ChatGPT e la modalità studio, il tutor virtuale per cambiare metodo

Negli ultimi due anni ChatGPT è stato adottato da milioni di studenti in tutto il mondo, spesso però come semplice strumento per ottenere risposte già pronte. Per fare i compiti, preparare tesine e documenti, fare riassunti e, insomma, proprio per evitare di studiare. Una dinamica che ha sollevato preoccupazioni nelle scuole e nelle università, impensierite che l’IA alimenti la pigrizia intellettuale appaltando completamente ai chatbot ogni esercizio di studio, specie scritto. Con Study Mode, in italiano modalità studio, disponibile dal 29 luglio per tutti gli utenti - dai piani gratuiti a quelli Pro e Team, e presto anche in ChatGPT Edu - OpenAI prova come altri sviluppatori a rispondere a queste critiche, trasformando il chatbot in un tutor virtuale, progettato per supportare lo studio senza sostituirlo. Come funziona la nuova modalità Attivando Study Mode, ChatGPT non fornisce più una soluzione immediata ma costruisce un percorso guidato. L’assistente chiede infatti informazioni sul livello dello studente e sull’obiettivo da raggiungere, suddivide i concetti in blocchi comprensibili e utilizza domande dall’approccio socratico per stimolare il ragionamento. Propone esempi, quiz e brevi esercizi per verificare la comprensione e, in caso di errore, spiega passo passo come arrivare alla risposta corretta. Le spiegazioni si adattano progressivamente alle conoscenze e ai progressi dell’utente, sfruttando le memorie personalizzate per ricordare preferenze e difficoltà incontrate. Fino, naturalmente, al risultato desiderato che comunque in qualche modo arriva. “In pratica, la modalità studio è basata su istruzioni di sistema personalizzate che abbiamo scritto in collaborazione con insegnanti, scienziati ed esperti di pedagogia per riflettere una serie di comportamenti fondamentali che supportano un apprendimento più profondo, tra cui: incoraggiare la partecipazione attiva, gestire il carico cognitivo, sviluppare in modo proattivo la metacognizione e l'autoriflessione, promuovere la curiosità e fornire un feedback concreto e di sostegno – si legge nel post ufficiale di lancio - questi comportamenti si basano su ricerche di lunga data nel campo dell'apprendimento e determinano il modo in cui la modalità studio risponde agli studenti”. Il precedente di Claude e la corsa delle Big Tech L’arrivo di Study Mode non avviene in un vuoto competitivo. Anthropic, la startup rivale sostenuta da Google, aveva già introdotto un’idea simile con Claude e la sua Learning mode introdotta ad aprile. OpenAI, con la sua nuova modalità, punta però a un approccio più strutturato, che combina la personalizzazione con un flusso di studio graduale, per ridurre il rischio che l’intelligenza artificiale venga usata come scorciatoia fissa e ineludibile di compiti ed esercizi casalinghi. La mossa è anche un segnale diretto a Google Gemini, che sta integrando funzioni di tutoring e test assistiti nei propri modelli, trasformando l’educazione – o meglio: il modo in cui reinventare il processo educativo in un’epoca in cui un semplice chatbot può fornirci praticamente tutto in pochi secondi - in uno dei campi di battaglia principali per le aziende di intelligenza artificiale. D’altronde in OpenAI lo sanno bene, visto che il gruppo di Sam Altman promuove “ulteriori ricerche sull'apprendimento e sull'intelligenza artificiale grazie a diversi partner nell'ambito della sua iniziativa NextGenAI, collaborando con esperti della SCALE Initiative presso l'Accelerator for Learning della Stanford University per analizzare e condividere l'impatto degli strumenti di IA, inclusa la modalità studio, sui risultati di apprendimento in settori come l'istruzione obbligatoria e secondaria”. Un alleato per studenti e docenti Secondo OpenAI, Study Mode può aiutare studenti delle scuole superiori e universitari a comprendere meglio concetti complessi in discipline come matematica, chimica o filosofia. È utile anche per chi prepara esami specialistici o lavora su argomenti specifici, grazie alla possibilità di caricare appunti, pdf e immagini da cui il chatbot può creare quiz e schemi. L’obiettivo dichiarato è incoraggiare il più possibile uno studio attivo, rendendo l’IA un prezioso strumento di supporto e non un sostituto secco del lavoro umano, un punto che potrebbe facilitare l’adozione nelle istituzioni accademiche. Magari, viene da pensare, senza altre modalità disponibili per non indurre in tentazione studenti e docenti. Limiti e sfide aperte Nonostante l’impostazione innovativa, Study Mode non è naturalmente esente da limiti. Al momento non offre funzioni come il tracciamento dei progressi, obiettivi settimanali o promemoria quotidiani, che potrebbero renderlo più simile a una piattaforma educativa completa piuttosto che a un chatbot col silenziatore. Inoltre, essendo basato principalmente su istruzioni personalizzate piuttosto che su un modello radicalmente nuovo, può mostrare comportamenti incoerenti in alcune interazioni e proporre le usuali “allucinazioni”. Ma, soprattutto, nulla impedisce agli utenti di disattivare la modalità per ottenere risposte dirette, vanificando il suo scopo di incoraggiare l’apprendimento attivo. "Invece di svolgere il lavoro al loro posto, la modalità studio incoraggia gli studenti a riflettere in modo critico sul proprio processo di apprendimento – spiega Robbie Torney, Direttore senior dei programmi di intelligenza artificiale in Common Sense Media - caratteristiche come queste rappresentano un importante passo avanti verso un utilizzo efficace dell'IA per l'apprendimento. Anche nell'era dell'intelligenza artificiale, l'apprendimento è efficace quando gli studenti sono motivati e partecipano attivamente ai contenuti della lezione”. Una nuova direzione per l'Ia nello studio Con Study Mode OpenAI tenta insomma di spostare la percezione di ChatGPT da triste e disarmante “scorciatoia per compiti” a tutor digitale intelligente, virtuoso e interattivo. In un mercato dove Google, Anthropic e altri competitor stanno investendo massicciamente sull’istruzione, questa modalità rappresenta una mossa strategica per rafforzare la posizione di ChatGPT e, potenzialmente, per renderlo uno strumento accettato e persino consigliato nelle scuole e nelle università – che così, per molti, faranno però entrare un cavallo di Troia dalla porta d’ingresso. Se saprà evolvere e superare i limiti attuali, magari con versioni bloccate su quell’unica modalità, potrebbe però trasformare in modo duraturo il modo in cui studenti e docenti interagiscono con l’intelligenza artificiale. Per provare la modalità studio seleziona "Studia e impara" dagli strumenti in ChatGPT e parti con una domanda.

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Simone Cosimi