Ventisei anni fa diventava il primo calciatore africano a vincere il Pallone d'Oro, oggi l'ex attaccante del Milan cerca di guidare il suo Paese fuori dalla crisi. Ma le difficoltà non mancano.
Il Re Leone
Dalla baraccopoli di Clara Town alle esultanze di San Siro, fino alla presidenza della Repubblica. Per un viaggio del genere non basterebbe una vita, a meno che non si parli di George Weah. Oggi compie 55 anni quello che da molti è considerato il miglior calciatore africano di sempre, partito dal campionato liberiano a metà anni ’80 e arrivato al Pallone d’Oro a suon di gol. Neanche un mese fa ricorreva il 25esimo anniversario della rete segnata contro il Verona, un perfetto esempio delle sue caratteristiche fisiche e tecniche: palla recuperata nella propria area, scatto furibondo e dribbling agile unito ad una potenza fisica che in pochi potevano contrastare. Mezza squadra avversaria superata compreso il portiere, gol. Dopo aver concluso la carriera all’Al-Jazira, il centravanti ha deciso di cambiare campo dedicandosi alla politica. Se da bambino aveva vissuto la povertà, da uomo voleva impedire che ai giovani liberiani toccasse la stessa sorte. Lo aveva promesso, ma per mantenere la parola data ha dovuto aspettare il 2018 quando è stato eletto presidente della Repubblica.
Le difficoltà politiche
Dopo aver perso due elezioni, nel 2005 e nel 2011, Weah è diventato il primo calciatore nella storia a ricoprire una simile carica. Ma non sono stati tre anni semplici per lui. L’ex bomber prometteva di lottare contro la corruzione e di adottare una nuova strategia per alleviare la povertà del Paese, con il lancio di un programma di assistenza del Fondo monetario internazionale per stabilizzare l'economia. Nella pratica però, la situazione della Liberia attualmente è disastrosa, con l’inflazione che ha raggiunto il 30%, bancomat vuoti, dipendenti statali senza stipendio per mesi. La Liberia negli ultimi 20 anni ha dovuto affrontare la guerra civile (terminata nel 2003), l’epidemia Ebola e la pandemia da Covid-19, e non solo. Infatti è al centro di un caso internazionale. Il 5 settembre scorso, il colpo di stato in Guinea ha rovesciato il presidente Alpha Condé consegnando il potere al leader dei golpisti, il tenente colonnello Mamady Doumouya. Oltre alla difficoltà già presenti, ora il presidente Weah ha ordinato alle forze di sicurezza nazionali di aumentare la vigilanza intorno alle aree di confine, temendo l’afflusso di cittadini guineani alla frontiera.
Le iniziative
Nonostante i problemi, l’ex attaccante ha inaugurato un mese fa un ospedale militare nella baraccopoli di Clara Town a Monrovia, dove è nato. L'ospedale si chiama The 14 Military Hospital, in onore del numero che indossava quando giocava con la Nazionale liberiana. La struttura ha 150 posti letto e porta lo stesso nome (ovvero lo stesso numero) del mercato della capitale, inaugurato in precedenza. Segno che il calcio continua ad avere un ruolo importante nella sua vita, al netto dei tanti impegni presidenziali. Dopo oltre 238 gol di cui 18 in Nazionale, realizzati in 75 presenze, oggi Weah cerca di mantenere le promesse fatte al paese tra mille difficoltà. Ma ad un leone, il coraggio non manca mai.