In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Djokovic in Australia: "Grazie a tutti per il sostegno". Il governo: "Non è prigioniero"

Sport
Ipa/Instagram

Il tennista serbo è stato condotto al Park Hotel di Melbourne, una struttura destinata all’accoglienza dei profughi, in attesa del ricorso dopo che il suo visto è stato cancellato. Lui intanto ringrazia i sostenitori su Instagram. La ministra dell'Interno puntalizza: "Non è prigioniero, può lasciare l'Australia quando vuole"

Condividi:

"Grazie a tutti per il sostegno, lo sento ed è molto apprezzato". Sono le prime parole di Novak Djokovic dopo il respingimento alla frontiera in Australia, contro cui il tennista ha fatto ricorso. L'atleta è stato trasferito in una struttura in isolamento in attesa del giudizio. Il numero uno del mondo ha affidato i suoi pensieri a una 'storia' su Instagram: "Grazie alla mia famiglia, ai miei cari, alla Serbia e a tutte le brave persone nel mondo che mi hanno inviato il loro sostegno. Grazie a Dio per la salute". Il governo australiano intanto puntualizza: "Non è prigioniero, può lasciare il Paese quando vuole".

L'arrivo in Australia e il visto cancellato

Il campione serbo è atterrato mercoledì in Australia per partecipare al primo Slam dell'anno, che si tiene a Melbourne, annunciando di aver ottenuto una "esenzione medica" per poter prendere parte al torneo. Il regolamento prevede infatti l'obbligo vaccinale, e Nole non ha mai chiarito se si sia vaccinato o meno. Il visto del tennista è stato cancellato dalle autorità di frontiera che gli hanno negato l'ingresso nel Paese.

L'editoriale

La folle storia del caso Djokovic-Australian Open

Il ricorso

Djokovic ha deciso di far ricorso contro la decisione della autorità, ed è quindi stato condotto al Park Hotel di Melbourne - una struttura destinata all'accoglienza dei profughi - in attesa dell'udienza fissata per lunedì. Al tennista serbo è stato negato il permesso di isolarsi nell'appartamento affittato da lui e il suo staff.

leggi anche

Coronavirus in Italia, il bollettino con i dati di oggi 7 gennaio

La battaglia politica

A fianco del numero uno del mondo si sono schierati i suoi familiari, che hanno parlato di umiliazione e imprigionamento, e le autorità pubbliche della Serbia. Il presidente Aleksandar Vucic si è scagliato contro l'Australia: "Quello che non è giusto è questa persecuzione politica cui tutti stanno prendendo parte, anche il primo ministro australiano".

leggi anche

Tennis, Australian Open: tutti i giocatori dovranno essere vaccinati

Il governo australiano: "Può andarsene quando vuole"

La ministra australiana degli Interni Karen Andrews ha però specificato che Nole non è "prigioniero" ma è libero di andarsene dal Paese quando lo desidera. "Djokovic non è prigioniero in Australia", ha detto la ministra rispondendo alle parole dei familiari del tennista. "È libero di lasciare lasciare il Paese in qualsiasi momento voglia, cosa che le autorità di frontiera faciliterebbero".

leggi anche

Covid in Italia e nel mondo: le notizie del 7 gennaio

L'udienza di lunedì e i rischi per Djokovic

Come detto, Djokovic è atterrato a Melbourne mercoledì sera, ma il suo visto è stato annullato. Il ricorso del tennista sarà discusso lunedì, ma il numero uno del tennis mondiale rischia altre conseguenze: se fosse confermato il suo ingresso nel Paese con un visto non regolare, potrebbe essere espulso dall'Australia con il divieto di ritornare per i successivi tre anni.

approfondimento

Covid, Omicron si diffonde tra gli sportivi: chi si ferma e chi no