Calcio femminile e infortuni: arriva il primo studio della Fifa

A oggi non esistono studi internazionali sistematici su questo tema: le poche ricerche disponibili sono frammentarie, ma già indicano che le calciatrici hanno un rischio da 2 a 6 volte maggiore di subire lesioni al crociato anteriore rispetto ai colleghi maschi. Lo studio finanziato dalla FIFA e portato avanti dalla Kingston University di Londra, durerà un anno e analizzerà l’impatto delle fluttuazioni ormonali durante il ciclo mestruale, considerate un possibile fattore di rischio per questo tipo di infortuni. In particolare, verranno analizzati i livelli di estrogeni e progesterone, per capire se e quanto possano influire sulla lassità del legamento e sulla riduzione delle reazioni neuromuscolari. Cronica assenza di ricerca nello sport femminile “Non solo non studiamo gli infortuni nello sport e nel calcio, ma manca del tutto una base di dati sulla biomeccanica, la biofisica, la fisiologia femminile”, sostiene Luisa Rizzitelli, presidente e fondatrice di Assist, Associazione Nazionale Atlete, che da 25 anni lavora per i diritti delle donne nello sport. “È un tema che riguarda drammaticamente l’intera società civile e la medicina di genere in generale. Se non conosci le caratteristiche dei corpi, non puoi creare condizioni di parità. E nello sport questo vuoto ha conseguenze dirette sulle performance, sulle carriere e persino sulla salute delle atlete”. Per Assist la notizia che la FIFA finanzierà per la prima volta una ricerca sugli infortuni nel calcio femminile è una buona notizia, ma si inserisce in un vuoto generale di dati e attenzione allo sport femminile. L’assenza di dati, spiega Rizzitelli, riguarda ogni livello dello sport: “Dal ciclo mestruale alla maternità, dalle esigenze di recupero agli infortuni, esistono studi, ma sono frammentari, di nicchia, non sistemici”. A confermare il problema del gap tra calcio maschile e femminile è Alessandro Corsini, responsabile sanitario del Genoa CFC: “Nel calcio maschile disponiamo di un’ampia mole di studi, registri epidemiologici, linee guida e modelli predittivi validati, che ci consentono di strutturare interventi basati su evidenze solide. Nel femminile, invece, siamo ancora troppo spesso costretti a trasferire strategie sviluppate e testate sugli uomini, adattandole in modo empirico, senza la certezza che siano realmente efficaci o appropriate”. Senza dati difficile avere modelli per allenamento e analisi Marialaura Scatena, giornalista esperta di calcio femminile, ha scritto di recente che il calcio femminile viene ancora trattato come un sottomercato, con scarso interesse per l’analisi delle performance e infrastrutture inadeguate: “Gli stadi e i campi di allenamento spesso vecchi o mal attrezzati rendono difficile l’implementazione di tecnologie avanzate per la raccolta automatica dei dati”. E senza dati, è difficile avere modelli su cui basare allenamenti e analisi delle singole prestazioni. “Per anni si è confuso il concetto di 'equità di genere' con quello di 'somiglianza di genere', creando un vuoto culturale e scientifico che oggi il calcio femminile sta pagando. Colmare questo gap è un dovere etico e professionale per chi opera nello sport d’élite”, aggiunge Corsini. “In Italia”, spiega Rizzitelli, “non esiste un osservatorio sull’impatto di genere nello sport, e i dati disponibili sono scarsi e sconnessi”. Esiste però uno studio pubblicato nel 2022 su quali strategie le atlete di alto livello nel rugby e nel calcio mettono in atto per gestire i sintomi premestruali tra allenamenti e gare. Secondo il team di ricerca molte atlete vivono ancora come un problema il fatto di non poter parlare apertamente dei dolori premestruali soprattutto con i coach e i componenti degli staff tecnici perché sono in grandissima parte uomini che sottovalutano tale criticità e la fanno vivere a molte atlete se non come un tabù certamente come un loro problema di cui sia meglio non parlare. “Solo per fare un esempio: nel calcio, le tesserate sono 375 mila, due terzi sono donne, ma su 70 allenatori ce ne sono solo 3 di sesso femminile. E questa sproporzione si ripete ovunque: tra i dirigenti, nei quadri tecnici, negli staff", continua Rizzitelli. Poschi studi su medicina e fisiologia di genere nelle scienze motorie Sebbene il calcio femminile stia acquisendo sempre più popolarità , con un aumento del 125% dei tesseramenti dal 2008 al 2023, secondo i dati della Federazione Italiana Giuoco Calcio , la medicina e la fisiologia di genere anche nelle scienze motorie e sportive sono solo agli inizi e alcune tematiche sono state indagate pochissimo. Quanto incide l’assenza di uno storico di infortuni e dati biometrici delle atlete nel costruire modelli efficaci di prevenzione? Per il medico Corsini “Quando i numeri sono pochi, il rischio è l’approssimazione. L’avvento del professionismo nel calcio femminile, l’innalzamento progressivo del livello competitivo e la crescente specializzazione degli staff in ottica di genere stanno contribuendo a un importante avanzamento delle conoscenze, anche nei settori giovanili”. E se non ci sono studi a livello nazionale, ci pensano le squadre stesse. Lo staff medico del Genoa CFC, in particolare con l’intervento del terapista Francesco Orlando, ha avviato un progetto mirato alla raccolta sistematica di dati, numeri e relazioni statistiche. “La FIFA ha giustamente riconosciuto che l’approccio “one-size-fits-all” non è più accettabile”, conclude Corsini, “e in qualità di professionisti “da campo”, auspichiamo che la ricerca promossa prosegua nella direzione dell’attuabilità: che i risultati vengano cioè tradotti in linee guida pratiche, realmente utilizzabili da club, preparatori, medici e staff tecnici”. Assist sta lavorando con altri enti per creare un tavolo tecnico sull’analisi del data gap di genere nello sport, prendendo ispirazione dalle iniziative internazionali, come quella del Ministero dello Sport francese che ha appena lanciato un grande piano di raccolta dati con focus sull’impatto di genere. Per la presidente Rizzitelli: “Non ci può essere uguaglianza senza conoscenza. Se non rilevi gli ostacoli, non puoi rimuoverli”.

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