Memorie sintetiche, l'IA ricostruisce i ricordi perduti

Un balcone che si affaccia su una prigione, una bambina di sei anni e sua madre che osservano un medico detenuto politico durante la dittatura spagnola. Siamo negli anni ‘40, a Barcellona, e questo ricordo, conservato per oltre ottant'anni nella memoria di Carmen, 90 anni, è oggi visibile in un'immagine che tecnicamente non è mai esistita fino a pochi mesi fa. Non è una fotografia infatti, ma una “memoria sintetica” riprodotta grazie all’intelligenza artificiale a partire da un’idea dell’agenzia spagnola Domestic Data Streamers, che si occupa di dati, ricerca e design. “Abbiamo iniziato questo esperimento cercando di trasformare un ricordo in un’immagine, utilizzando l’intelligenza artificiale generativa”, spiega Pau Aleikum Garcia, fondatore e responsabile del progetto Synthetic Memories, in un TED talk che ha tenuto lo scorso ottobre. “Inizialmente abbiamo creato decine di immagini con diversi prompt e Carmen le ha esaminate una a una. Ad un certo punto, guardando due riproduzioni, è scattato qualcosa in lei. Indicando una delle immagini, ha esclamato 'Sì, siamo io e mia madre sul balcone. Riconosco il taglio di capelli'". Nella “foto”, anche se è improprio chiamarla così, non c’erano solo lei e la madre, ma dall’altra parte della strada, nella prigione di La Modelo, c’era il padre che le osservava. Il ricordo più “antico” di Carmen, che è una paziente ai primi stadi di demenza senile, è infatti quello che la vede bambina, insieme alla madre che pagava un'altra famiglia per poter entrare nella loro casa e salire sul balcone. Questo balcone era speciale perché si affacciava sulla prigione di La Modelo dove era detenuto suo padre, un medico del fronte antifascista. L'unico modo che avevano per vedersi era da quel balcone, guardando verso la finestra della prigione. Le immagini per stimolare il ricordo “Le immagini sono uno strumento molto potente in questi casi, vengono utilizzate nella stimolazione e nella riabilitazione cognitiva, soprattutto con persone affette da Alzheimer, dove la memoria verbale è compromessa ma quella visiva è più preservata”, ci conferma Gianmarco Tessari, neuropsicologo che si occupa di demenza senile, Alzheimer e riabilitazione: “Per esempio si usa già la realtà virtuale per mostrare ambienti che la persona ha vissuto, i viaggi che ha fatto. Se a questo si aggiungono le capacità visive dell’intelligenza artificiale, le possibilità di stimolazione aumentano moltissimo”. Immagini indefinite Le immagini prodotte dai prompt di Domestic Data Streamers sono volutamente sfocate, imperfette, indefinite. “Abbiamo scoperto che le immagini sfocate funzionano molto meglio di quelle iperrealistiche quando si tratta di ricostruire i ricordi”, spiega Garcia nel suo talk. Non è quindi l’alta definizione dei nuovi modelli di AI generativa che serve, in questo caso, perché non si cerca accuratezza, ma la possibilità di evocare sensazioni e connessioni emotive con il passato. Il principio è quello dei dati sintetici, che si usano in diversi settori: sono dati che non si riferiscono a persone, oggetti o eventi reali, ma plausibili. Mantengono le proprietà statistiche dei dati originali, risultando quindi realistici, e di solito vengono usati quando i dati prodotti dagli umani non bastano alle macchine per imparare le infinite variabili dei loro comportamenti. E dal punto di vista etico, quali sono le implicazioni? “I pazienti con Alzheimer, soprattutto i più anziani, spesso non hanno una risposta immediata alle nuove tecnologie. E poi c’è il tema del consenso: anche se dicono di sì, magari non si rendono pienamente conto di ciò che stanno autorizzando, serve sempre il coinvolgimento dei caregiver”, secondo Tessari. In più “mentre la valutazione può essere standardizzata, ogni terapia di riabilitazione deve essere personalizzata, ritagliata su ogni paziente. Qualcosa che ha già funzionato per qualcuno può essere fallimentare per altri”, ha aggiunto. Generare memorie per salvare la storia, anche quella collettiva Il progetto Synthetic Memories è partito nell’ottobre del 2022 con una serie di esperimenti e ora è diventato il progetto più importante dello studio di design. Nel maggio del 2024 è stato inaugurato il primo Citizens' Office of Synthetic Memories presso il Disseny Hub di Barcellona, dove le persone possono condividere i propri ricordi e, con l’assistenza di un team specializzato, trasformarli in immagini generate dall'intelligenza artificiale. I partecipanti possono poi scegliere di includere le loro storie in una mostra pubblica, creando un archivio di esperienze umane condivise. Il processo inizia con un'intervista approfondita in cui la persona descrive un ricordo significativo. Queste descrizioni vengono poi trasformate in immagini mediante strumenti di intelligenza artificiale generativa, come DALL·E 2 o Stable Diffusion. Non ci sono solo possibilità per pazienti con demenza senile o Alzheimer, ma per tutte quelle situazioni in cui i ricordi tangibili sono andati perduti. L’agenzia spagnola ha quindi già avviato collaborazioni con comunità di rifugiati in Grecia, detenuti in Italia e migranti in Brasile, aiutandoli a recuperare ricordi visivi perduti durante i loro spostamenti. Davanti a un video sintetico che mostrava anche il padre che la osservava dalla prigione, la signora Carmen è rimasta in silenzio prima di commentare che "era passato molto tempo dall'ultima volta" che aveva visto un'immagine del padre. "Mi piacerebbe mostrare alla mia famiglia quello che ho vissuto, in modo che possano ricordare da dove veniamo tutti", ha detto.

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