Twitter si scusa per aver usato i dati personali per scopi pubblicitari
TecnologiaIl social ammette di aver utilizzato inavvertitamente i numeri di telefono e gli indirizzi email degli utenti, forniti per motivi di sicurezza, per fini promozionali
Twitter ammette di aver utilizzato inavvertitamente i numeri di telefono e gli indirizzi email degli utenti, forniti per motivi di sicurezza, per scopi pubblicitari e chiede scusa per l’errore. “Gli indirizzi email e i numeri di telefono forniti per scopi di sicurezza potrebbero essere stati usati accidentalmente per fini pubblicitari”, ammette la piattaforma in una dichiarazione ufficiale. “È stato un errore e ci scusiamo”. Il social afferma di non sapere con certezza quante persone siano state coinvolte in questo ‘malinteso’ e di aver ovviato al problema a metà settembre. “Siamo dispiaciuti per quel che è successo e ci stiamo attrezzando per impedire che possa ripetersi in futuro”, assicura Twitter. Inoltre, il social conferma di non aver mai condiviso le informazioni personali degli utenti con i propri partner o con le terze parti.
Disattivati i tweet via sms
Alla fine di agosto, il profilo di Jack Dorsey, Ceo e fondatore di Twitter, è stato hackerato. Nei giorni successivi la piattaforma ha scoperto che gli hacker sono riusciti a mettere le mani sul numero di telefono dell’amministratore delegato e hanno utilizzato la funzione che consente di pubblicare i tweet tramite sms per scrivere vari post offensivi, compresi messaggi antisemiti. Per proteggere gli utenti, Twitter ha quindi preso la decisione di sospendere temporaneamente il servizio, garantendo che sarà riattivato “nei mercati che dipendono dagli sms per una comunicazione affidabile”.
La lotta alle fake news
Oltre a tutelare la privacy degli utenti, Twitter si impegna anche a contrastare la disinformazione. La piattaforma ha recentemente reso noto di aver rimosso 10.112 account che diffondevano fake news negli Emirati Arabi Uniti, in Egitto, in Arabia Saudita, in Spagna, in Ecuador e in Cina. Questo annuncio è arrivato a quasi un anno di distanza dalla pubblicazione del primo archivio di operazioni di informazioni sostenute dallo stato e dall’inizio delle indagini volte all’identificazione e alla rimozione dei profili che condividono notizie false.