Sarah Fahr, l’oro del volley: “Ai ragazzi dico: sognate in grande”

Capelli biondissimi acconciati in una mezza coda, occhi azzurri e combattivi. Da ormai sette anni Sarah Luisa Fahr incanta, con le compagne dell’Italvolley femminile, gli italiani che, partita dopo partita, si sono convertiti a tifosi di uno sport elettrizzante, ma troppo spesso ignorato. “Ricordo quando ci criticavano – sorride Fahr – ma adesso ci siamo prese tante soddisfazioni e non vediamo l’ora di fare di più”. Oro alle Olimpiadi di Parigi 2024 e campionesse mondiali in carica, la Nazionale di pallavolo italiana ci ha regalato un’emozione dopo l’altra. “Non nego che ci sono stati molti momenti difficili: la finale contro la Turchia l’ho sofferta molto e, in generale, sono arrivata stanca al Mondiale. Ma se mi guardo indietro sono grata a quella ragazzina di 13 anni che, per inseguire un sogno, è uscita di casa e non ha mai mollato”. Sarah Luisa Fahr ha raccontato a Sky Tg24 Insider le emozioni delle sue vittorie, ma anche come non si sia mai lasciata abbattere dalle sconfitte, perché lo sport, come ci ha detto lei stessa, “è un grande maestro”. Sarah, come ha deciso che la pallavolo sarebbe diventata la sua strada? Sono nata in una famiglia di sportivi. Mia mamma e mio nonno sono dei grandi appassionati di pallamano, mentre mio papà è un velista. Tutti insieme, andavamo a sciare ogni inverno. Diciamo che è stato normale per me avvicinarmi allo sport fin da piccola. Ho iniziato con il nuoto, poi la ginnastica artistica, nel mentre praticavo equitazione e vela. Poi a 10 anni ho scoperto la pallavolo e istintivamente ho capito che non ci sarebbe stato altro per me. Mi sono innamorata Cosa rappresenta o ha rappresentato lo sport nella sua vita? In che modo la pallavolo l'ha aiutata ad affrontare la quotidianità? Io devo moltissimo al mio sport. Innanzitutto, mi ha insegnato a stare al mondo. La pallavolo è uno sport di squadra che ti costringe a relazionarti costantemente con altre persone. Vuoi o non vuoi, impari quando è giusto stare in silenzio e quando, invece, è necessario alzare la voce. Paradossalmente, diventi sia più obbediente sia più riottosa e capisci quando scherzare o essere seria. E poi, un altro grande insegnamento, è la disciplina. Fin da piccola, ho dovuto organizzarmi tra la scuola e gli allenamenti, ritagliandomi chirurgicamente spezzoni di tempo per studiare e stare con gli amici. Lo sport, se lo pratichi con dedizione, ti insegna l’organizzazione e il dare priorità a ciò che conta. Sono grata di aver avuto l’opportunità di vivere a pieno la pallavolo perché mi ha permesso di crescere in fretta. Fin da bambina, mi sono confrontata con compagne di squadra anche di 10 o 15 anni più grandi di me e, questo, mi ha permesso di maturare e di essere la donna che sono oggi Il 7 settembre 2025 lei e le sue compagne dell’Italvolley vi siete laureate campionesse mondiali. L’11 agosto 2024, invece, avete giocato la finale che vi ha portate a vincere l’oro olimpico. Cosa si prova a raggiungere due traguardi così importanti in poco più di un anno? Che lavoro c’è dietro? È stata un’emozione grandissima, non riesco a descriverla a parole. Quello che ci ha portato a vincere questi due titoli è stato il lavoro e la fatica che stiamo facendo dal 2016, migliorando il nostro modo di giocare e stare in campo. Ci sono stati dei momenti brutti, ma sono stati quelli a insegnarci ciò che ci serviva per arrivare sul tetto del mondo. Grazie al nostro allenatore, Julio Velasco, abbiamo ritrovato la serenità e il focus mentale che ci serviva per coronare il sogno di tutti gli atleti, le Olimpiadi, ma non abbiamo comunque voluto fermarci. Quest’anno siamo partite con la volontà di fare qualcosa di grande e ci siamo allenate duramente come se ai Giochi non ci avessimo neanche partecipato. Ai Mondiali, eravamo molto più consapevoli delle nostre capacità e ci siamo divertite in campo. Quello che abbiamo realizzato mi sembra ancora surreale, anche perché le ultime due partite sono state molto difficili per me A causa del piccolo infortunio poco prima della semifinale Non è stato per niente facile. La caviglia mi faceva molto male, ma mi sono detta che per nulla al mondo avrei finito così il mio Mondiale e che mai avrei messo in difficoltà le mie compagne. Ho stretto i denti e ho giocato ugualmente, cercando di non pensare al dolore e concentrandomi sulla partita. Ho capito che, come si dice spesso, la testa ha un grande impatto sul corpo e può trainarlo nei momenti difficili. Le mie prestazione non saranno state delle migliori, ma con il cuore ero lì, per me e le mie compagne Quanto conta la squadra? Diciamo che io per lavoro gioco e che le mie compagne di squadra sono le mie colleghe. Quindi è normale che a volte si litighi o proprio non ci si sopporti. Ma in questi ultimi anni tra noi è nata una forte alchimia che, quando siamo in campo, si sprigiona e ci fa fare delle cose magnifiche. Credo che quello che abbiamo ottenuto in questo periodo sia merito del nostro forte spirito di squadra. Si è creata una sinergia per la quale ognuna di noi offre ciò che manca all’altra. Mi spiego: se io scendo in campo e riesco a dare solo il 20%, so che le mie compagne metteranno il restante 80%. E nei loro occhi, ogni volta che disputiamo una partita, vedo quello che so essere nei miei. La voglia di farcela ad ogni costo. È una cosa molto rara e siamo fortunate ad averla Invece, che rapporto c’è con Julio Velasco? La sua filosofia e il suo modo di fare sono ormai celebri Come ho detto, è grazie a lui se abbiamo riguadagnato la serenità che ci mancava. Julio ci dice sempre che noi abbiamo il nostro istinto di atlete e che, in campo, dobbiamo seguire quello, indipendentemente dai suoi consigli. Ci ripete in continuazione che quello che vogliamo raggiungere, in realtà, ce lo abbiamo già dentro e lo dobbiamo solo tirare fuori. E quando ci perdiamo, ci riporta sulla giusta strada Cosa consiglierebbe a una ragazza o a un ragazzo che la guarda e che, magari, vorrebbe essere come lei? Una frase che mi ripeto sempre è: “Fai della tua vita un sogno e di quel sogno la realtà”. Quello che consiglio alle ragazze e ai ragazzi è semplicemente di sognare e di sognare in grande. Devono trovare e percorrere, senza paura, la strada della vita che gli fa stare bene, indipendentemente da tutto e da tutti. L’unica difficoltà sta nel trovare quella cosa che, facendola, ti emoziona e ti fa venire le farfalle nello stomaco anche a distanza di tanto tempo. Io l'ho trovata, è la pallavolo

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Sarah Fahr, l’oro del volley: “Ai ragazzi dico: sognate in grande”

Benedetta Macchini