Tanti auguri Alessandro Del Piero, la bandiera di Juve e Nazionale compie 45 anni

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Cristian Paolini

Lo sport festeggia un campione che ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio, della Juventus, ma soprattutto nel cuore dei tifosi 

Alessandro Del Piero compie 45 anni. Non è un multiplo del suo amato 10, ma gliene auguriamo tre volte tanto. Gran parte dei primi li ha dedicati a lasciare un segno indelebile nella storia del calcio, della Juventus, ma soprattutto nel cuore dei tifosi. 705 presenze e 289 reti con la maglia bianconera, 91 gettoni e 27 gol con quella della Nazionale con cui ha conquistato il Mondiale del 2006. Con la Juventus ha vinto, tra l’altro, 6 scudetti, 1 Coppa Italia, 4 Supercoppe italiane, 1 Champions League, 1 Coppa Intercontinentale e 1 Supercoppa europea. Capocannoniere in Serie A nel 2007/2008 con 21 gol e in Champions con 10 centri nel 1997/98. Sono i numeri di un grande campione e di una delle ultime bandiere del calcio italiano.

Da Pinturicchio a Godot, e ritorno

Dopo gli esordi a Padova, una carriera in bianconero, ma piena di emozioni e di colori. Pennellate che ha tracciato sul campo, fedele al primo soprannome che coniò per lui l’Avvocato: Pinturicchio. Godot venne dopo, quando Alex, che ormai il club aveva trasformato in un marchio, persino in una mascotte di gommapiuma, tardava a riprendersi da un grave infortunio al ginocchio. E sembrava più simile a quel pupazzone di gommapiuma che guardava la squadra da bordo campo del “bocia” che Boniperti volle alla sua corte, perché per le movenze -diceva- gli ricordava Van Basten, e dell'asso che sarebbe tornato. Come quando in campo diede subito ragione al suo Presidente è andò in rete (quasi) all’esordio. Ché i grandi sono grandi da subito. Fa nulla se sulla schiena aveva il numero 16 e la prima di una lunga serie non fu una vittima eccellente, ma la Reggiana: la via era segnata.

Un re in Italia, in Europa e nel Mondo

Il 10 sarebbe arrivato l’anno dopo, con Lippi che al divino, ma fragile, Baggio, iniziò a preferire il ragazzo di San Vendemiano. L’inizio di una marcia trionfale: il primo scudetto dopo anni di digiuno per il popolo juventino, la Champions griffata dai “gol alla Del Piero” (quelli che con una parabola a giro finivano direttamente al sette, o da quelle parti), nati a Dortmund. La città che anni dopo gli consegnerà la più grande gioia in azzurro: il suo sigillo sulla semifinale che spalancherà agli azzurri le porte al trionfo Mondiale. E ancora, la coppa Intercontinentale, decisa da una sua giocata fulminante. E tanti, tanti gol, che si trasformano in successi per la Juve, in Italia e fuori dai nostri confini. Impossibile elencare tutte le perle di una meravigliosa collana. La volée impossibile alla Fiorentina, il gol a Manchester dove, prima di infilare un monumento come Schmeichel, con una finta spostò tutto la curva dell’Old Trafford, il tacco al volo nel derby con il Toro, le infinite punizioni, la serpentina con pallonetto catartico a Bari e le lacrime per la morte del padre, la doppietta al Bernabeu con la standing ovation dell’esigente pubblico madridista. Ringraziò inchinandosi come un torero. Il riconoscimento a una carriera straordinaria. Anche sui campi della B, quando prese per mano la Signora (re dei bomber anche tra i cadetti) e la portò a rivedere le stelle. La sua, brilla nella memoria di chi l’ha ammirato. E nel giorno del suo compleanno va ringraziato per tutti i regali che ha fatto a chi ama il calcio.

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