Riconoscimento facciale, Clearview Ai potrebbe avere le vostre foto: come scoprirlo

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A denunciarlo, da ultimo, è Luca Zorloni, giornalista di Wired. Racconta di aver inviato una domanda di accesso al database della società, per scoprire se effettivamente tra le miliardi di immagini ci fosse anche il suo volto. Poi spiega che scoprire se hanno le proprie fotografie non è difficile. Anche Sky TG24 si è occupata in passato dell'azienda, che continua a mostrare molte zone d'ombra

Negli ultimi anni ha raccolto almeno tre miliardi di immagini di volti disponibili su internet. Fotografie pubbliche, prese da Facebook, Google e Twitter. E tra queste potrebbe esserci anche la vostra. Si chiama Clearview Ai, è una società di riconoscimento facciale tra le più grandi al mondo, e deterrebbe moltissime foto senza il consenso dei diretti interessati. A denunciarlo, da ultimo, è Luca Zorloni, giornalista di Wired. Racconta di aver inviato una domanda di accesso al database della società, per scoprire se effettivamente tra le miliardi di immagini ci fosse anche il suo volto.  A metà marzo, a un mese dalla richiesta, è arrivato il responso: ben 13 suoi scatti erano stati presi e figuravano nella piattaforma. Anche Sky TG24 si è occupata negli scorsi mesi dell'azienda, raccontando le diverse opacità che la caratterizzano

Come scoprire se hanno le proprie foto

Zorloni spiega che scoprire se hanno le proprie fotografie non è difficile. Basta inviare una domanda di accesso al database, presente sul sito di Clearview Ai. L’azienda in risposta richiede una mail per spedire le comunicazioni, il consenso a usare un’immagine per cercare abbinamenti nel suo archivio, una foto del volto propria o della persona per conto della quale si fa domanda e una copia di un documento di identità.

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Una società opaca?

Clearview Ai sostiene di vendere la sua tecnologia per identificare i volti e tracciare le persone alle forze dell’ordine, ma anche ad aziende private. Finora si è sempre difesa sostenendo di rispettare la legge e di fornire un servizio utile a garantire maggior efficacia nell’attività di repressione del crimine. Non è noto quale algoritmo utilizzi per pescare le foto su Internet. A febbraio il Garante della privacy canadese ha dichiarato l’attività di Clearview Ai “illegale”, dal momento che ha creato un sistema che “infligge un danno su vasta scala a tutti i componenti della società, che si ritrovano di continuo in uno schedario della polizia”. Anche alcuni tra i principali social media si sono dichiarati contrari all’attività “estrattiva” della società. “Lo scraping di informazioni personale viola le nostre politiche, per questo abbiamo chiesto a Clearview Ai di smettere di accedere o usare dati da Facebook o Instagram”, ha commentato un portavoce di Facebook. Anche LinkedIn, Twitter e YouTube si sono opposte.

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Chi c’è dietro

Clearview è stata fondata da Hoan Ton-That, un australiano appassionato di tecnologia con un passato da modello e Richard Schwartz, uno dei consiglieri di Rudolph Giuliani quando era sindaco di New York. Fra i suoi iniziali sostenitori finanziari figura invece Peter Thiel, il miliardario dietro a Facebook e Palantir. 

I casi risolti grazie a Clearview

Oltre all’Fbi e al Dipartimento per la sicurezza interna, più di 600 polizie a livello locale hanno iniziato a utilizzare Clearview nell’ultimo anno. Anche se, spiega il New York Times, che per primo ha scoperto l'esistenza dell'applicazione, non esiste un elenco completo di agenzie che, una volta terminato il periodo di prova di 30 giorni, hanno acquistato il servizio. Qualche esempio: un uomo accusato di abusi sessuali su minori sarebbe stato individuato perché la sua faccia, riflessa sullo specchio di una palestra, appariva nella foto condivisa da un’altra persona. In Florida, l’autore di un furto in un negozio è stato scoperto grazie alle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza che hanno permesso alla polizia di risalire a un profilo Facebook. È bastato un tatuaggio per confermare l’identità del ladro.

Il rischio Grande Fratello

Certo, molti poliziotti che fanno l’upload delle immagini non sanno che stanno contribuendo ad arricchire il database di Clearview. È soltanto uno dei problemi legati all’utilizzo di un software di questo tipo. Il riconoscimento facciale infatti è una tecnologia controversa, non ancora in grado di fornire risultati certi e con pesanti ricadute sulla privacy dei cittadini. Come fa notare il New York Times, il rischio è che diventi impossibile camminare per strada senza essere riconosciuti. Basterà fotografare qualcuno per risalire alla sua identità. Insomma, è stato infranto un tabù e a farlo non è stato il Governo o un gigante della Silicon Valley ma una piccola start up. 

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