Addio all'uomo che regalò il nome a Super Mario

Tecnologia

Cristian Paolini

Aveva 84 anni e si chiamava Mario Segale. Era un imprenditore italo-americano che nel 1981 concesse alla Nintendo di dilazionare il pagamento dell'affitto degli uffici in cui avrebbe sviluppato il suo gioco più famoso

Ci sono Game Over da cui, purtroppo, non si può ripartire inserendo una moneta. E quante ne abbiamo inserite in sala giochi per sfidare il brutale scimmione Donkey Kong con un eroe dal fisico per nulla atletico, con prominenti baffi e un nome familiare: Super Mario. 

L’uomo che trasformò quello che doveva chiamarsi Jumpman (anche un pò banalmente, visto che saltare era quanto gli chiedevamo di fare con il joystick) nell’idraulico più famoso dei videogames è morto. Si chiamava Mario Segale, aveva 84 anni, ed era un burbero imprenditore italo-americano che prestò il suo nome a quello che sarebbe diventato il simbolo di Nintendo nel mondo.    

Era il 1981 e la filiale americana dell’azienda nipponica era in grosse difficoltà economiche, così dopo avere ottenuto ulteriore tempo per pagare il magazzino che Segale le aveva affittato (non senza un duro confronto con il locatore), a Tukwila nello stato di Washington, per sviluppare quello che sarebbe diventato il suo gioco più rappresentativo, decise di donare all’antagonista di Donkey Kong (il vero protagonista del gioco) il nome del riluttante benefattore.

Non che Mario, quello reale, abbia mai indossato cappello rosso e salopette blu di ordinanza (anche se una certa somiglianza con quell’omino fatto di pixel si poteva scorgere) o si sia mai vantato troppo dell’episodio e di quella bizzarra genesi. Anzi, in una delle rare interviste, al Seattle Times nel 1993, sottolineò di “attendere ancora che qualcuno gli pagasse le royalties” per il personaggio che portava il suo nome. Ma soprattutto nel suo necrologio (la dipartita risalirebbe allo scorso 27 ottobre stando al sito Kotaku) ha fatto sapere di volere essere ricordato per quanto aveva costruito nella sua di vita, quella vera. Anche se poi in quella virtuale in qualche modo continuerà a vivere e sicuramente lo farà per sempre nella curiosità di quanti si chiederanno perché una ditta giapponese abbia pensato di mettere in un videogioco un buffo idraulico italiano.

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