Inchiesta Nyt, Facebook: “Nessuna terza parte poteva leggere messaggi”
TecnologiaDopo gli iniziali chiarimenti forniti in risposta alle ultime accuse mosse dal quotidiano, Facebook ha diffuso ulteriori dettagli riguardanti le sue partnership con i big della tecnologia
Facebook fornisce nuovi chiarimenti in seguito all’ultima inchiesta del New York Times, che qualche giorno fa ha accusato il social network di aver permesso alle grandi compagnie tecnologiche (Apple, Amazon, Microsoft e molte altre) di accedere in modo molto intrusivo ai dati degli utenti, in particolare ai loro messaggi privati. La società di Mark Zuckerberg ci tiene a sottolineare che Spotify, Netflix, Dropbox e Bank of Canada, aziende con le quali Menlo Park aveva stretto accordi commerciali, erano a conoscenza dell’integrazione del servizio di messaggistica di Facebook nelle loro applicazioni, motivo per il quale era necessario il consenso degli utenti prima di poter utilizzare la funzione.
Funzioni sperimentali e chiuse da tre anni
Con un post pubblicato sulla ‘newsroom’ ufficiale, Facebook ha voluto fornire ulteriori dettagli riguardanti le sue partnership con i big del settore tecnologico per quanto riguarda l’integrazione delle sue chat nelle app delle altre società. Dopo le iniziali delucidazioni, il social network ha specificato che "nessuna terza parte poteva leggere i messaggi privati degli utenti senza permesso. Queste funzioni erano sperimentali e sono stati chiuse da circa tre anni. Abbiamo lavorato a stretto contatto con quattro partner per integrare le funzionalità di messaggistica nei loro prodotti in modo che le persone potessero inviare messaggi ai loro amici di Facebook. Queste partnership - ha concluso - sono state concordate tramite ampie negoziazioni e documentazione”.
L’accusa del Nyt
Dopo lo scandalo Cambridge Analytica e Russagate, Facebook finisce nuovamente sotto la lente d’ingrandimento del New York Times. L’ultima indagine del quotidiano newyorkese punta ancora il dito contro la fuga dei dati sensibili delle persone iscritte alla piattaforma, sostenendo che il social avrebbe consentito ad alcune società di “leggere, scrivere e cancellare i messaggi privati degli utenti. Privilegi che sembrano andare oltre quanto necessario alle compagnie per integrare Facebook nei loro sistemi”.
Non si è fatta attendere la replica da parte della compagnia di Zuckerberg, che ha voluto subito chiarire come nessuna partnership abbia mai “dato alle aziende l'accesso alle informazioni senza il permesso degli utenti”.