Pechino Express, il trionfo dei Medagliati: "L'amicizia rende la vita più facile"

Tra le favorite per la vittoria finale sin dalla partenza di questa avvincente stagione, la coppia dei Medagliati, dopo oltre 6000 chilometri attraverso Filippine, Thailandia e Nepal, sbaraglia la concorrenza e trionfa sul tappeto rosso nello spettacolare Tempio di Uma Maheshwor. Jury Chechi e Antonio Rossi battono i Complici, alias Dolcenera e Gigi Campanile, e si godono la gioia di una meritatissima vittoria vissuta sotto il segno della leggerezza e di un'amicizia fraterna, "quando si è insieme a un caro amico tutto diventa possibile". Terzi classificati, eliminati a metà dell’ultima puntata gli Estetici Giulio Berruti e Nicolò Maltese. L'intervista ai vincitori Dopo tutte le vittorie sportive e il trionfo di Pechino, c'è qualche altra medaglia o sogno nel cassetto da realizzare? Antonio: Se potessi e dovessi scegliere, mi sarebbe piaciuto tantissimo gareggiare alle Olimpiadi di Milano Cortina '26 in una specialità qualsiasi pur di poter gareggiare in Italia e poter far vedere la mia personale gara olimpica ai miei figli. È un sogno impossibile da realizzare, ma è qualcosa che avrei davvero voluto fare. Yuri: Sì. Anche per me sarebbe stato molto bello. Io speravo tanto nel 2004 potesse essere Roma perché c'era quella possibilità. Poi invece non è andata, penso come Antonio che vivere un'Olimpiade in Italia per un atleta sia l'emozione più grande. Il massimo. Ma ci accontentiamo di Pechino . Eravate i favoriti, quanto ha influito la vostra preparazione sportiva? Antonio: È stata una grande vittoria, ma pensiamo che in realtà un favore di vittoria non ci fosse. Non possiamo negare che la preparazione atletica ci abbia aiutato, ma quella che conta altrettanto ed è fondamentale è l’attitudine mentale, questa ci ha aiutato moltissimo. Ci sono momenti in cui sei stanco, in Nepal per esempio non era semplice per via dei trasferimenti lunghi, delle strade e delle prove piuttosto complesse. Dopo un mese ti senti provato e la nostra resilienza che un po' ti viene dallo sport ci ha avvantaggiato. Yuri: Oggettivamente, al di là dell’allenamento c'è una parte di casualità e di fortuna da non sottovalutare. Noi abbiamo vinto la finale un po' perché abbiamo fatto bene le prove fisiche, ma soprattutto perché abbiamo avuto una fortuna clamorosa nei passaggi. La facilità con cui li abbiamo trovati ha fatto la differenza. Detto questo, c’è anche il tema strategia. Inizialmente sbagliavamo i compiti, col tempo siamo migliorati, siamo riusciti anche perché ci conosciamo da tempo e la complicità è indispensabile. Qual è stata alla fine la vostra carta vincente? Yuri: La sana competizione che ci lega, anche nello scherzo noi siamo persone molto competitive e ci siamo molto divertiti a essere noi stessi, a mostrarci così come siamo. Ci si arrabbiava sì, ma in amicizia, con affettto e complicità. Antonio: Sì è esattamente così, io e Yuri siamo cresciuti con la stessa educazione, i valori dello sport ci accomunano tantissimo, ci troviamo così bene insieme anche per questo. Abbiamo affrontato la competizione allo stesso modo con cui affrontiamo i problemi e la vita. E poi è ovvio, ma l'amicizia rende la vita più facile. C'è stato un momento in cui vi siete scoraggiati? Forse nella prima tappa in Thailandia, siamo rimasti in fondo perché non trovavamo un passaggio e non riuscivamo a capire come mai non fosse facile come nelle Filippine, né cosa stessimo sbagliando. Abbiamo passato un momento di puro scoraggiamento. Poi ci siamo ripresi, c'è stato modo di imparare e migliorare. Quali sono i requisiti fondamentali per partecipare a Pechino Express? Antonio: Per noi sicuramente la voglia di divertirsi, di essere curiosi, di capire e andare al di là delle dinamiche del gioco, conoscere le persone che ti ospitano con le loro culture diverse. E aggiungiamo che più di tutto è importante la voglia di vivere un'esperienza così intensa insieme a una persona a cui vuoi bene con un la giusta dose di leggerezza. Yuri: Concordo al cento per cento, se pensi di fare Pechino per vincere la competizione con l’unico obiettivo di arrivare primo, perde molto e non funziona. Devi vivere il viaggio e la gara con un po' di leggerezza, attenzione senza sottovalutare le prove, ma non prendendola troppo sul serio. Noi là ci svegliavamo la mattina pronti a far scattare il piano B, se fossimo usciti. Cosa vi manca di più di Pechino? Antonio: La possibilità di staccare e sconnettersi, nei primi giorni è stato complesso, ma ti abitui subito dopo ed è meraviglioso. Per noi è stato come tornare a fare la vita dell'atleta. Senza telefono, con i tempi giusti anche per il riposo. Yuri: Non ricordo chi delle persone conosciute nelle Filippine ci ha detto una cosa verissima: “Voi avete l'orologio, ma vi manca il tempo”. È una grande verità su cui riflettere e a Pechino riscopri quanto sia importante il tempo. Il ricordo più bello da custodire? Per entrambi la fine dell'intero percorso, quando ci siamo ritrovati al termine della gara e abbiamo realizzato di averla vissuta e vinta insieme. Dopo la proclamazione e i festeggiamenti ci siamo potuti guardare pensando al bello di tornare a casa. Ci siamo detti: "birretta?".

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