Riconoscimento facciale, l’azienda italiana: “In Europa nessun rischio schedatura”. VIDEO
Tecnologia“La nostra tecnologia ha moltissimi campi di applicazione”, dice a Sky TG24 Simone Pratesi, amministratore delegato di “Reco 3.26”, l’azienda che ha realizzato il software utilizzato da polizia e carabinieri. VIDEO
“La normativa europea sulla privacy è un enorme presidio e noi la rispettiamo”. Il rischio schedatura? “Impossibile se si rispetta la legge”. Risponde così alle critiche sul riconoscimento facciale Simone Pratesi, amministratore delegato di “Reco 3.26”, l’azienda che ha realizzato il software utilizzato da polizia e carabinieri (guarda l'intervista nel video in alto).
Come funziona il vostro programma?
“Il sistema riconosce un volto e lo isola. Poi fa un’impronta biometrica che traduce in una striscia numerica indecrittabile. Anche noi non potremmo risalire al volto partendo da questa striscia. In meno di un secondo il software fa il matching tra un frame e la banca dati delle forze dell’ordine”.
Dove si trova questa banca dati?
“Al Viminale: strettamente controllata, vigilata e aggiornata”.
Aggiornata in che modo? Come si finisce in questo database?
“Non conosco tutte le fattispecie. Contiene i volti di chi ha avuto una condanna penale e di chi è stato fermato e su cui è stata costruita una scheda segnaletica”.
Come la mettiamo con il rischio di schedatura?
"Il rischio di schedatura è assolutamente proibito dalla normativa sulla privacy. Perché non è possibile catalogare e archiviare facce di una persona senza il suo consenso. Negli Usa abbiamo partecipato a questa gara in un casinò molto importante. Abbiamo fatto un’ottima performance tecnologica ma abbiamo perso perché ci è stata chiesta una cosa: cioè riconoscere se una persona entrata in un certo momento, era entrata anche nei giorni precedenti. Questo presuppone un’archiviazione dell’immagine del volto che il nostro sistema, per rispetto della legge, non prevede".
Tra i rischi del riconoscimento facciale ci sono i falsi positivi
“Nessuno è perfetto ma il sistema è molto più efficiente dell’occhio umano. Screma enormemente una folla. Poi si interviene sulla persona solo nel caso ci sia il subbio sulla sua identità”.
Quanto è difficile portare avanti un’attività di questo tipo in un contesto in cui la Cina, ad esempio, viaggia a un’altra velocità?
“Non è semplice. Il mondo cinese non è regolamentato e abusa anche di queste tecnologie. Loro non vengono da noi così come noi non andiamo da loro. Comunque è una sfida eccitante, è una tecnologia trasversale che ha moltissimi campi applicativi, non solo quello degli accessi o dei criminali”.