Intelligente, sostenibile, modulare: ecco l’idea del palazzo del futuro

Dove vivremo tra cinquant’anni? Come saranno le nostre abitazioni, i nostri uffici, gli edifici che frequentiamo abitualmente? E come si evolverà il mondo dell’edilizia grazie alle nuove tecnologie? Un interessante viaggio nel futuro, fatto con Siemens e JDP Architects ci permette di conoscere l’ecosistema Proxima, un progetto che vuole rivoluzionare i processi edilizi - sempre uguali da decenni - attraverso un approccio tecnologico e impiantistico innovativo basato su produzione in serie e riduzione dell’impronta ambientale. Un’idea che va a superare l’inadeguatezza dell’attuale sistema produttivo industrializzato e a soddisfare quantitativamente la domanda attesa di nuove costruzioni, a ridurre il consumo di suolo, a ridurre l’obsolescenza dei modelli gestionali degli immobili. Ma entriamo nel dettaglio. Tecnomodulo, il cuore pulsante di Proxima Ma in cosa consiste questa rivoluzione? La parola chiave si chiama Tecnomodulo: si tratta di un concetto - ci spiega l’architetto Joseph di Pasquale di JDP Architects, coordinatore del progetto - in grado di rivoluzionare il mondo dell’edilizia rendendo totalmente reversibile sia la funzione, sia la configurazione distributiva degli spazi interni, in una sorta di architettura ibrida modulare che prevede che l’edificio sia concepito come l’unione di due gruppi di sistemi edilizi distinti: la struttura principale, pensata per un lungo ciclo di vita, e dei moduli assemblati esternamente e inseriti nell’edificio in cui concentrare gli impianti principali dello spazio abitato, e che hanno un ciclo di vita più ridotto. Adesso, ci spiega ancora di Pasquale, gli impianti sono tutti all’interno delle mura degli edifici: l’innovazione sta proprio nel separare i sistemi a lungo ciclo di vita dai sistemi a breve ciclo di vita, concentrandoli all’interno di un unico modulo, il Tecnomodulo appunto. Il progettista può adottare questa tecnologia usando lo stesso Tecnomodulo in tanti edifici, favorendo la produzione su larga scala e di conseguenza anche l’abbassamento dei prezzi. “Tutta l’impiantistica terminale – continua di Pasquale - viene concentrata in un unico spazio, in un unico modulo dalle dimensioni facilmente trasportabili. Il modulo viene costruito in fabbrica e viene poi inserito attraverso un sistema brevettato nella struttura madre, non tecnologizzata, che ha soltanto le dorsali”. Cosa c'è nel tecnomodulo All’interno del Tecnomodulo troviamo tutti gli impianti principali di un’abitazione: sanitari, cucina, clima, energia, illuminazione. Questi possono poi in maniera standardizzata essere collegati alle tubature già presenti nelle abitazioni . Una volta terminato il ciclo di vita il Tecnomodulo può essere sostituito con un nuovo modello, di fatto ristrutturando gli ambienti senza azioni invasive. Un approccio che consente anche di riconfigurare o cambiare destinazione d’uso all’edificio . Gli edifici diventano prevedibili ed efficienti Il Tecnomodulo insieme alle sue tecnologie permette anche agli edifici di diventare più intelligenti e a misura d’uomo, con costi di gestione ridotti e più sicuri, come ci spiega Claudia Guenzi, Head of Smart Infrastructure di Siemens Italia, che è una delle aziende che partecipa al progetto come partner tecnologico. Il modello di Building Management sviluppato da Siemens per Proxima, infatti, unisce l’esperienza dell’azienda nel campo dell’automazione degli edifici e delle piattaforme di controllo digitale e consente una gestione intelligente, centralizzata e orientata alla sostenibilità degli spazi abitativi, integrando funzioni come il controllo del comportamento dell'illuminazione e la raccolta dei dati di utilizzo e di consumo energetico da dispositivi terzi. Grazie poi a una piattaforma digitale è possibile monitorare e ottimizzare il funzionamento degli edifici, sia da parte dell'utente per un utilizzo quotidiano , sia da parte delle utility e di chi controlla l’edificio per una gestione basata sull’analisi dei dati. Basti pensare, ricordano da Siemens, che il 39 per cento delle emissioni globali proviene proprio dagli edifici e il 95 per cento degli edifici odierni saranno ancora in funzione probabilmente nei prossimi trent’anni. “Oggi - ci spiega Guenzi - i sistemi installati all’interno degli edifici generano enormi quantità di dati, che possono essere utilizzati per gestire l’edificio stesso in maniera più efficiente, più informata, permettono di prendere decisioni corrette in tempi molto stretti. E poi c’è il tema del comfort: i building contengono persone, ed è sì importante guardare alla sostenibilità e all’efficienza operativa, ma anche alle persone che li occupano”. Chi ha collaborato alle prossime fasi Il Tecnomodulo Proxima è un brevetto del Politecnico di Milano frutto dell’attività iniziata nel 2017 con la ricerca dottorale dell’arch. Joseph di Pasquale, presso il Dipartimento ABC, con i professori Elena Mussinelli, Andrea Tartaglia e con il professor Gianpaolo Cugola del DEIB. L’attività di ricerca coordinata dal Politecnico - argomento, i nuovi paradigmi abitativi - è arrivata alla prototipazione del primo Tecnomodulo e del sistema di slittamento per l’inserimento e l’estrazione. Il prototipo è stato realizzato grazie al Programma di valorizzazione Boostech finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU. Allo sviluppo del progetto hanno collaborato oltre che Siemens anche Sanika, Gewiss, Valsir, Energa Engineering, JDP Architects, Crea e Progress. Il prossimo passo adesso sarà proprio costruire un edificio che utilizzi questa tecnologia. I palazzi del futuro Ma come vivremo tra cinquant’anni, come saranno i palazzi del futuro? “Saranno sempre più autonomi, edifici in grado di capire cosa succederà nelle prossime ore, quante persone saranno presenti mettendo in relazione dati storici e presenza fisica, adattando la temperatura ai dati del meteo, decidendo come comportarsi senza intervento umano”, racconta Claudia Guenzi di Siemens. “Le case si adatteranno a noi e dovranno essere capaci di modificarsi col modificarsi dei nostri comportamenti e dei cambiamenti culturali della nostra società”, conclude di Pasquale.

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