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Millemiglia 2023, il diario di bordo di Sky TG24 da Roma a Brescia

Sport

Nicola Veschi

Foto: Nicola Veschi

All’iconica gara limitata alle vetture storiche ha partecipato anche l’inviato di Sky TG24 Nicola Veschi, grazie all’iniziativa dello Stato Maggiore dell’Esercito che ha offerto di guidare una Lancia berlina del 1939. Ecco il racconto delle tre tappe (sulle 5 totali dell’evento)

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La Millemiglia (o 1000 Miglia) è una delle competizioni automobilistiche più celebri e longeve d’Italia. L’edizione 2023 si è svolta dal 13 al 17 giugno, nel classico tracciato Brescia-Roma-Brescia. Alle tre tappe finali (dalla Capitale alla città lombarda) era presente  in corsa anche Sky TG24. Grazie all’iniziativa dello Stato Maggiore dell’Esercito che ha offerto di guidare una Lancia berlina del 1939, il giornalista Nicola Veschi ha partecipato all’iconica gara limitata alle vetture storiche. Ecco il diario di bordo di questi 3 giorni del nostro inviato.

La Lancia Aprilia del 1939 - Nicola Veschi

Millemiglia, diario di bordo - GIORNO 1 - 15 GIUGNO

L’appuntamento è di quelli che fanno male: “Pronti a partire alle 5:30 dal mattino. Ci vediamo davanti alla Corte di Cassazione”. Per chi non è pratico con Roma si tratta del centro. C’è di buono che a quell’ora non c’è traffico e si trova parcheggio in un batter d’occhi.

Obbediente come un soldatino eseguo e alle 5:30 di giovedì 15 giugno mi presento al luogo del mio appuntamento carico del solito materiale per lavorare (iPhone per fare riprese, laptop per scrivere, una cam per qualche immagine più particolare), ma soprattutto di tanta emozione e curiosità per un’esperienza mai vissuta prima. La Millemiglia!

Quanti di noi sono cresciuti sentendone parlare in casa, vedendo servizi in televisione. Molti, probabilmente, hanno anche avuto l’occasione di andare a seguire il passaggio della carovana di auto d’epoca. Ma partecipare alla più famosa corsa di automobili che si tiene in Italia, beh, quello non è che capita tutti i giorni e io per primo mai avrei pensato potesse capitare a me. Invece…

27 aprile, sto camminando in centro a Cagliari quando squilla il telefono: “Nicola ciao, per caso il 15-16-17 giugno saresti libero? Volevamo proporti di correre per noi la Millemiglia da Roma a Brescia”. Dall’altra parte della linea un tenente colonnello dello Stato Maggiore dell’Esercito. Non esito mezzo secondo: “Certo che sono libero!”. E il gioco era fatto. Quella sera non avrei potuto immaginare cosa sarebbe successo in quei tre giorni di metà giugno.

Nicola Veschi

Nelle settimane successive sono arrivate anche altre indicazioni, a cominciare dalla mia compagna di viaggio: Valentina. Non parteciperemo alla competizione a cronometro, ma alla corsa “amatoriale” chiamata “Millemiglia friends” (quella dedicata a chi vuole godersi il viaggio senza correre, insomma). Il viaggio di “andata” da Brescia a Roma sarà fatto da un altro equipaggio del quale farà parte anche Guido Meda di SkySport, a me e Valentina spetterà il ritorno. Ma soprattutto ci viene svelato quale sarebbe stato il veicolo che l’Esercito ci avrebbe messo a disposizione: una Lancia Aprilia del 1939. Una signora di tutto rispetto, per la sua epoca una macchina con il massimo del confort. Ora dopo averla guidata per 17 ore consecutive posso garantire che nonostante i suoi 84 anni ha tenuto alto l’onore regalandoci un viaggio davvero comodo.

