Digitale e food: scegliamo online ma 50% ristoranti male indicizzati

Tecnologia
Quattro italiani su cinque cercano informazioni online prima di prenotare al ristorante (archivio Getty Images)

Quattro persone su cinque fanno una ricerca in rete prima di prenotare ma la maggior parte dei siti dei locali presi in esame dal report "Italian Data Flavour 2018" è male indicizzato e solo un consorzio su dieci è visibile online

Nonostante la sempre maggiore diffusione dell'utilizzo di internet da parte della clientela per scegliere dove mangiare, oltre il 50% dei siti di ristoranti è male indicizzato, cioè difficile da trovare sui motori di ricerca. Dinamiche simili si registrano nel settore dei prodotti tipici del food made in Italy, con nove consorzi su dieci “invisibili” sul web. A dirlo è l'anteprima del report "Italian Data Flavour 2018".

Lo studio sui ristoranti

La ricerca, che sarà pubblicata a ottobre ed è stata realizzata da Fiera Bolzano in collaborazione con Noonic, analizza il grado di digitalizzazione della ristorazione stellata italiana e dei consorzi di tutela. Per quanto riguarda i ristoranti (356 quelli selezionati per l'indagine), dal report emerge che quattro persone su cinque fanno una ricerca in rete prima di prenotare, e leggono almeno sei recensioni per decidere dove andare. Ma, anche se tutti i ristoranti hanno un sito Internet (98%), soltanto meno della metà lo sa far funzionare.

L'importanza del Seo

Solo un locale su due rispetta gli standard minimi Seo, ossia quelle procedure che consentono di “farsi trovare” online: il 73% non ha la metadescription (cioè le poche righe che si possono leggere sotto il nome del locale nelle pagine che raggruppano i risultati di ricerca) impostata e il 53% non ha il tag fondamentale per descrivere la cosiddetta value proposition, letteralmente “proposta di valore”, cioè una “promessa” riconosciuta rispetto a un prodotto offerto e una convinzione da parte del cliente che verrà ricevuta. E la situazione peggiora con i social network: l'83% dei ristoranti analizzati ha infatti una pagina Facebook, ma solo il 24% di queste vengono aggiornate con costanza, con almeno due post a settimana.

I consorzi di tutela

Dinamiche simili, come detto, si registrano per i consorzi di tutela del made in Italy, sempre in ambito food. I siti di nove consorzi su dieci (273 in tutto quelli presi in esame) sono male indicizzati e il 33% deve ancora aprire una propria pagina su Facebook. A colpire – dice sempre il report – è soprattutto l'effetto-lingua: soltanto il 43% dei siti prevede infatti la doppia lingua, un elemento che ovviamente va a incidere pesantemente sulle potenzialità di export.

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