Telegram si prepara a lanciare Gram, la sua nuova criptovaluta

Tecnologia
Immagine di archivio (Ansa)

Tra due mesi, l’app di messaggistica istantanea renderà disponibile la propria moneta digitale, battendo sul tempo Facebook 

Stando a quanto riportato dal New York Times, tra due mesi Telegram lancerà Gram, la sua nuova criptovaluta. L’app di messaggistica istantanea si prepara dunque a sfidare Facebook, che nel 2020 renderà disponibile la moneta virtuale Libra, già oggetto di truffe su Internet. Parlando col quotidiano statunitense, un gruppo di investitori di Telegram ha spiegato che Gram diventerà una nuova valuta online e un modo per spostare denaro in qualsiasi parte del mondo.

Le critiche rivolte alle criptovalute

A differenza di Facebook, Telegram ha preferito non annunciare l’arrivo della propria criptovaluta con largo anticipo. Dietro a questa scelta potrebbe celarsi il desiderio di evitare troppe domande delle autorità, sempre più preoccupate del fatto che monete come Gram o Libra potrebbero, al pari dei Bitcoin, essere utili a nascondere traffici di denaro, di droga o cybercrime. Recentemente, anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha espresso le proprie perplessità sulle criptovalute. "Non sono un fan di Bitcoin e altre criptovalute, che non sono soldi e il cui valore è altamente volatile e basato sul nulla", ha scritto il tycoon su Twitter. "Se Facebook e altre compagnie vogliono diventare una banca devono ottenere un nuovo documento di autorizzazione bancaria ed essere soggetti a tutte le regole bancarie, come le altre banche, sia nazionali che internazionali", ha aggiunto. “I cripto asset non regolati possono facilitare comportamenti illegali, compreso il commercio di droga e altre attività illecite”, ha concluso Trump.

Il mining consuma più energia della Svizzera

CBECI (Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index), il tool online messo a punto dall’Università di Cambridge, ha dimostrato che il mining, il processo che permette di emettere i Bitcoin tramite la potenza di calcolo di numerosi computer sparsi per il globo, richiede circa 60,45 terawattora (TWh) di potenza all’anno: un consumo di energia superiore a quello dell’intera Svizzera. 

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