Il viaggio, appunto, quello cominciato alle 5:30 del mattino. Prima di metterci in marcia una rapida lezione di guida. In che senso? Beh, nel 1939 le auto non avevano il cambio sincronizzato, dunque per scalare le marce (dalla quarta alla terza, dalla terza alla seconda o ancora dalla seconda alla prima) occorre fare la così detta “doppietta”. Fortunatamente io guido da sempre una Fiat 500L del 1970, quindi sono abituato. La mia co-pilota Valentina è un po’ più arrugginita, ma nel corso della giornata recupera gli anni passati al volante di un’auto con cambio automatico. Il dettaglio veramente importante è la guida: la nostra Lancia ha il volante sul lato destro, come se fosse stata venduta in Gran Bretagna (ma così non è). Prima sfida: cambiare facendo la doppietta e usando il braccio sinistro. Provare per credere.

L'interno dell'automobile - ©Nicola Veschi

Superata la prima lezione di guida, insomma, si parte. Siamo in carovana con un altro mezzo d’epoca dell’Esercito: una jeep Campagnola del 1951 guidata da due militari dell’Esercito: il sergente maggiore Michele Vecchiano e il sergente maggiore Antonino Lo Turco. Per ogni evenienza ci segue un furgone per l’assistenza tecnica (dopotutto parliamo di signore che mediamente hanno 60 anni e dunque vanno manovrate con cura e trattate bene).

Si parte. Prima tappa il Museo dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle, sulle sponde del Lago Bracciano. Lungo la strada ogni tanto incontriamo qualcuno che attende il transito delle auto della Millemiglia per scattare foto, o semplicemente fare il tifo. Il primo piccolo bagno di folla, però, lo facciamo più avanti, nel centro di Viterbo. Il motore borbottante della nostra Lancia color verde scuro non passa inosservato e noi sfiliamo orgogliosi diretti a Marta e Capodimonte sul lago di Bolsena. Ogni tanto lungo il percorso affianchiamo i blocchi di prove dedicati alle vetture che corrono la Millemiglia “vera”, quella a cronometro.

Ci attende la Val d’Orcia, forse il tratto di viaggio più affascinante della giornata con le sue colline morbide, costellate di cipressi e casali, impreziosite da borghi unici come San Quirico d’Orcia.

La strada è sinuosa, sale e scende le colline, mette alla prova la nostra concentrazione (perché non è facile guidare in queste zone senza essere distratto dai panorami mozzafiato!) e la nostra resistenza (perché stare al volante di un’auto d’epoca può essere anche faticoso), ci accompagna fino a Siena che sembra sempre più lontana, quasi un miraggio. Là è prevista la nostra tappa per pranzare, ma noi ci arriviamo solamente alle 15, dopo otto ore di viaggio.

Gli interni - ©Nicola Veschi

La stanchezza è ripagata dalle centinaia di persone che applaudono mentre ci addentriamo nel centro storico della città del Palio e ancor più dallo spettacolo di piazza del Campo trasformata in un salotto per signore a quattro ruote tirate a lucido. Noi entriamo in piazza in punta di piedi, quasi non ci sembra possibile di potere essere alla guida di una macchina che può arrivare là dove le automobili normalmente (e giustamente) sono bandite!

La pausa dura poco più di mezz’ora, il viaggio è ancora lungo. Dobbiamo arrivare a San Miniato, Vinci e Pistoia.

La nostra velocità media è di 39 Km/h, eppure a noi sembra di andare come dei bolidi. Piano piano abbiamo cominciato a capire come si comporta la macchina in frenata, in curva, in salita. Cosa le piace fare e cosa invece la mette in difficoltà. Prendere confidenza ci richiede tempo e impegno. Il risultato è che intorno alle 19 arriviamo in piazza del Duomo a Pistoia nel gruppo delle ultime vetture.

In realtà non esistono gruppi: ognuno parte quando vuole, non si deve viaggiare in corteo, basta seguire i cartelli “Millemiglia” disposti ad ogni incrocio di tutto il percorso.

Stanchi, ma ancora carichi di adrenalina, guardiamo verso l’appennino tosco-emiliano e accettiamo la sfida: il passo dell’Abetone. È la nostra porta d’accesso all’Emilia Romagna. Una strada tortuosa, impegnativa, soprattutto a quest’ora della sera con tutti i chilometri accumulati sulle spalle. Ma sappiamo che svalicato l’Appennino ci attendono Modena e Reggio Emilia prima del traguardo. Si fa sera, arriva il buio. Modena è nostra alle 22:30. Reggio Emilia un’ora dopo. A mezzanotte e mezza siamo a Parma. Cotti dalla stanchezza, ma contenti per aver portato a casa la tappa più lunga dell’edizione 2023: 630 Km.

