2025: dalla cyberwar alla wetwar, la nuova arma "Fine di mondo"

Conflitto multidominio, guerra algoritmica, iperguerra, azioni belliche cybercinetiche, guerra cognitiva e guerra automatizzata: le parole d’ordine che hanno imperversato sui campi di battaglia moltiplicatisi nel globo nel corso del 2024 segnano l’avvento di una nuova era per l’umanità, caratterizzata dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dall’avvio su volontari umani dell’impianto cerebrale di interfacce cervello-computer con delle conseguenze dirette sui comportamenti ancestrali dell’uomo, quali la conquista e l’esercizio del dominio. Il paradosso di questo salto tecnologico è quello di riportare l’uomo sul campo di battaglia alle condizioni delle guerre omeriche, dove era l’intervento degli dei a stabilire la sorte degli eroi: l’intelligenza artificiale introduce un elemento altro, astratto e imponderabile a decidere di vita e di morte di civili e militari. L’utilizzo degli algoritmi consente infatti di analizzare velocemente una enorme mole di dati per identificare gli obiettivi nemici che, combinato con analoghi sistemi capaci di scegliere l’armamento migliore a neutralizzarli, diminuisce notevolmente la scelta umana nel determinare l’efficacia delle azioni militari. L’uso di tale tecnologia si è dispiegato in tutta la sua mortale efficacia in particolare nel conflitto in Medio Oriente, dove Israele ha usato pesantemente le possibilità offerte dall’IA sia in ambito offensivo che difensivo nell’azione militare: lo si è visto nel miglioramento dell’efficienza di Iron Dome nelle due offensive balistiche lanciate dall’Iran, respinte senza particolari danni, così come nella individuazione, ricerca ed eliminazione degli obiettivi tra le fila di Hezbollah in Libano, condotte attraverso una combinazione, e più in generale nel corso dell’intera offensiva nella striscia di Gaza. Di pari passo, l’evoluzione nel quinto dominio del cyberspazio del conflitto sta portando a un utilizzo sempre più spinto del digitale in ogni ambito del confronto tra potenze: da quella che un tempo veniva chiamata propaganda, che oggi ha assunto il nome di guerra cognitiva - con esempi anche recentissimi quale il caso dell’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania dove il candidato filo-russo Calin Georgescu ha prevalso nelle urne grazie all’uso spregiudicato di TikTok – alla guerra condotta da remoto attraverso l’automatizzazione, con dispositivi d’arma sempre più efficaci, sofisticati e letali nel portare danno al nemico senza dovervi interagire a distanza ravvicinata. Inoltre ha introdotto una notevole accelerazione delle operazioni militari e ibride, la cosiddetta iperguerra, e sempre più è una componente essenziale delle azioni offensive, affiancandosi alle forze sul campo indebolendo l’avversario attraverso attacchi informatici alle infrastrutture, quali quelli che hanno portato all’accecamento della rete satellitare Viasat alla vigilia dell’offensiva russa in Ucraina. 2025: l'anno dello scontro nella mente umana? Con queste premesse, il 2025 potrebbe rivelarsi come un anno cruciale nel percorso che porta al vero terreno di scontro: la mente umana. L’ingresso nel campo della wetwar, con l’impianto di elettrodi nel cervello capaci di registrare anche le attività cerebrali subcoscienti e di permettere il controllo da remoto di armamenti, l’apprendimento rapido di conoscenze, il potenziamento delle capacità fisiche, apre a scenari finora impensabili. Per ora siamo solo agli inizi, con le sperimentazioni su esseri umani affetti da sindromi che portano alla paralisi progressiva resi capaci, grazie a questi impianti, di interagire con il mondo esterno tramite pc. Ma presto potremmo avere accesso a ben di più, se da un lato potremmo arrivare a vedere sul campo di battaglia dei supersoldati capaci di ogni impresa grazie al potenziamento reso possibile da elettrodi celebrali, dall’altro lato verranno contrapposte delle contromisure digitali per metterli fuori combattimento, hackerandone il cervello per carpire informazioni, intenzioni e sentimenti o assumendone il controllo da remoto per boicottarne le azioni. E quando tutto ciò dal mondo bellico si trasferirà sul mondo civile, con la diffusione a ampi strati della popolazione delle interfacce cervello-computer, saranno sempre più concrete le possibilità di arrivare a uno scenario in cui un Grande Fratello animato dall’Intelligenza Artificiale sia chiamato a supervisionare i comportamenti dei singoli all’interno del corpo sociale, ed eventualmente a sanzionarli se difformi dal normale o dal lecito. Già ora nei teatri di guerra il mondo cyber è di fatto una realtà: ovunque si combatte non più solo nei confini del mondo fisico – terra, acqua e cielo – ma anche nei meandri del cyberspazio, orchestrando una sinfonia di attacchi e difese attraverso domini multipli, in modo simultaneo e integrato. Ciò comporta attacchi cyber alle infrastrutture nemiche, compresi i satelliti; la messa in campo di inganni digitali mirati a minare il morale avversario o scompaginarne le fila, come avvenuto con l’attivazione dell’alert antimissile nei cellulari degli israeliani nel drammatico 7 ottobre 2023; l’utilizzo ibrido del cybercrime come minaccia e compromissione delle capacità produttive nemiche; lo spionaggio digitale. Nel frattempo l’utilizzo di malware sempre più veloci e distruttivi porta rapidamente a quella che è stata definita l’iperguerra, dove mosse e contromosse avvengono in un batter di ciglia. Con conseguenze pratiche sul piano fisico: le operazioni cyber cinetiche possono compromettere infrastrutture critiche, come acquedotti, reti elettriche, gasdotti e oleodotti, trasporti. E in un futuro non molto lontano, l’elemento umano verrà ridotto al minimo, con macchine guidate da sistemi autonomi e sofisticati a prendere il sopravvento e gestire le operazioni sul campo con precisione e velocità inimmaginabili. Da “Terminator” a “Minority Report”, l’immaginario cyberpunk è destinato a divenire realtà. In un mondo in cui il sentire umano rischia di scomparire, non è più la minaccia nucleare l’arma “Fine di mondo”, bensì il codice binario: una sequenza di “0” e “1” alla quale rischiamo di assoggettarci dopo averla compilata.

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