Somministrazione di manodopera robotica: futuro o destino?

Il mondo del lavoro è chiamato a confrontarsi con una realtà ineluttabile che spinge alla porta. L’attuale rivoluzione tecnologica ha superato la soglia della semplice automazione industriale per inaugurare scenari che appartenevano all’immaginazione e alla fantascienza. Robot collaborativi, sistemi di intelligenza artificiale progredita, agenti gestionali artificiali, piattaforme di logistica automatizzata possono provocare una profonda trasformazione del concetto tradizionale di forza lavoro. Ci attende un futuro di “complementarietà” nel quale uomo e macchine possono convivere in un ecosistema produttivo integrato o stiamo rischiando un destino irreversibile che provoca la graduale espulsione del lavoro umano, in ambiti e settori caratterizzati da mansioni ripetitive e di basso contenuto specialistico, come i servizi di logistica, pulizia industriale, manutenzione e multiservizi? Tradizionalmente, il termine somministrazione di manodopera è legato al lavoro umano, regolato in Italia dal D. Lgs. 81/2015 e dalla disciplina dei contratti di lavoro interinale . Il fenomeno del “noleggio” di robot industriali e sistemi automatizzati, con formule contrattuali che richiamano, per analogia, la somministrazione di personale è oggi in fase di progressiva sperimentazione e lascia intendere che si affermerà in modo risoluto e versatile: la macchina non viene acquistata, ma fornita da un’impresa specializzata che ne garantisce manutenzione, aggiornamento del software e sostituzione. Questo nuovo modello, che possiamo definire manodopera robotica, inizia ad affiorare nella logistica avanzata, nelle catene di distribuzione, nei magazzini automatizzati e nella sanificazione industriale, portando con sé implicazioni travolgenti: non solo riduzione dei costi per l’azienda utilizzatrice, ma anche trasformazione profonda del mercato del lavoro, soprattutto per i lavoratori meno qualificati. Il dilemma che diventa cruciale è se la tecnologia robotica potrà affiancare l’uomo, liberandolo da mansioni ripetitive e usuranti, oppure provocherà un processo di pericolosa sostituzione integrale, con conseguenze gravissime in termini di occupazione umana. Un primo auspicabile scenario vedrebbe una situazione di sintonica “complementarietà”: robot e IA svolgono compiti ripetitivi, lasciando all’uomo attività di supervisione, controllo, responsabilità e problem solving. In questo caso si potrebbe aprire una interessante prospettiva verso nuove forme di riqualificazione professionale, mantenendo un certo livello di occupazione con la garanzia di una maggiore sicurezza sul lavoro. Il secondo scenario è quello di una possibile insidiosa sostituzione integrale in cui intere fasi e processi produttivi di beni e servizi saranno governati da macchine e software. Le conseguenze in questo caso saranno gravi e preoccupanti: perdita irreversibile di posti di lavoro, crescente divario sociale, riduzione della coesione economica e territoriale. La manodopera robotica può rappresentare per le imprese, un’occasione di efficienza e profitto senza precedenti: taglio dei costi fissi, flessibilità estrema, totale scalabilità ed eliminazione di rischi legali . I rischi sistemici di questo modello governato da una robotica sostitutiva sono rappresentati da effetti sociali ed economici devastanti, perché potranno tendere a garantire la concentrazione della ricchezza in poche aziende tecnologiche e multinazionali, provocando la desertificazione occupazionale nelle aree periferiche con il progressivo indebolimento del potere contrattuale dei lavoratori e la prepotente dipendenza tecnologica da pochi fornitori globali di robotica e AI. Evitare un destino di sostituzione totale della manodopera umana è possibile a condizione di coordinare interventi mirati su più livelli: - incentivi per le aziende che mantengono una quota essenziale di occupazione umana; impiego di fondi per la riqualificazione professionale e norme che disciplinano la “somministrazione di robot” non solo sul piano quantitativo ma anche su quello della necessaria “complementarietà” con le risorse umane; - pianificazione di modelli strutturati di cogestione e di collaborazione uomo-macchina affidando alla contrattazione collettiva il ruolo di disciplinare aspetti regolamentari fondamentali per garantire la centralità del lavoro umano; - adozione di piani di formazione obbligatoria per avviare processi rapidi di trasformazione delle competenze dei lavoratori non qualificati in tecnici di robotica e logistica digitale, secondo vari livelli di preparazione e di organizzazione del lavoro. Siamo ancora in grado di governare il futuro del lavoro costruendo una nuova prospettiva di innovazione e tutela sociale, a condizione di adottare senza ritardo interventi rigorosi e responsabili. Possiamo ancora evitare la desertificazione del lavoro umano in nome del valore assoluto del profitto affidando, grazie ad una sapiente guida normativa e regolamentare, le redini del nuovo ecosistema produttivo alla intelligenza dell’uomo e ai suoi valori di responsabilità democratica. La somministrazione di manodopera robotica non è soltanto un tema tecnico o economico, ma una questione di civiltà. Siamo ancora in tempo per decidere il futuro auspicato da tutti: un futuro che affida le chiavi di controllo del nuovo sistema nelle mani della persona umana.

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Giovanni Reho