Mica male come prima volta, eh?

Auto - ©Nicola Veschi

Millemiglia, diario di bordo - GIORNO 2 - 16 GIUGNO

Secondo giorno, penultima tappa della Millemiglia 2023: da Parma a Milano seguendo un percorso di 440 chilometri.

La sveglia questa mattina è stata meno drammatica, ma sempre albeggiante per essere pronti a partire alle 7 del mattino da un parcheggio nel quale troviamo incolonnate le auto che partecipano alla gara competitiva (quella a tempo).

Sarà per il tracciato, sarà che Parma è una cittadina molto più piccola e meno dispersiva di Roma, sarà per il fatto che ci siamo aggiunti al gruppo un po’ prima rispetto a ieri, comunque sin dall’inizio sentiamo di vivere un po’ più pienamente la gara. Riusciamo a conoscere qualche equipaggio. Ci sono persone che arrivano da ogni parte del mondo: dall’Australia agli Stati Uniti, dalla Germania alla Francia, dal Messico al Canada, dal Giappone ad Hong Kong passando per il Kazakhistan, le Filippine e l’Uruguay. Riusciamo anche a vedere la coppia di italiani che è alla guida dell’automobile che fu di Nuvolari: è la storia che ci passa davanti agli occhi e ancor di più sentiamo di vivere un’esperienza straordinaria.

Per strada la carovana di auto d’epoca è molto più compatta, almeno in questa prima fase e lo si nota anche dalle tante persone lungo la strada che dal centro della città porta verso ovest, verso Piacenza. Arrivati all’aeroporto militare San Damiano c’è la prima prova cronometrica. Noi procediamo spediti tra gli hangar dell’Aeronautica Militare, appena usciti ci addentriamo in strade di campagna che attraversano piccoli centri abitati come Torrano e Albarola che ci lasciano incantati, fatti di cascine e vecchie fabbriche che raccontano del passato industriale di questa terra operosa.

Pit stop per le auto - ©Nicola Veschi

Pian piano, passata Piacenza, ci addentriamo sulle colline che portano verso l’Oltre Po pavese: un quadro fatto di dolci declivi costellati di campi coltivati, vigneti, piccoli borghi arroccati sulla cima dei promontori o lungo crinali. Anche se non siamo concorrenti della competizione ufficiale proviamo a spingere un po’ di più la nostra Lancia Aprilia e lei, vecchia signora 84enne, dimostra di essere ancora piena di energia. Morbidamente affronta il saliscendi e lo zigzagare delle provinciali che attraversano Merlino, Montù Beccaria, Broni, per poi riscendere verso Pavia.

La gente applaude, i bambini allungano le braccia per “battere il cinque” agli equipaggi che gli passano vicini, ognuno scatta una foto ricordo del passaggio vicino a casa della Millemiglia.

Il viaggio ci sembra meno impegnativo rispetto a ieri, eppure per arrivare ad Alessandria (tappa pranzo dopo 168 chilometri dalla partenza) impieghiamo sette ore. Piazza Garibaldi è splendida. Il colpo d’occhio di tutte le auto storiche parcheggiate in ordine è straordinario. Di fianco all’arco che segna la partenza sono schierate le Ferrari che partecipano al “Ferrari Tribute”, una delle iniziative collaterali che fanno parte dell’evento. I curiosi non si contano: la gente qui ha la possibilità di avvicinarsi alle auto d’epoca e ai bolidi rossi per vederli da vicino, magari strappare ad un equipaggio una foto, chissà di potere salire a bordo per uno scatto. Per noi è l’occasione per sgranchire le gambe e ristorarci una mezz’ora prima di riprendere il viaggio in direzione Asti, passando per il Monferrato.

