Il provvedimento è temporaneo ed è dovuto alla diffusione dei contagi da Covid-19 negli Usa. Chiusi anche quattro store in Australia
Per precauzione, dato il perdurare della pandemia di coronavirus (segui la DIRETTA di Sky TG24) nel mondo, Apple sta chiudendo uno dopo l’altro i suoi negozi. Soprattutto negli Stati Uniti, dove i numeri continuano ad aumentare. Un’analisi riportata da Katy Huberty di Morgan Stanley e ripresa dalla Cnbc riferisce che su 100 negozi chiusi dall’azienda di Cupertino, 92 si trovano in America. Apple ha anche annunciato la chiusura di altri quattro negozi in Australia, paese interessato da nuovi focolai e contagi. Uno dei primi è stato l’Apple Highpoint di Melbourne, che ha tirato giù la serranda il 2 luglio. In tutti si parla di 510 store nel mondo, di cui 271 negli Stati Uniti, molti dei quali all’interno dei centri commerciali.
Chiusura temporanea degli Apple Store negli Usa
"A causa delle attuali condizioni causate dal Covid-19, in alcune delle comunità che serviamo stiamo temporaneamente chiudendo i negozi. Lo facciamo per cautela e monitoriamo da vicino la situazione, non vediamo l'ora di rivedere i nostri dipendenti e i nostri clienti il prima possibile”. Questo è l’annuncio, trasmesso da un suo portavoce, con cui Apple ha confermato lo stop - finché la situazione sanitaria non migliorerà - della vendita al dettaglio. Già la scorsa settimana si sono registrate 77 chiusure negli States, arrivate a 92 negli ultimi giorni, tra cui una sede in Georgia e una in California. In molte regioni gli Apple Store stavano riaprendo in linea con le misure di sicurezza, dall’obbligo di indossare la mascherina, distanziamento sociale e servizio di appuntamento.
La situazione in Italia
Nel nostro paese Apple ha riaperto i suoi negozi il 17 maggio, con questa lettera indirizzata ai clienti. Il colosso della mela comunicava anche di aver fornito, nel periodo della chiusura, più di 30 milioni di mascherine e 10 milioni di speciali visiere protettive per medici e infermieri e aiutato a sviluppare software utili per combattere l’emergenza. Dopo la pressoché totale chiusura dei punti vendita sparsi nel mondo, a metà maggio soltanto un centinaio hanno ripreso l’attività. Le cose sono migliorate con il passare delle settimane, ma i numeri ancora preoccupanti in America hanno costretto l’azienda a un altro passo indietro.