Facebook vieta pubblicità che promuove criptovalute, Bitcoin crolla

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La società di Marck Zuckerbeg ha deciso di vietare ogni inserzione pubblicitaria che induca ad investire in "prodotti e servizi finanziari che sono associati frequentemente con pratiche promozionali ingannevoli"

Facebook vieta le pubblicità che promuovono le criptovalute e le initial coin offering (ICO), un mezzo non regolamentato di crowdfunding nel settore finanziario con il quale le start up raccolgono fondi distribuendo token. L’annuncio, che arriva a poca distanza dalla decisione di introdurre norme più stringenti per tutelare la privacy, affonda il Bitcoin, che scende sotto i 10.000 dollari arrivando a perdere il 28% dall'inizio di gennaio.

Proibiti spot sulle criptovalute

Il social media annuncia che proibirà gli spot che promuovono "prodotti e servizi finanziari che sono associati frequentemente con pratiche promozionali ingannevoli" incluse le criptovalute e le ico. Facebook spiega che il divieto è "intenzionalmente" ampio per consentire il tempo necessario per affinare il processo di identificazione e soppressione delle pubblicità ingannevoli

Mercato non regolamentato

"Vogliamo che la gente continui a scoprire nuovi prodotti e servizi tramite le pubblicità di Facebook senza paura di truffe. Diverse aziende che pubblicizzano ora ico e criptovalute non operano però in buona fede", mette in evidenza il responsabile della gestione del prodotto del colosso social media, Rob Leathern.

I provvedimenti negli Usa e Corea del Sud

L'affondo di Facebook arriva mentre entrano in vigore norme più stringenti per le criptovalute in Corea del Sud e le autorità americane alzano il tiro sulle piattaforme di scambio del Bitcoin e le sue sorelle, segnalando un crescente interesse per un mercato ancora senza regole e in corsa sfrenata da mesi. Le criptovalute, pur non rappresentando un rischio per la stabilita' finanziaria, non devono diventare dei "nuovi conti svizzeri" ammonisce il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, dicendosi preoccupato per l'uso potenziale delle criptomonete da parte dei criminali. Corre ai ripari anche Seul: con la Corea del Sud secondo mercato al mondo dopo gli Stati Uniti per il Bitcoin, le autorità hanno imposto una stretta agli scambi per evitare frodi soprattutto ai danni dei più giovani.

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