Rifornimento - ©Nicola Veschi

Di nuovo ci accolgono colline che ti fanno innamorare e paesi che sembrano presepi, custodi di una tradizione vinicola che li ha resi celebri in tutto il mondo. Noi più che per il Malvasia o il Grignolino ci ricorderemo questo tragitto per la salita che porta in cima a Castello di Annone dove la nostra Lancia ha arrancato fino a farci temere di non riuscire a raggiungere la vetta. Scala in terza, la seconda non regge, il motore non ha abbastanza spinta, ma anche in prima l’auto sembra non avere abbastanza energia per proseguire. Si ferma. Si spegne. Freno a mano tirato, spingo la leva dell’acceleratore, faccio rombare il motore e piano piano rilascio la frizione. Debolmente le ruote si muovono. Continuo a tenere il motore su di giri a costo di fargli fare uno sforzo eccessivo per i suoi anni e qui la nostra Lancia Aprilia del 1939 tira fuori l’orgoglio e si aggrappa all’asfalto portandoci in vetta al promontorio. Sospiro di sollievo, è una vittoria su tutti i fronti. Tra me e me mi riprometto: “ora ti faccio respirare e in discesa ti lascio libera”.

La Millemiglia è una gara strana, che si percorre su strade aperte alla viabilità ordinaria quindi ci si mescola al traffico locale. Molti appassionati di auto d’epoca si uniscono alla manifestazione con la loro (taluni vengono dall’estero), così il gruppo di vecchie signore si ingrossa. Forse fin troppo (almeno per chi partecipa) perché in alcuni tratti che passano per stradine strette di campagna, si creano veri ingorghi.

Auto - ©Nicola Veschi

L’abbraccio di Asti è grande, festoso, caloroso, affollato. Il centro è costellato di centinaia di persone che rendono la passerella un’emozione bellissima. Per una volta anche noi che non siamo parte della competizione vera e propria passiamo per la “porta” principale del corteo all’arrivo in una città.

Lasciate le colline alle spalle ci attendono le risaie del vercellese: distese verdi semi allagate. All’apparenza è un paesaggio magico, ma è chiaro anche a noi che sfrecciamo lungo queste strade dritte che improvvisamente fanno curve a 90 gradi che la siccità di questi mesi sta avendo un impatto importante.

Alla dodicesima ora di viaggio ecco all’orizzonte l’inconfondibile cupola di San Gaudenzio del duomo di Novara unica nell’architettura mondiale, tra le strutture più ardite mai concepite e non a caso motivo d’orgoglio degli abitanti della città.

Auto - ©Nicola Veschi

Il più è fatto, la Lombardia e Milano sono vicine, come i navigli che solcano la pianura e attorno ai quali vivono Pontenuovo, Robecco, San Martino: alcuni dei paesi che attraversiamo seguendo vie secondarie molto pittoresche. Anche questo è uno dei motivi che rendono la Millemiglia una manifestazione che attira equipaggi e appassionati da tutto il mondo consentendo di seguire percorsi insoliti che permettono di conoscere (seppur fugacemente) il reticolo che rende così uniche le comunità che compongono le nostre regioni. In fin dei conti -pensiamo- per noi questa è un’ottima guida dalla quale trovare ispirazione per gite e viaggi alla scoperta di un’Italia rurale che spesso viene dimenticata o messa in secondo piano da chi segue il mainstream turistico.

Pian piano Milano si avvicina. È il tramonto ormai quando arriviamo in piazzale Lodi e poi piazza Cinque Giornate. Il capoluogo lombardo è trafficato e le auto d’epoca si perdono tra quelle dei milanesi alle prese con l’ora dell’aperitivo o la partenza per il fine settimana. Infine ecco il Duomo. Arriviamo alle sue spalle, da piazza Fontana. Dopo aver viaggiato per colline e pianura immersi nella natura veniamo ripiombati nel traffico caotico. Per arrivare in piazza Duomo impieghiamo 40 minuti. È il prezzo da pagare per l’onore di sfilare sulla passarella più nobile della città e salire su un palco dove ogni equipaggio viene salutato e può salutare le tante persone assiepate al di là delle transenne. Quando tocca a noi vivere quei pochi istanti di “gloria”, sul più bello, al momento di ridiscendere la nostra Lancia si ferma e sembra non voler più ripartire. Imbarazzo e risate. È solamente un momento di défaillance, la Aprilia torna a rombare e lascia il posto all’auto che ci segue. Abbiamo portato a casa anche questa avventura. Domani ci attende l’ultima tappa, quella che arriverà al traguardo più ambito a Brescia.

