Facebook, Visa e Mastercard tra i finanziatori della criptovaluta

Tecnologia
Foto di archvio (Getty Images)
facebook_getty

Secondo il Wall Street Journal, sono una dozzina i big della finanza e dell’e-commerce che investiranno 10 milioni di dollari ciascuno nella creazione della nuova valuta virtuale, che potrebbe essere svelata la settimana prossima 

Visa, Mastercard, PayPal, Uber, Booking e altri colossi della finanza e dell’e-commerce hanno offerto il loro supporto alla nuova criptovaluta di Facebook che, secondo indiscrezioni, sarà svelata la prossima settimana, ma non verrà messa in circolazione prima del 2020. A rivelare i nomi dei partner del social network è stato il Wall Street Journal, che ha citato persone vicine alla compagnia di Menlo Park e informate sui fatti, confermando così le indiscrezioni circolate nelle scorse settimane. Ognuna delle società - una dozzina secondo il Wsj - coinvolte nel progetto investirà circa dieci milioni di dollari, dando vita a un consorzio che governerà la moneta virtuale, il cui nome sarà ‘Libra.

Ancorata a valute emesse dai governi

I finanziamenti erogati da queste società, il cui elenco deve essere ancora completato, serviranno dunque per creare la nuova criptovaluta, che sarà legata a un paniere di valute emesse dai governi al fine di evitare le forti oscillazioni già viste, ad esempio, con il bitcoin. Stando alle voci, Libra potrà essere utilizzata sia sulle piattaforme di proprietà della compagnia di Menlo Park (Facebook, WhatsApp, Instagram), sia su altri portali di e-commerce. Inoltre, Mark Zuckerberg potrebbe appoggiarsi anche a Gemini, una delle più note start-up per le criptovalute, di proprietà dei gemelli Winklevoss, che in passato accusarono lo stesso numero uno di Facebook di aver rubato la loro idea di creare un social network, ottenendo un risarcimento di 65 milioni di dollari.

Nuova bufera su Zuckerberg

La presentazione della criptovaluta potrebbe seguire di pochi giorni l’ennesimo scandalo che ha travolto il social e il suo creatore. Sempre secondo il quotidiano finanziario newyorkese, Mark Zuckerberg era a conoscenza del fatto che le discutibili pratiche sulla privacy messe in atto dalla piattaforma andavano contro i dettami stabiliti dal decreto stretto consensualmente con la Federal Trade Commission (Ftc) nel 2012, sul quale il social avrebbe dovuto regolare le sue attività riguardanti la tutela dei dati dei suoi utenti. Tuttavia, un portavoce di Facebook ha dichiarato che “in nessun momento Mark o un altro dipendente di Facebook ha violato deliberatamente gli obblighi della società nell'ambito del decreto consensuale”.

Tecnologia: I più letti