Internet, lo studio dell'Università Cattolica sui navigatori under 16

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La ricerca è stata condotta all'interno del progetto "Piantaforme" promosso dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy e indaga l'utilizzo del web da parte dei minori. L'indagine ha preso in considerazione un campione di più di 1500 bambini e adolescenti 

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Si chiama “Piantaforme – Studiare e coltivare relazioni tra minori e media” ed è il nuovo progetto promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy in collaborazione con l’ALMED, l’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. All’interno del progetto, è stata effettuata l’indagine “Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16”, su un campione rappresentativo di 1667 bambini (tra gli 8 e i 10 anni) e adolescenti (tra i 14 e i 16 anni). La ricerca è stata presentata nella sede di Milano dell’ateneo dal professore Ruggero Eugeni, dalla direttrice dell’ALMED Mariagrazia Fanchi e dai ricercatori Fonda, Sampietro, Bionda, Grossi e Pacchiarotti. 

La struttura e le finalità della ricerca

La ricerca ha previsto una prima fase esplorativa, seguita da un questionario somministrato via web, da interviste online e da focus group collaborativi. Ad alcuni dei partecipanti, inoltre, è stato chiesto di compilare un diario giornaliero di consumo mediale e digitale.

L’indagine ha avuto come obiettivo quello di esplorare l’utilizzo che i minori fanno del web e delle piattaforme social, cercando di comprendere quanto tempo bambini e adolescenti spendono online e cosa vogliono ottenere dalla rete. 

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I risultati

I ricercatori sono riusciti a delineare quattro profili degli user minorenni: gli irrequieti (il 31% del campione), che su Internet cercano emozioni forti, andando incontro, spesso, ad esperienze negative; gli esploratori (il 25%), che considerano ancora la famiglia come un punto di riferimento e vedono Internet come un luogo da scoprire; i performativi (24%), soprattutto adolescenti maschi già capaci di tutelarsi dai rischi che possono incontrare online, appartenenti a famiglie istruite e benestanti; i ripiegati (20%), prettamente adolescenti femmine, descritti come “arrabbiati, impauriti e insoddisfatti di sé”.

Dall’indagine, è anche emerso che i minori trascorrono online da una a tre ore al giorno, uno su cinque oltre le quattro ore. Il 94% di loro utilizza uno smartphone, nonostante sia una forte distrazione. Sette ragazzi su dieci usano regolarmente i social e le piattaforme streaming, specialmente “tweens” e “teens”. WhatsApp è la piattaforma di messaggistica con il maggior numero di utenti, ma anche le altre piattaforme Instagram e Pinterest, Netflix e Amazon Prime Video sono una grande attrattiva per i più giovani.

Per quanto riguarda le limitazioni e il controllo adoperato dalle famiglie nell’uso degli smartphone da parte dei figli, circa otto su dieci sfruttano strumenti come i “parental control”.  

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“Una risorsa fondamentale”

“Gli ambienti digitali sono una risorsa fondamentale per le generazioni più giovani, una palestra dove imparare le regole della socialità e della dialettica costruttiva”, ha affermato Mariagrazia Fanchi, direttrice dell’ALMED. “Sono mondi complessi, rispetto ai quali i nativo-digitali, non meno delle generazioni che li hanno preceduti, si trovano a dover maturare competenze d’uso”, ha aggiunto, ricordando l’importante ruolo dei genitori.

“I dati confermano la necessità di sostenere e promuovere progetti di alfabetizzazione mediatica e digitale  e  progetti  educativi  a  tutela  dei  minori, che favoriscano la realizzazione anche di programmi di comunicazione”, ha commentato Donatella Proto, dirigente del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

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