Le auto storiche in fila - ©Nicola Veschi

Millemiglia, diario di bordo - GIORNO 3 - 17 GIUGNO

E alla fine anche noi siamo saliti su quel tappeto rosso sul quale hanno sfilato le più belle e famose auto dal 1927 in poi.

Migliaia di persone lungo il percorso dalla periferia a viale Venezia, in centro a Brescia che assieme a Bergamo è “capitale italiana della cultura 2023”. Bandiere sventolanti, trombe da stadio, applausi per le 405 auto iscritte alla granfondo più amata e le altre 300 che hanno partecipato alle iniziative parallele non competitive. Già da Ospitaletto (appena fuori città) l’accoglienza è stata clamorosa: non c’è stato angolo di marciapiede o lembo di aiuola lasciato libero dai curiosi e dagli appassionati. Addirittura, in alcuni posti erano state approntate delle mini-tribune fatte in casa.

La Millemiglia è anche questo: lo spettacolo della passarella tra la gente acclamante, richiamata dal fascino di vetture le cui linee hanno segnato la storia e continuano ad ispirare anche oggi.

Ma la Millemiglia è soprattutto una grande prova di forza e determinazione. Lo abbiamo capito oggi dopo il nostro arrivo quando, “deposte le armi” abbiamo finalmente avuto il tempo (poco in realtà) per scambiare qualche impressione con altri partecipanti, alcuni dei quali dei veterani con 25 edizioni alle spalle.

“L’edizione 2023 è sicuramente la più difficile che abbia mai fatto”, ci racconta il pilota di una Lancia Lamda del 1928. “Tante buche, tanti chilometri”. Eh, già, solamente noi che abbiamo fatto metà percorso (da Roma a Brescia) ne abbiamo macinati 1.226 degli oltre 2.000 del tracciato complessivo.

Avevamo pensato che la stanchezza e i ritardi sulla tabella di marcia ufficiale accumulati in questi giorni fossero frutto della nostra inesperienza, ma alla fine è stato un destino comune.

Forza, determinazione, resistenza sono state le nostre compagne di viaggio in queste giornate fatte di curve, salite, pianure, lunghi rettilinei, tornanti, discese ripide, soste rifornimento e poche, pochissime ore di sonno.

Auto in fila verso il traguardo - ©Nicola Veschi

Eppure, la stanchezza non ha demotivato nessuno. Certo Valentina (la mia compagna di viaggio a bordo della Lancia Aprila del 1939 messa a disposizione dallo Stato Maggiore dell’Esercito) ed io siamo stati fortunati avere compagni di squadra come il sergente maggiore Michele Vecchiano e il sergente maggiore Antonino Lo Turco dell’Esercito Italiano alla guida della Campagnola classe 1951 che ci hanno spronati, motivati e sostenuti nei momenti di difficoltà, soprattutto di stanchezza. È il valore aggiunto del fare squadra e -sebbene senza esserci mai visti prima- noi siamo riusciti pienamente nel creare un gruppo affiatato sin dai primi chilometri. Ma lo stesso lo si può dire per gli altri equipaggi che si sono messi in gioco, chi con spirito agonistico, chi con spirito amatoriale (come noi).

Una prova di resistenza, quasi una gara di sopravvivenza dove il premio è stato il sentirsi parte di qualcosa di speciale e straordinario, oserei dire “mitico”; ma anche l’aver scoperto come superare certi limiti caratteriali e fisici. E poi, perché, no: un po’ di sano divertimento e l’orgoglio di aver portato a casa una medaglia dorata con sopra scritto “The most beautiful race in the world”. Noi ci siamo stati sul serio e saremmo pronti a partire già domani per un’altra edizione. Vero Vale? (… nessuna risposta, sta dormendo finalmente!)

Ah, dimenticavo: i vincitori dell’edizione 2023 sono i bresciani Andrea Vesco e Fabio Salvinelli alla guida della loro Alfa Romeo 6C 1750 SS del 1929, che hanno confermato per la terza volta consecutiva il loro primato nella competizione.