone non è mai stato un paese per startup ma le cose stanno cambiando. Il premier giapponese Fumio Kishida ha promesso sostegno, aumentando gli investimenti. Le grandi aziende che ora guidano l'economia giapponese erano le startup del dopoguerra, aveva fatto notare Kishida, invitando a decuplicare le startup tecnologiche per il rilancio dell’economia nazionale.

Viaggio tra le startup di Tokyo

All'Università di Tokyo la Someya Group ha sviluppato la e-skin, una pelle elettronica ultrasottile, indossabile, in grado di rilevare battito cardiaco e il movimento muscolare, con trasmettitore wireless per inviare i dati ad uno smartphone. Pensata per l'assistenza sanitaria a distanza della popolazione sempre più anziana, sta per essere sviluppata per i Robot, perché "la sensibilità data dalla pelle è l’unica cosa che i robot ancora non hanno - ci dice Takao Someya, vice presidente dell'Università di Tokyo, e ideatore della e-skin -. Per questo motivo cerchiamo di sviluppare dei sensori, simili a quelli della pelle, che possano essere attaccati sulla superficie dei robot". L'Università di Tokyo sta promuovendo programmi per l'imprenditorialità, che vanno dalla gestione finanziaria alla tecnologia, con la possibilità di accedere alla mentorship di esperti, che li aiutano nella costruzione di un progetto in grado di raccogliere fondi. "Oggi le difficoltà che una volta si incontravano nel creare una startup - ci dice ancora il professor Someya - sono molto ridotte". La stessa Università di Tokyo interviene dopo il lancio della startup per supportare i progetti più interessanti, anche con investimenti. Un sistema che si è ormai consolidato, sono state 500 le startup incubate dall'Università di Tokyo e 26 hanno raggiunto l'IPO, e l'obiettivo su input del governo è quello di decuplicare gli investimenti nelle startup.

All'Università di Tokyo la Someya Group ha sviluppato la e-skin
All'Università di Tokyo la Someya Group ha sviluppato la e-skin

Non solo Tokyo, ecco cosa accade in periferia

E ciò non avviene solo nella capitale, ma anche nelle zone periferiche del paese la mentalità sta cambiando significativamente. In Hokkaido, l'isola più a nord e la maggiore produttrice agricola del paese, il mondo delle startup è molto dinamico. La città di Sapporo, capoluogo dell'Hokkaido, insieme al governo locale e alle principali banche, ha lanciato un programma per posizionare la città come centro internazionale dell'eco-finanza tecnologica. Tre i settori trainanti, sui quali il governo sta investendo: quello aerospaziale, l'agritech e la green transformation, ci segnala Yamato Nakamoto, a capo di Startup City Sapporo, che ha un programma che supporta le industrie operanti in questi settori, non solo locali, ma anche quelle internazionali.

 

L'Ente supporta con la copertura dei costi iniziali e con l'introduzione e la facilitazione di contatti sul territorio, con altri grandi enti o aziende locali, e con un programma di accelerazione e mentorship. Tra i progetti più interessanti c'è Vegetable bus è una piattaforma di e-commerce per l'acquisto di prodotti agricoli in cui si può inviare l'ordine direttamente agli agricoltori sul territorio e un network di autobus distribuisce poi l'ordine dal produttore al consumatore. La startup nata nella prefettura di Shizuoka, ha avviato le proprie operazioni a Sapporo grazie al sostegno di Hokkaido Coca-Cola.

 

E sull'esempio di quelli che hanno già avuto successo, sempre più giovani avviano la propria startup. Floatmeal, di una giovane studentessa dell'Università dell'Hokkaido, affronta invece la sicurezza alimentare e il cambiamento climatico attraverso la produzione sostenibile, sviluppando tecnologie per coltivare wolfia, un vegetale ricco di proteine.

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