Videogiochi e realtà virtuale, il meglio deve ancora arrivare

Tecnologia

Cristian Paolini

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Sullo stato attuale e sulle prospettive della tecnologia abbiamo sentito Riccardo Meggiato, esperto di gaming e sviluppatore. E secondo le sue previsioni per un'esperienza davvero appagante c'è ancora da attendere...

La Realtà virtuale è da sempre un tema che colpisce la fantasia degli amanti dei videogiochi. Quale sia lo stato dell’arte per il tipo di tecnologia e quali siano le prospettive future e quelle dei prodotti attualmente in commercio lo abbiamo chiesto a Riccardo Meggiato, esperto di videogiochi e sviluppatore.

Qual è lo stato di salute della realtà virtuale?

Al momento ci sono segnali e prodotti che meritano di essere marcati con un segno positivo, soprattutto nel mondo dei Pc, che può contare su hardware performanti e valicare i limiti dei famosi caschetti. Mi riferisco al mondo dei computer perché è quello a cui si rivolge chi è disposto a spendere anche molti soldi per un’esperienza appagante che richiede una postazione per il cui allestimento servono intorno ai 2500/3mila euro. Per chi vuole invece ottenere un buon compromesso tra qualità e prezzo, a meno della metà della cifra che ho indicato può guardare alla proposta di Sony per PlayStation. Ovviamente si tratta solo di un assaggio di quello che potrebbe offrire questa tecnologia. Ma esplorare la piena potenzialità della realtà virtuale è ovviamente un’altra cosa.

Quali sono i limiti con cui fare i conti?

I limiti sono principalmente tre. Quello economico di cui ho già parlato e due di natura tecnica. La prima è la risoluzione dell’immagine che dovendo essere disposta su due punti di vista va dimezzata. Ipotizziamo che ci fosse una versione VR di Fifa, al momnento il risultato sarebbe insoddisfacente in quanto avrebbe metà della risoluzione. Poi bisogna considerare l’immersività intesa come fluidità dell’immagine. Se questa manca si verificano quei fastidiosi scatti che nei casi peggiori possono produrre un senso di nausea. Il lavoro degli sviluppatori è trovare nella realizzazione del prodotto il bilanciamento tra immersività e definizione grafica.   

Quali sono i titoli più riusciti per la VR?

Senza dubbio uno dei titoli migliori è Lone Echo, gioco in VR progettato e e realizzato per Oculus. La furbizia degli sviluppatori in questo caso è stato ambientarlo nello spazio, uno scenario dove i dettagli possono anche essere scarni in quanto nessuno lo conosce con esattezza, e la minore definizione premia la fluidità. Per quanto riguarda un prodotto di livello inferiore, ma comunque godibile è Star Trek Bridge Crew sviluppato da Ubisoft per Ps4. In sostanza ci si trova sul ponte di comando della mitica Enterprise, e guarda caso anche questo titolo è a tema spaziale. L’obiettivo di chi produce giochi VR non è vendere un numero di copie come Fifa, Assassin’s Creed o Call of Duty, ma diffondere il più possibile questa tecnologia creando delle killer application.

Quali sono le sue previsioni per il futuro di questa tecnologia?

Personalmente credo che la realtà virtuale come la conosciamo ora andrà a morire e tra 7/8 anni avremo una nuova ondata di prodotti e forse sarà quella buona, anche grazie all’innovazione tecnologica. Lo penso anche perché la gente si aspetta subito un prodotto che la soddisfi sotto tutti i punti di vista e non un work in progress. Oggi i progressi tecnici vanno tutti nella direzione della sottrazione di interfaccia, è difficile pensare che mettersi una scatola in testa possa essere sentita come un’esperienza soddisfacente.

 

 

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