Papa Leone XIV: IA tra povertà di valori e povertà digitale

Il Papa Leone XIV ha scelto di affrontare la questione dell’intelligenza artificiale nel suo primo discorso, definendola «una delle sfide etiche e sociali più urgenti del nostro tempo». Ha richiamato l’enciclica Rerum novarum di Leone XIII, tracciando un parallelo tra la rivoluzione industriale dell’Ottocento e quella digitale in corso oggi. Entrambe richiedono una guida morale affinché il progresso non si trasformi in fonte di nuove ingiustizie. Il primo rischio sottolineato da Leone XIV è la cosiddetta "povertà valoriale": senza un dibattito etico, la tecnologia può assumere un ruolo predatorio. Gli algoritmi rischiano di manipolare dati personali, influenzare opinioni, prendere decisioni ; possono minacciare il rispetto della dignità umana. Potrebbe profilarsi un futuro in cui i centri decisionali non siano più determinati dall’uomo, e il vero rischio non risieda nella concentrazione del potere nelle mani di pochi individui, quanto nella possibilità che siano gli stessi algoritmi a governarci. Impossibile? Dipende da come affrontare il “nuovo che avanza”. Stiamo vivendo una rivoluzione digitale oppure un rinascimento digitale? Sebbene la tecnologia digitale sia parte integrante di ogni aspetto della nostra vita quotidiana, spesso ci troviamo impreparati a cogliere pienamente le potenzialità e a comprenderne le minacce. Il rischio della povertà valoriale è strettamente legato a quello della povertà digitale, ossia l’esclusione di chi non possiede accesso alle infrastrutture necessarie o alle competenze digitali. Un report del Digital Economy and Society Index del 2024, ha rilevato che in Europa oltre 200 milioni di cittadini non dispongono delle competenze digitali di base. In Italia circa il 15% delle scuole non ha una connettività sufficiente. In mancanza di interventi efficaci, molte comunità rimarranno escluse da servizi fondamentali come la telemedicina, la formazione online e lo smart working. Oggi l’IA generativa, come ChatGPT, è una tecnologia general-purpose, avrà lo stesso impatto che il mondo ha avuto con l’avvento dell’elettricità o della macchina a vapore. Il McKinsey Global Institute stima che entro il 2030 l’IA generativa potrebbe contribuire fino al 10% del PIL mondiale, rivoluzionando tutti i settori dall’automotive, manufatturiero ai servizi essenziali per i cittadini. Tuttavia, senza regole precise e soprattutto formazione mirata, queste tecnologie rischiano di trasformarsi in strumenti di sorveglianza di massa e di amplificare discriminazioni. L’AI Act, il primo regolamento europeo dedicato all’intelligenza artificiale adotta un approccio basato sul livello di rischio: vieta pratiche inaccettabili come il social scoring, la sorveglianza biometrica di massa, la manipolazione subliminale e il profiling predittivo. Introduce obblighi rigorosi di trasparenza per le IA generative. Le stesse aziende e Pubbliche Amministrazioni sono tenute a svolgere valutazioni di impatto, garantire la qualità dei dati e mantenere un controllo umano continuo, con sanzioni che possono raggiungere il 6% del fatturato annuo in caso di violazioni gravi. Papa Leone XIV ha ricordato che le leggi da sole non bastano. Richiamando Papa Francesco, che nel 2023 mise in guardia contro «un’innovazione senza anima», Leone XIV ha sottolineato: «L’IA deve rimanere uno strumento al servizio delle persone, non un arbitro del loro destino». La vera sfida consiste quindi nel bilanciare regolamenti e valori umani, in un panorama tecnologico in rapida evoluzione. Conoscere ed essere consapevoli ci permette prima di tutto di esercitare quel nostro libero arbitrio costruito su quei valori che rappresentano la nostra identità. La risposta passa attraverso una formazione multilivello: nelle scuole occorre inserire moduli obbligatori su etica degli algoritmi, privacy e cittadinanza digitale; negli Istituti Tecnici e nelle Università, invece, corsi specialistici devono preparare gli studenti a progettare e valutare sistemi di IA equi e sicuri. Allo stesso tempo, sono necessari programmi di reskilling e upskilling destinati ai lavoratori che rischiano di essere sostituiti dall’automazione, come dipendenti di call center, addetti di produzione e personale amministrativo. Questi corsi devono includere competenze digitali fondamentali, utilizzo di piattaforme per l'analisi dati e conoscenze di governance dell’IA. Infine, è fondamentale un piano di alfabetizzazione digitale specifico per la popolazione over 65, spesso penalizzata dalla transizione tecnologica. Centri civici, biblioteche e associazioni potrebbero offrire workshop gratuiti per insegnare l’uso sicuro di internet, riconoscere fake news e comprendere le implicazioni etiche delle nuove tecnologie. Solo adottando queste misure sarà possibile evitare che la povertà digitale amplifichi la povertà valoriale. Questa è la sfida che Papa Leone XIV e l’Europa condividono: costruire una società in cui l’intelligenza artificiale rappresenti uno strumento di sviluppo equo e inclusivo. Ma un ruolo importante è anche il nostro, di ogni singolo cittadino. Dobbiamo scegliere se osservare un mondo che sta cambiando senza capirlo o vivere questo mondo iniziando a comprenderlo rimettendoci in gioco, forte di quei valori che ci rendono unici, ed ecco che la rivoluzione si trasforma in rinascimento.

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