ChatGpt, temi scolastici, mail, articoli: così l'Ai impara a scrivere

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Marianna  Bruschi

Marianna Bruschi

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Cosa succede se chiediamo a un chatbot di aiutarci a scrivere un testo per un esame? O la tesina per la maturità? E un'analisi politica? Il dibattito sulle applicazioni dell'intelligenza artificiale si è (nuovamente) acceso con l'arrivo di ChatGpt. Lo abbiamo provato

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“Today, I turned in the first plagiarist I’ve caught using A.I”. Inizia così il post su Facebook di Darren Hudson Hick, prof universitario Usa che ha raccontato in dettaglio come si è accorto che una sua studentessa aveva scritto un tema d’esame usando ChatGpt. Un passo indietro. Cos’è ChatGpt? E’ un chatbot avanzato - molto avanzato - che scrive testi su qualsiasi argomento. Gli puoi chiedere di scrivere un articolo sulla green economy, ma anche un racconto horror. Appuntatevi l’indirizzo, e fatevi avvisare quando saranno di nuovo disponibili nuovi account: al momento sono al completo.

 

Torniamo al prof. Il testo che stava correggendo era un tema su Hume e il paradosso del terrore. Questo era il compito assegnato ai suoi studenti. Hudson Hick ha spiegato che per chi di Hume conosce poco o niente il testo poteva essere accettabile, per tutti gli altri - a partire da lui - non aveva senso. O meglio, diceva cose giuste sul filosofo, conosceva il paradosso oggetto del compito ma poi non riusciva a legare i due temi. Usando un altro tool, prodotto tra l’altro dallo stesso team che ha rilasciato ChatGpt, ha analizzato il testo: Happily, lo strumento “svela intelligenza artificiale”, è in grado di definire se un testo è vero o falso. La studentessa si è beccata un 99,9% fake. 

 

Ora, in molti settori dall’editoria al mondo dell’istruzione, c’è una domanda che è tornata ad alimentare il dibattito sull’intelligenza artificiale: “Cosa succederà adesso che è arrivato ChatGpt?”

 

Il fact-checking del professor Hudson Hick ci introduce al filone scolastico-universitario. Copiare i compiti, o scopiazzare qui e là dalle enciclopedie, prima, da internet, poi, non è una grandissima novità. La lampadina si è accesa su Chat Gpt perché in poco più di un mese dal suo lancio, a novembre 2022, ha dimostrato di essere in grado di imparare e migliorare. La generazione di testi attraverso l’intelligenza artificiale avviene proprio per apprendimento. Il punto è questo: per chi ha un livello base di competenze sul tema scelto il testo “artificiale” va bene, per gli esperti scricchiola. Il NyTimes ha fatto un altro esperimento: ha chiesto al chatbot di scrivere dei temi come se l’autore fosse un bambino di quarta elementare. Il team di esperti chiamato a valutare i testi non sempre è riuscito a distinguere quelli realmente prodotti da un alunno da quelli artificiali.

 

Demonizzare lo strumento senza applicare lo stesso metro di giudizio a chi lo utilizza non è un esercizio particolarmente utile. Anche perché la colonna degli utilizzi positivi è viva e si alimenta. Il Washington Post ci racconta come ChatGpt sia utile alle persone che soffrono di dislessia. Lo utilizzano per scrivere le email di lavoro, magari non sono perfette ma sono un salva-tempo eccezionale.

E nel mondo dell’informazione? Il concetto di salva-tempo si può applicare anche in questo settore: produrre articoli che non necessitano di un contributo creativo e riconducibili a modelli standard - testi di fatto sempre uguali - potrebbe lasciare liberi i giornalisti di dedicarsi a inchieste, reportage, interviste. Non è certo una novità, l’intelligenza artificiale applicata al giornalismo. Nel 2020 la BBC attraverso un chatbot rispondeva alle domande degli utenti sul covid: attingeva agli articoli prodotti dalla redazione. Il Sole 24 Ore ha pubblicato due podcast automatici su le borse e sulla pandemia, così come -  tornando indietro di anni - si torna ai tabellini delle partite prodotti automaticamente, agli articoli sulla borsa, alle previsioni del tempo, ai risultati elettorali. 

 

Perché ChatGpt colpisce così tanto e riaccende il dibattito? Perché non si tratta più solo di fornire allo strumento dei testi di base che vengono poi declinati, modificati e aggiornati in base per esempio ai dati (è così per tutti gli esempi visti sopra, dallo sport alle elezioni). Qui l’intelligenza (artificiale) si è evoluta e oggi è possibile chiedere al chatbot di scrivere un’analisi sul governo Meloni, di aiutarci a raccontare cosa ha rappresentato per il mondo del calcio Gianluca Vialli o di ricostruire analogie e differenze tra l’assalto a Capitol Hill e l’assalto ai palazzi delle istituzioni in Brasile. La differenza? Comunque c’è e si vede.

Lo spazio che ci lascia questo tipo di strumento è indagare il “non noto”, andare a cercare quello spazio che non è ancora disseminato altrove.

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il podcast

Chat GPT, un’intelligenza artificiale troppo intelligente? IL PODCAST

Abbiamo fatto un esperimento 

Abbiamo chiesto a Chat Gpt di scrivere un articolo su analogie e differenze tra l'attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 e quello ai palazzi del governo di Brasilia. Il pezzo inizia così: 

 

L'attacco a Capitol Hill di Washington del 6 gennaio 2021 e l'attacco ai palazzi del governo di Brasilia del 9 gennaio 2023 sono due eventi che hanno suscitato notevole preoccupazione e condanna a livello internazionale. Entrambi gli attacchi sono stati perpetrati da gruppi di manifestanti radicali che hanno sfidato l'ordine costituito e hanno cercato di sovvertire il processo democratico. Tuttavia, ci sono alcune importanti differenze tra questi due eventi.

 

Innanzitutto, l'attacco a Capitol Hill è stato molto più grave e ha avuto conseguenze molto più gravi. I manifestanti hanno forzato l'ingresso nell'edificio del Congresso degli Stati Uniti, hanno causato danni a proprietà pubbliche e hanno persino ucciso un poliziotto. Inoltre, l'attacco a Capitol Hill è stato condotto da sostenitori del Presidente Trump, che hanno cercato di impedire la certificazione dell'elezione di Joe Biden come Presidente.

 

Un po’ enciclopedico, con passaggi che in un articolo probabilmente non avrebbero trovato spazio. Poi però ecco i primi errori veri e propri.

 

In contrasto, l'attacco ai palazzi del governo di Brasilia è stato condotto da manifestanti che erano insoddisfatti della politica del Presidente Bolsonaro. I manifestanti hanno protestato contro le politiche del Presidente in materia di economia, salute e ambiente, ma non hanno cercato di sovvertire il processo democratico. Inoltre, non ci sono stati feriti o danni gravi durante l'attacco ai palazzi del governo di Brasilia.

 

L’attacco dello scorso 9 gennaio non aveva come protagonisti “gli insoddisfatti di Bolsonaro”, anzi i manifestanti erano sostenitori dell’ex presidente. L’articolo a firma ChatGpt si chiude ripetendo il concetto della “preoccupazione internazionale”. Oltre agli errori (criticità numero 1) quello che manca è spesso il contesto, culturale e sociale, e un'analisi basata sul valore e sulle conseguenze degli eventi, più che sui soli fatti. E' ciò che caratterizza invece un approfondimento giornalistico come quello che abbiamo proposto proprio sul confronto tra Capitoll Hill e Brasilia.

 

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