Basket, Saliou Niang e il titolo di "Most Improved Player" della stagione 2024/2025
SportDopo la vittoria della Coppa Italia, l’esordio nella Nazionale e la dichiarazione di eleggibilità al Draft NBA, a 21 anni da poco compiuti riceve il titolo di giocatore di Seria A che ha dimostrato i miglioramenti più significativi. L’intervista
A poche settimane dalle finali dei playoff, che decreteranno la squadra campione d’Italia, Lega Basket ha annunciato tutti i vincitori degli LBA Awards 2025: una premiazione dedicata ai protagonisti della regular season della Serie A Unipol 2024-2025, suddivisi per categorie. Quest’anno è Saliou Niang, a vincere il titolo di “Most Improved Player”, ossia il giocatore che, rispetto alle stagioni precedenti, ha dimostrato un miglioramento più significativo nelle sue prestazioni sul parquet. Candidato insieme a Quinn Ellis, Mouhamed Faye, Mfiondu Kabengele e Matteo Librizzi, Niang, che quest'anno ha giocato a Trento, è riuscito a conquistare il primo posto grazie ai risultati portati a casa: dai 5.0 punti, 3.1 rimbalzi e 7.2 di valutazione in 13.1 minuti di media della scorsa stagione, è passato agli attuali 8.1 punti, 5.0 rimbalzi e 8.8 di valutazione in 20.4 minuti per gara, come riporta Lega Basket. Si tratta di un altro importante traguardo, a 21 anni appena compiuti, in una stagione che lo ha visto alzare la Coppa Italia, esordire nella Nazionale e diventare uno dei pochi italiani dichiarati eleggibili al Draft NBA 2025.
Chi è Saliou?
Classe 2004, Niang è un cestista senegalese naturalizzato italiano, cresciuto in provincia di Lecco. Ha indossato la maglia della Fortitudo Bologna dal 2018 al 2023 con cui ha esordito in Serie A (nel palazzetto di Treviso), per poi arrivare nel capoluogo trentino e militare prima nelle giovanili, poi in Serie A1 e in EuroCup con l’Aquila Trento, squadra che, lo scorso febbraio, ha celebrato la vittoria della prima Coppa Italia.
Quando è nata la tua passione per il basket?
La passione per questo sport è iniziata quando ero in seconda elementare. Un mio caro amico che giocava a minibasket mi chiese di andare a fare un giorno di prova insieme a lui; i nostri genitori si organizzarono e andai a fare il primo allenamento. In quel periodo vivevo ancora a Mandello del Lario, in provincia di Lecco, dove ho trascorso l’infanzia
Chi è il tuo giocatore preferito?
Kevin Durant
Il numero di maglia con cui attualmente giochi è il 7. C’è un motivo?
In realtà no, prima di arrivare qui a Trento prendevo i numeri disponibili che rimanevano. Avrei voluto continuare ad avere il 23, ma era occupato, quindi decisi il 7, che era il numero che mi piaceva di più tra tutti. Ora non voglio cambiarlo, mi ha portato molta fortuna e ormai mi sono affezionato
Che rapporti hai con il Senegal e c’è qualche aspetto caratteristico di quel Paese che senti ti appartenga?
In Senegal ci sono nato e lì ho tutti i parenti, i miei cugini. Sono arrivato in Italia quando avevo 2 anni e in Senegal ci sono tornato due volte; ormai sono 5 anni che non vado e mi piacerebbe tornare per riviverlo. È la mia terra, è il luogo della mia famiglia. Della cultura senegalese amo il cibo e l’accoglienza dei suoi abitanti
Scegliere se indossare la maglia della nazionale italiana oppure quella del Senegal ha posto quesiti dentro di te oppure è stata una decisione spontanea?
È stata una scelta assolutamente spontanea. Sono cresciuto in Italia e sono stati gli italiani a crescermi nell’ambito della pallacanestro; per questo mi sono sentito in debito verso questo Paese e per me era un sogno indossare questa maglia. Mi ci vedevo di più
Sono principalmente due le maglie che hai indossato: quella della Fortitudo Bologna e quella dell’Aquila Trento. Se, da un lato le accomuna lo stesso simbolo (l’aquila), dall’altro sono due squadre con una storia molto diversa, così come i periodi della tua vita in cui ti sei accostato a loro. Cosa rappresentano rispettivamente per te?
