Coronavirus, Australia: un successo il lancio dell’app di tracciamento COVIDSafe

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Coronavisu app (Getty Images)

In sole 24 ore dal lancio, COVIDSafe, l’app di contact tracing selezionata dal Governo australiano per monitorare i contagi da coronavirus, ha registrato oltre un milione di download 

In sole 24 ore dal lancio, avvenuto la sera del 26 aprile, COVIDSafe, l’app di tracciamento selezionata dal Governo australiano per monitorare i contagi da coronavirus, ha registrato oltre un milione di download. La piattaforma di contact tracing australiana, proprio come Immuni, l’app che aiuterà il tracciamento dei contagi nella fase 2 in Italia, si basa sull’installazione volontaria da parte degli utenti ed è sostenuta da organizzazioni di medici, infermieri, imprenditori e bancari. COVIDSafe funziona grazie al software “Trace together” usato da Singapore, ed è collegata a un server governativo e gestita da Amazon.
Secondo quanto emerso da un sondaggio Newspoll citato dal quotidiano The Australian, i cittadini australiani sembrano essere favorevoli al suo utilizzo: sarebbe disposto a scaricarla il 54% della popolazione. Stando alle stime, sarà scaricata da oltre il 40% dei cittadini (circa 10 milioni di persone), ovvero il limite minimo richiesto per garantire l’efficacia del suo utilizzo e delle sue funzioni.

COVIDSafe: come funziona l’app di tracciamento

COVIDSafe, come riporta il The Guardian, avvisa gli utenti che sono stati per più di 15 minuti a contatto ravvicinato con un paziente positivo. Questa funzione è permessa grazie al bluetooth e alla capacità dell’app di rivelare i contatti (entro 1,5 metri) tra persone che hanno scaricato la piattaforma. Le due app si scambiano ID anonimi, che vengono temporaneamente archiviati sugli smartphone e cancellare dopo 21 giorni.
Dopo aver scaricato COVIDSafe, dall'App Store australiano o dal Google Play Store, agli utenti è richiesto di fornire il proprio nome o uno pseudonimo, la data di nascita, il numero di telefono e il codice postale e di indicare l’eventuale positività al coronavirus. I dati forniti dagli utenti vengono conservati dal governo federale su un server Amazon Web Services in Australia e, come ribadito dal primo ministro Scott Morrison, possono essere consultati unicamente dalle autorità sanitarie statali incaricate della ricerca dei contatti.
La polizia, come riporta la fonte, “non sarà in grado di ottenere i dati, nemmeno con un mandato, e gli ordini del tribunale non saranno in grado di costringere il governo a consegnare i dati”.

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