Parigi 2024, Valentina Petrillo sarà la prima atleta trans alle Paralimpiadi: "Un sogno"

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Paola Arrigoni

Paola Arrigoni

©IPA/Fotogramma

Nata a Napoli nel 1973, Valentina è ipovedente dall’età di 14 anni a causa della sindrome di Stargardt. A Parigi correrà i 200 e i 400 metri, nella categoria T12. Una partecipazione "che avrà un valore culturale e sociale importantissimo. Spero che da quel momento si inizi a parlare delle persone transgender per il loro valore di persone e quindi anche per i valori sportivi”, racconta a Sky TG24

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La canticchia nei momenti difficili o di tensione. Come quelli che precedono l’entrata allo stadio prima di gareggiare. “Oje vita, oje vita mia, oje core 'e chistu core, si stata 'o primmo ammore” recita una strofa di 'O surdato 'nnammurato, classica canzone napoletana “che mi fa sognare perché l’atletica è il sogno della mia vita e questa canzone mi aiuta a ricordarlo e abbattere la tensione che sale in alcune circostanze” racconta Valentina Petrillo, che a Parigi 2024 sarà la prima atleta transgender a partecipare a una Paralimpiade. “Sto andando a fare quello che ho sempre desiderato. Non potrei chiedere nient’altro dalla vita, quindi la vivo con gioia”.

La storia e Parigi 2024

Valentina Petrillo nasce a Napoli il 2 ottobre 1973. Si innamora dell’atletica leggera molto presto vedendo il mito Pietro Mennea vincere i 200m ai Giochi di Mosca dell’80. “Da quel momento è iniziata la mia avventura alla ricerca di questo sogno: vincere un’Olimpiade”. Un sogno che viene in parte traslato perché all’età di 14 anni le viene diagnosticata la sindrome di Stargardt e diventa ipovedente. L’obiettivo Olimpiade diventa obiettivo Paralimpiade. Non solo. “Qualche anno fa sono finalmente riuscita a realizzare qualcosa che desideravo dentro: ho iniziato la transizione di genere nel 2019”. Un percorso in cui “ho perso tanti amici, ma ho anche incontrato persone splendide, in primis quando nel 2018 ho lasciato il mondo dell'atletica maschile. Non potevo più continuare a fingere a me stessa di non essere quella che sono e trovare il supporto del mondo paralimpico è stato per me fondamentale”. Nel 2023 partecipa ai Mondiali di Parigi, quando “c’è stata la mia consacrazione anche un po’ a sorpresa, forse non tutti si aspettavano che potessi portare a casa due bronzi e quindi conquistare la slot per le Paralimpiadi. È stata una grandissima soddisfazione che mi darà la forza di dare ancora di più a Parigi 2024”.

Valentina Petrillo - ©Getty

Lo sport come catalizzatore

Giochi che segneranno la storia. Non solo sportiva. “La mia partecipazione come prima atleta transgender avrà un valore culturale e sociale importantissimo. Spero che da quel momento si inizi a parlare delle persone transgender per il loro valore di persone e quindi anche per i valori sportivi”. Una partecipazione che aprirà la strada anche a un cambiamento di prospettiva e percezione su tante tematiche che le persone transgender - e più in generale - il mondo lgbtqia+ devono affrontare anche nel quotidiano. “Credo fermamente nei valori dello sport, che apprezza e valorizza le diversità. Purtroppo viviamo ancora in una società che è molto stigmatizzata sulle nostre vicende. Ci sono tanti modi di pensare e luoghi comuni che vanno abbattuti anche nei confronti delle persone paralimpiche. Maggiore sarà il mio risalto, anche a livello di risultati, maggiore ci sarà la possibilità di parlare e porre l’attenzione su certe tematiche, facendolo finalmente nel modo più corretto possibile”. 

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L’atletica

Quel “primmo ammore” che non si scorda mai e che l’ha aiutata in tante situazioni diverse. “L’atletica per me è la cosa che mi ha salvata da un quartiere difficile di Napoli, che mi ha permesso oggi, anche considerando la mia condizione, di essere una persona autonoma e libera. L’atletica è la mia vita, mi piace correre, ma soprattutto mi piace correre veloce”. E oggi, da donna, ancora di più. Andare sulla pista con la consapevolezza di poter dare il meglio di sé "è il sogno che si realizza e che auguro a tutte le persone di poter realizzare. Anche dopo essere diventata ipovedente o dopo la transizione, non ho mai smesso di sognare e l'atletica è stata fondamentale. Sono una persona felice e oggi lo sono ancora di più perché sono sono finalmente quella che volevo essere cioè una donna”. 

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