Quando il robot implora di non spegnerlo: l'uomo e la pietà verso la macchina

Tecnologia
Robot umanoide Nao (Getty Images)
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I risultati dei test condotti da un gruppo di ricerca tedesco hanno dimostrato come gli esseri umani siano estremamente sensibili nei confronti degli umanoidi con intelligenza artificiale 

La filmografia e la letteratura hanno, da sempre, dedicato ampio spazio al tema dei robot e della loro presunta capacità di provare sentimenti. A quanto pare, però, secondo quanto emerge da uno studio condotto da un gruppo di ricerca tedesco e pubblicato sulla rivista PLOS One, sarebbero gli esseri umani a provarne nei confronti delle macchine da loro stessi costruite. Nonostante i robot progettati per interagire socialmente con l'uomo stiano diventando sempre più comuni, riuscire a rapportarsi con l'intelligenza artificiale risulta ancora assai complesso. I risultati dei test condotti, infatti, hanno dimostrato come gli esseri umani siano estremamente sensibili nei confronti dei robot, al punto da non riuscire più a spegnerli quando implorino per la loro stessa 'vita'.

Quando i robot non 'vogliono' essere spenti

L'esperimento ha visto coinvolti 89 volontari che, grazie all'aiuto di Nao, un piccolo robot umanoide, hanno portato a termine dei semplici compiti assegnati loro dai ricercatori. I partecipanti si sono così trovati a interagire con le macchine e a rispondere ad alcune domande che avrebbero dovuto migliorare gli algoritmi di apprendimento del robot. In realtà, lo scopo dei ricercatori era quello di far familiarizzare i volontari con Nao prima di chiedere loro di disattivarlo. In circa la metà dei casi, il robot ha protestato, sostenendo di avere paura del buio, e arrivando addirittura a implorare di avere 'salva la vita'. Dei 43 volontari che hanno interagito con il robot riluttante, 13 si sono rifiutati di procedere, mentre gli altri 30 hanno impiegato il doppio del tempo rispetto a quelli che non avevano ricevuto tale supplica. Una volta interrogati, i partecipanti hanno fornito le proprie spiegazioni. Alcuni hanno confermato di essere rimasti sorpresi dalla richiesta, mentre altri temevano di stare facendo qualcosa di sbagliato. La risposta più comune è stata semplicemente che il robot non voleva essere spento.

La regola della reciprocità

Secondo gli autori dello studio, questa scoperta si fonda sul principio noto come ‘l'equazione dei media’, teorizzato per la prima volta nel 1996 da due psicologi: Byron Reeves e Clifford Nass. La tesi sostiene che gli esseri umani abbiano la tendenza a trattare i media non umani (tra cui la TV, i computer o i robot) come se lo fossero, parlando ed interagendo con essi nella quotidianità. Diversi studi hanno dimostrato come proprio questo principio influisca sul comportamento degli esseri umani, specialmente quando si trovano a rapportarsi con umanoidi dotati di una sviluppata intelligenza artificiale. Si tende cioè ad applicare nei loro confronti la cosiddetta 'regola della reciprocità'. L'essere umano è più incline a essere gentile quando un robot lo è a sua volta, mentre è disposto a prendere ordini da questo, qualora gli venga presentato come una figura autoritaria.

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