Apple, le novità della WWDC 2025: "Liquid Glass", il nuovo linguaggio visivo

I nuovi sistemi operativi di Apple sono un goloso trionfo di trasparenza e di famigliare brillantezza grazie a un importante redesign che tocca trasversalmente iOS – di più e più in profondità – watchOS, tvOS, macOS , visionOS e soprattutto iPadOS, uno degli inattesi protagonisti della mattinata di Cupertino, in Italia la serata di lunedì. Tutti, fra l’altro, passano in blocco alla nomenclatura che d’ora in poi seguirà l’anno di maggiore utilizzo dopo il lancio, quindi in questo caso iOS26 e compagnia, visto che battezzare 25 un aggiornamento che sarà disponibile per tutti come al solito fra settembre e ottobre non sarebbe stato il massimo della longevità onomastica. Il “materiale traslucido” della Mela La nuova filosofia estetica della Mela si chiama dunque Liquid Glass, Vetro liquido, e sembra spuntare direttamente dall’esperienza “spaziale” del visore VisionPro: fa impressione che Apple lo chiami “materiale traslucido”, come se esistesse davvero e questo rinnovato aspetto dei suoi ambienti di lavoro, che a prima vista li rende in effetti più accoglienti, raffinati e “ariosi” quasi come se avessimo per le mani un altro dispositivo, non fosse un frutto della potenza dei device in termini di hardware, chip e tecnologie di grafica. In particolare su iOS, e in misura più mirata sugli altri sistemi operativi, Liquid Glass ripensa e ridisegna in effetti dai più piccoli elementi con cui l’utente interagisce migliaia di volte al giorno come pulsanti, interruttori, cursori, testo e controlli multimediali fino a quelli più grandi come le barre dei pannelli e quelle laterali delle app. Aggiunge un tocco di luce anche a esperienze di sistema come la schermata di blocco, la schermata Home, le notifiche, il Centro di controllo, tutte sezioni che a seconda dell’OS si arricchiscono delle tante piccole-grandi finezze con cui la Mela cesella da sempre i suoi ecosistemi. Per dirne un paio, l’effetto 3d delle foto nella schermata home, che si spostano in base alle notifiche mostrate sul display, o l’orario che si adegua all’ingombro dell’immagine. Per molti sono piccolezze, per l’utente Apple la conferma di trovarsi in un appartamento che profuma di casa propria, dove anche l’ultima cornice appesa al muro è assicurata con un chiodo ben piantato, scelta con cura e soprattutto dritta. In una parola, anzi due: intuitivo e iper-personalizzato. Funzionalità chiave e focus su Apple Intelligence L’elenco degli aggiornamenti di ogni sistema operativo, nel dettaglio e in questa sede, non ci interessa. Lo trovate nella Newsroom di Apple. Anche se alcune chicche – o la risoluzione di alcune sfortunate scommesse – vanno messe in evidenza: l’app Foto su iOS torna ad esempio a una più semplice gestione con due sezioni, Libreria e Raccolte. La fotocamera prova ad asciugare i controlli, focalizzando su Foto e Video e “nascondendo” le altre funzionalità che spesso distraggono ma “che distano solo un tocco” come hanno detto i top manager della Mela nel corso dell’evento. Ancora, in ordine sparso, iPadOS fa fare – stavolta e per davvero – un salto importante ai tablet con una rinnovata gestione delle finestre, l’introduzione di un menu e di un puntatore più precisi e una serie di novità come la gestione dei File – a proposito, le cartelle possono essere personalizzate pure con un’emoji trasversalmente fra i vari OS – e l’app Anteprima. Non mancano le traduzioni istantanee nelle chiamate, in FaceTime e nell’app Messaggi e una serie di aggiunte all’Apple Intelligence d’altronde lanciata da poco proprio da noi. Arrivano per esempio, oltre alle traduzioni e all’infinito sforzo che Cupertino dedica al capitolo delle Genmoji ora modificabili in Image Playground, l’intelligenza visiva, adesso in grado di aiutare l’utente a saperne di più su oggetti e luoghi intorno a sé attraverso la fotocamera di iPhone e grazie a ChatGPT - a proposito, la collaborazione con OpenAI sembra farsi ancora più stretta e forse un po’ troppo sfumata - e il Workout Buddy su watchOS 26, un personal trainer/motivatore che si pappa tutti i nostri dati legati a fitness, salute e allenamenti e ci predispone una routine, ci accompagna durante le sessioni e ci spinge a darci dentro. Ma siamo alla Worldwide Developer Conference e si parla soprattutto di software, app e modi di farci business: se fossi uno sviluppatore, la novità più succosa che mi porterei a casa è la possibilità, offerta a ogni app, di attingere direttamente al modello di base on-device di Apple Intelligence per offrire nuove esperienze intelligenti, disponibili quando gli utenti sono offline e progettate per rispettare la privacy, usando un’inferenza AI. Tutto questo gratis, segno che la Mela ritiene il potenziamento di ogni applicazione in questa chiave un elemento essenziale per portarsi dietro tutta la comunità di chi le app le inventa, le scrive e le lancia. Ecosistema esteso: CarPlay, watchOS e macOS Tahoe Ma le novità sono, come detto, moltissime. Toccano anche CarPlay, che si arricchisce di una modalità Ultra ancora più integrata nel software dei veicoli di alcune case automobilistiche partner o il già citato watchOS con le Raccolte smart. Oppure macOS Tahoe, che integra alcune applicazioni di iPhone e soprattutto trasforma Spotlight in una sorta di agente interno, una super-scorciatoia attraverso inviare perfino mail e messaggi o scavare nel Mac ancora più in profondità. Qui verrebbe fuori un lungo e noioso elenco che potreste leggere ovunque. Due certezze e una domanda Al netto del radicale redesign, di cui abbiamo detto in partenza, quello che il solito, hollywoodiano keynote – interrotto all’inizio, per pochi secondi, da una contestazione per Gaza di cui raccontano i reporter presenti all’Apple Park – ha portato in dote agli appassionati e agli utenti della Mela due certezze e un’incognita. Le prime le abbiamo accennate. Anzitutto, Apple rimane fedele a sé stessa anche nel cuore di una profonda riprogettazione estetica. Perché fedele è la cura del dettaglio, l’attenzione alle funzionalità minimali e ultimamente anche la capacità di tornare sui propri passi e rivederne alcuni di falsi. Poi c’è anche da considerare che il ripensamento di un OS sempre più integrato, in “continuity” per dirla come la funzionalità di macOS, e in definitiva sempre più simile fra un dispositivo e l’altro seppur con i relativi punti di forza, apre necessariamente la strada a nuove categorie di prodotti – o anche al pensionamento di quelle meno performanti. In questo senso, fra l’altro, hanno colpito molti esperti piccole notizie sfuggite ai più come la presentazione di una penna Logitech, la Muse, per “scrivere” nella realtà aumentata attraverso visionPro e il supporto per controller PlayStation VR2 Sense. L’incognita, già dai mesi scorsi con Apple Intelligence, ruota invece intorno a Siri, che non è stata proprio nominata: che fine farà l’assistente vocale di Cupertino? Riuscirà a sopravvivere alla concorrenza di Apple Intelligence, piegandosi alle infinite funzionalità dell’AI e a convivere con ChatGPT? Dipende: l’impressione è, anche in questo caso, che uniformare i diversi sistemi operativi fosse la conditio sine qua non per poter disporre di una base di partenza identica o quasi in termini di feature e potenzialità per spingere dai prossimi mesi su nuove esperienze d’uso dei prodotti.

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