La vicenda risale alla gara di qualificazione al mondiale di Francia ’98 tra Colombia e Paraguay, ad Asuncion
Faustino Asprilla salvò la vita di Jose Luis Chilavert da un trafficante che si era proposto di uccidere il portiere goleador del Paraguay. La storia, che sembra uscita dalla fantasiosa penna di Osvaldo Soriano, la racconta direttamente l’ex attaccante di Parma e Colombia nel documentario trasmesso dall'emittente colombiana Telepacifico, "Faustino il Grande".
La vicenda risale a una gara di qualificazione al Mondiale '98
La vicenda risale alla gara di qualificazione al mondiale di Francia ’98 tra Colombia e Paraguay, ad Asuncion. Il confronto termina 2-1 per i padroni di casa paraguayani, al termine di una partita molto tesa, in cui succede qualsiasi cosa. Chilavert e Asprilla sull'1-0 per il Paraguay si azzuffano in area: l'attaccante colpisce il portiere dopo aver ricevuto uno sputo. L'arbitro fischia il rigore per la Colombia ed espelle i due. Asprilla si avvia verso la panchina, ma viene raggiunto da Chilavert che lo colpisce con un pugno, ne nasce una rissa in campo che provoca l'interruzione temporanea del match. Dopo la partita la nazionale colombiana rientra in albergo e qui l'ex del Parma riceve una telefonata da Julio Cesar Correa Valdes, narcotrafficante membro del Cartello di Medellin, che si trova anche lui ad Asuncion e lo invita a raggiungerlo in un altro hotel della città. Il calciatore accetta, e si fa accompagnare dal compagno di nazionale Victor Hugo Aristizabal. Arrivato nel luogo dell'appuntamento, trova un Valdes molto irritato per il risultato della partita e soprattutto arrabbiatissimo con Chilavert per il suo comportamento.
"Due killer erano pronti ad Asuncion per uccidere Chilavert"
Secondo quanto riferito da Asprilla, Valdes indicando due uomini presenti all’incontro disse: “Loro due sono killer professionisti, e abbiamo bisogno che ci autorizzi che rimangano ad Asuncion per uccidere quel ciccione di Chilavert". A quel punto la punta rivela: "Io mi spaventai e gli dissi che era una pazzia, che non poteva farlo perché sarebbe stata la fine del calcio colombiano. Gli spiegai che ciò che succede sul campo, lì deve rimanere". Così, conclude, “convinsi Valdes a lasciare perdere”.