Pechino Express, i Complici: "L'obiettivo per noi non era vincere, ma vivere"

La sfida fino al Tetto del Mondo di Pechino Express termina negli ultimi chilometri che hanno visto due delle tre coppie finaliste partite dalla Skywalk Tower di Katmandu raggiungere il Tempio di Uma Maheshwor. Qui, sullo sfondo di una spettacolare danza a ritmo di tamburi, Costantino della Gherardesca proclama vincitori i Medagliati , secondi sul podio i Complici Dolcenera e Gigi Campanile. La coppia salentina legata sentimentalmente da trent'anni, ha dato tutta se stessa con un unico fine: "mordere la vita", a dispetto della competizione: "Abbiamo capito solo dopo che Pechino Express era anche una gara, per noi non c'era l'obiettivo di farcela o non farcela, l'obiettivo era uno solo: vivere". Ecco cosa ci hanno raccontato i finalisti della loro esperienza, innazitutto umana. C’è qualcosa di Pechino Express che non vi aspettavate? Dolcenera: Devo dire che è stato un programma televisivo bello e avvincente, non ci aspettavamo la quantità di emozioni che abbiamo vissuto e che non si sono viste nel programma, perché sarebbe impossibile. Gigi: Esatto, sarebbe stato comunque impossibile perché lo show sarebbe dovuto durare come minimo otto mesi per otto ore al giorno. Tutta quella mole unica di emozioni inaspettate ce le portiamo dentro come un ricordo privato, il che è anche una cosa bella. C’è un lato del vostro carattere che non è venuto alla luce? Dolcenera: In realtà penso che al contrario sia uscito fuori non solo tutto ma anche troppo, perché siamo stati tanto sinceri, lo siamo sempre anche nella nostra vita, nel nostro approccio lavorativo, in generale verso le cose, le persone e il mondo. Cosa si intende con “troppo”? Dolcenera: Credo sarebbe stato meglio dare un po' meno, da questa esperienza ho imparato che bisogna schermarsi di più: quando dai tanto ci sono troppe cose che possono entrarti dentro, come la sofferenza delle popolazioni che non hanno nulla. Ho visto altri concorrenti riuscire a mettere un po' di confini, nel verso giusto intendo, solo per preservarti, per non essere troppo fragile rispetto a ciò che accade intorno e ti segna. Gigi: Abbiamo sempre sentito tanto nella vita, come approccio intendo. Pechino è una sorta di romanzo russo, nel senso dei personaggi, e noi eravamo perfetti dentro questo tipo di romanzo, una storia complicata da raccontare che al suo interno contiene tanti racconti. Senza contare che poi c'è ovviamente un “Pechino Express del non raccontato” che nessuno conoscerà mai e che resta un'esperienza personale. Questo vale per tutte le coppie, non solo per noi. Qual è il vostro “Pechino non raccontato”? Dolcenera: Direi che è “il viaggio dell'eroe”, l'eroe che parte fragile con difficoltà e si rinforza durante il cammino lungo il quale impara, che poi è anche il senso della vita, no? Noi siamo passati da quelli a cui non davi due lire a quelli da battere. A pensarci, nell’arco di dieci puntate, abbiamo fatto un percorso straordinario. Gigi: Vero, e normalmente non succede quasi mai, noi siamo i veri personaggi che ci sono trasformati. Quando un libro, un romanzo o un programma ha successo, c'è un personaggio che si trasforma, quelli siamo stati noi. Per le altre coppie i personaggi erano chiari sin dalla prima puntata, al contrario da noi non sapevi cosa aspettarti. Siamo stati imprevedibili anche nelle scelte, come quella di salvare gli Estetici nostri antagonisti e i Medagliati ai quarti di finale. Di regola si eliminano i più forti. Gigi: Sì certo, noi però non abbiamo applicato questo principio, non ci piace, ma non tutti hanno percepito questo modo di fare. Eliminare il più forte per assicurarsi la vittoria fa parte della classica cultura occidentale in totale antagonismo rispetto a quella asiatica conosciuta a Pechino. Lì è il più debole, il più povero ad aiutare gli altri. Noi siamo stati accolti da gente che non aveva niente. Io la prima sera mi sono ritrovato morto di fame perché non ero ancora abituato a non mangiare: ci ha ospitato una famiglia che pur di sfamarci ha tolto il riso ai propri figli, malgrado stessi morendo di fame, ho fatto finta di mangiare un boccone. C'è stato un momento in cui avete sentito di non farcela? Dolcenera: In realtà tutte le parti più impegnative sono state all'inizio, quando eravamo come dei pesci fuor d'acqua, dei pinguini all'equatore, insomma. Abbiamo capito solo dopo che Pechino Express era anche una gara, per noi non c'era l'obiettivo “farcela o non farcela”, l'obiettivo era uno solo: vivere, mordere la vita. Gigi: Aggiungo che noi due, dopo trent’anni che stiamo insieme, abbiamo scoperto grazie al programma una particolare affinità, quella che più riceviamo cazzotti e più ci rialziamo in piedi e continuiamo, senza mollare. È un’attitudine che abbiamo entrambi e che fino ad ora non ci riconoscevamo a vicenda. Siamo partiti malissimo nella gara, ogni volta che subivamo un tentativo di eliminazione o una sfida, ma non ci siamo mai arresi e mai abbiamo smesso di correre.

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