Tokyo 2020, l’oro delle medaglie olimpiche fatto con materiali riciclati

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Il Tokyo Medal Project ha chiesto ai giapponesi di donare alle Olimpiadi i propri dispositivi che non usano più: tablet, pc, cellulari e macchine fotografiche. Anche la torcia olimpica e i posti letto per atleti e staff sono stati creati con materiale di riciclo

Letti di cartone riciclato, energie rinnovabili ad alimentare le location dei giochi, e il 99% di tutti i beni acquisiti provenienti da riciclo o riuso. Comprese le medaglie olimpiche, che sono costruite con gli scarti di smartphones e tablet. Il Tokyo Medal Project è stato lanciato nell’Aprile 2017, e ha avuto un enorme successo nella comunità giapponese, coinvolta così in maniera del tutto unica nello svolgimento delle Olimpiadi. L'oro, l'argento e il bronzo olimpico hanno, dunque, un impatto ambientale più leggero. Le 5 mila medaglie complessivamente distribuite in Giappone sono state realizzate con i minerali estratti da 79 mila tonnellate di e-waste, compresi cellulari, macchine fotografiche, pc, tablet. Anche la torcia olimpica è stata ottenuta dall’alluminio recuperato dagli alloggi di soccorso costruiti dopo lo tsunami del 2011. I 18 mila letti per atleti e staff creati con cartone riciclato. I 98 podi per i vincitori stampati in 3D usando 25 tonnellate di rifiuti plastici. (TOKYO 2020, LA STAMPA ESTERA CELEBRA L'ITALIA. FOTO)

Lo studio

Le Olimpiadi di Tokyo 2020, slittate di un anno a causa dell'emergenza da Covid-19 (LIVEBLOG), già si annunciavano le più ecologiche di sempre. Gli organizzatori hanno puntato su energie rinnovabili, mobilità elettrica, riutilizzo al 99% di tutti gli oggetti utilizzati durante la kermesse sportiva. Gli analisti dell’Università di Losanna hanno analizzato le 16 Olimpiadi che si sono tenute dal 1992 ad oggi in termini di sostenibilità. “I dati mostrano che dal 1992 al 2020 la sostenibilità è diminuita, nonostante sia tenuta in grande considerazione nella programmazione dei Giochi olimpici”, ha affermato uno degli autori della ricerca, Sven Daniel Wolfe dell’Università di Losanna. “Purtroppo la sostenibilità tende sempre più a passare in secondo piano rispetto ai profitti aziendali e all’ambizione di mettere in scena spettacoli sempre più grandi e impressionanti”, ha concluso. Secondo i ricercatori il problema risiederebbe nel fatto che i Giochi olimpici assumono dimensioni tali da provocare un'immane serie di impatti ambientali, sociali ed economici: tanti atleti, più eventi, più Paesi partecipanti, più spostamenti. "Servono più alloggi e più risorse il che vuol dire un’impronta ecologica più pesante”. aggiunge lo studioso.

Meno carbonio

Le Olimpiadi giapponesi spiccano, di sicuro, per la strategia sulla decarbonizzazione. Le misure adottate hanno ridotto l’impronta di carbonio dell’evento da 2,9 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente a 2,73 milioni di tonnellate. Merito della mobilità elettrica e dell'uso di energia rinnovabile. Ad esempio, l’Olympic Plaza e lo stadio di Kengo Kuma sono stati costruiti in legno. "Anche se questo legname si è scoperto che in parte proveniva dalle foreste indonesiane spesso oggetto di deforestazione", hanno precisato i ricercatori.

Non è la prima volta

L'ecosostenibilità nelle Olimpiadi non è una vera e propria novità. E' stata introdotta per la prima volta in Canada, durante i Vancouver Winter Olympic Games del 2010. L’idea di inserire nelle medaglie olimpiche materiali di riciclo è stata anche ripresa a Rio 2016.

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