Hanno un valore importante nella mia vita: Bologna è stato il luogo dove è cresciuto il piccolo Saliou; nella Fortitudo ho iniziato a giocare seriamente e capire che tipo di giocatore volessi diventare. Trento, invece, è stato il luogo dove sono esploso professionalmente e ho avuto l’opportunità di dimostrare le mie capacità sul campo, grazie alla fiducia che mi è stata data.
Crescere a "basket city"
Niang, difatti, ha esordito nelle giovanili della Fortitudo, a Bologna, crescendo e formandosi in quella che è conosciuta per essere la “basket city” italiana. Una città in cui la pallacanestro scorre nel sangue degli abitanti e che vede protagonista una storica rivalità tra due squadre nate tra gli anni Venti e Trenta: la Virtus e la Fortitudo. Il primo derby risale al 1966, anche se bisogna aspettare gli anni Novanta, dopo alti e bassi, per vedere basket city nel suo pieno splendore. Entrambe le società felsinee, infatti, in quel periodo (fino alle prime stagioni del nuovo millennio), erano al centro della pallacanestro non solo in Italia, ma in tutta Europa, calcando i parterre dell’Eurolega e dei playoff italiani con giocatori come Carlton Myer, Saša Danilović, Dan Gay ed Emanuel Ginóbili. La passione per la pallacanestro si accendeva sempre di più e non si è fermata, grazie ai tifosi che, di generazione in generazione, continuano a trasmetterla
Com’è stato crescere in un ambiente come quello di basket city?
È stato bello perché Bologna ha in sé la storia del basket e qualunque bambino vorrebbe giocare in quell’ambiente. Solo il fatto di avere avuto la possibilità di vivere il derby da giocatore è uno dei ricordi più belli che io abbia legati a questo sport e a questa città
La stagione 2024/2025
All’Inalpi Arena di Torino, insieme all’Aquila Trento hai celebrato la prima coppa nazionale della squadra, sovvertendo i pronostici che davano come favorita Milano. Coi compagni e l’allenatore Galbiati hai costruito un bel rapporto; cosa rimarrà sempre con te di questa stagione?
Una cosa che mi ha stupito e che non dimenticherò è il rapporto che si è creato coi miei compagni, in particolare, come ci siamo aiutati l’uno con l’altro. I veterani mi hanno aiutato tanto a crescere, dandomi consigli e facendomi capire le cose giuste da fare sul campo
In questa stagione piena di successi, qual è stata la partita più significativa di quest’anno?
Dal punto di vista personale, quella contro Reggio Emilia alla Coppa Italia. Era una partita con un certo peso perché se avessimo perso saremmo stati eliminati dal torneo. In quel momento mi sono sentito protagonista e penso di avere dato molto alla squadra. Non me lo aspettavo. Invece, come squadra, la partita più significativa penso sia stata la finale di Coppa Italia: giorno incredibile
A chi dedichi ogni traguardo?
Alla mia famiglia e ai miei amici più cari
E poi...
Sei eleggibile al Draft NBA, la porta principale per entrare in NBA e arrivare a giocare nella lega professionistica più famosa al mondo. C’è mai stato un momento in cui ti sia chiesto se questa fosse la strada della tua vita o in cui tu abbia vissuto una delusione così grande da farti dubitare del tuo amore per la pallacanestro?
Sì, ho avuto certi momenti in cui pensavo non sarei tornato più lo stesso di prima, specialmente dopo l’infortunio alla caviglia e le due operazioni. Ho avuto paura, ma adesso sono contento di ciò che sto facendo. Per quanto riguarda il draft, tutto è possibile
Cosa auguri al tuo futuro, come persona e come cestista?
Spero di diventare la migliore versione di me e, un giorno, di diventare un esempio per i ragazzi più piccoli che vorrebbero intraprendere questa carriera