La vincitrice della seconda puntata di 4 Hotel è Ingrid Chinnì, direttrice del Palazzo del Carretto, nella regale Torino. Continua a leggere e scopri cosa ci ha raccontato Ingrid a poche ore dalla sua incoronazione. Bruno Barbieri ti aspetta tutti i giovedì alle 21.15 su Sky Uno (canale 108) e su digitale terrestre al canale 455.
"Torino è la città più profonda, più enigmatica, più inquietante, non d’Italia ma del mondo", così Giorgio De Chirico decantava il capoluogo piemontese, ma lo scrittore, principale esponente della pittura metafisica italiana, non è stato certo l'unico ad amare l'ex capitale sabauda. Da Nietzsche a Gozzano, da Gianni Rodari ad Arrigo Levi, in molti hanno tessuto le sue lodi. Ed è proprio qui che Bruno Barbieri, nella seconda puntata di 4 Hotel, ci ha voluto portare.
Abbiamo visto sfidarsi l’Allegroitalia Golden Palace, Cascina San Vito, B&B Villa Erre e Palazzo del Carretto, ed è proprio quest'ultimo ad aver trionfato. La vittoria va a Ingrid Chinnì, che nonostante fosse ultima in classifica per via dei punteggi bassi dei suoi compagni-rivali, ha portato a casa l'ambito titolo. L'abbiamo intervistata a poche ore dalla sua incoronazione, continua a leggere e scopri cosa ci ha raccontato.
Come avete reagito alla chiamata?
Ammetto che quando ci hanno chiamato non avevo neanche capito bene chi fosse, ho pensato a un’offerta commerciale, solo dopo ho realizzato il tutto. Grande gioia già subito per essere stati selezionati. Per noi è stato un motivo di orgoglio soprattutto perché la struttura è appena nata, abbiamo aperto nell’estate del 2017.
Lei è la direttrice del Palazzo?
Sì, sono la persona che gestisce Palazzo del Carretto, il braccio operativo della famiglia. Sono stati loro ad aver avuto l’idea di aprire il Palazzo a tutti. Questa struttura ricettiva è stata creata anche per preservarlo e poterlo mantenere senza doverlo frazionare. Siamo partiti con tre suite che oggi sono diventate sei.
Il Palazzo con i suoi interni di pregio e la sua storia è un autentico gioiello.
Lo è, nasce dalla passione per l’hotellerie e per amore dell’arte contemporanea di uno dei proprietari che cercava un luogo in cui riunire queste sue due grandi passioni.
Da ultima a prima in classifica, come ha reagito allo zero nei servizi?
Era un gioco e l’ho presa con divertimento. Noi ce l’abbiamo messa tutta, la nostra struttura è composta da appartamenti e per definizione i nostri sono servizi esterni. Facciamo il massimo per creare dei servizi personalizzati, mettere in contatto i nostri partner con il territorio e il cliente finale affinché il soggiorno si trasformi in un’esperienza che lasci delle emozioni. L’obiettivo è che la permanenza a Torino sia ricordata e sia motivo di orgoglio per la città stessa.
I vostri colleghi vi hanno criticato per la colazione fuori dal Palazzo.
Una struttura come la nostra in pieno centro abbinata a una colazione in un caffè storico come il San Carlo sottolinea l’attenzione al patrimonio storico e artistico della città. Le faccio un esempio recente, un apio di volte all’anno partecipiamo a Open House, fermiamo le vendite e apriamo al pubblico con visite guidate in compagnia dei proprietari. Oltre seicento persone in un solo pomeriggio sono una bella soddisfazione.
Il vostro punto di forza?
La famiglia, la gestione famigliare unita allo sguardo tecnico che è il mio, è un connubio perfetto. Senza lo stimolo della famiglia e dei ragazzi, del volersi migliorare e la curiosità di osare, io farei poco. La nostra è un’ottima collaborazione, un vero punto di forza.
Com’è andata davanti alle telecamere?
Dopo un po’ le telecamere e i microfoni non li noti più, all’inizio è più dura, stai molto attento a tutto ciò che fai e che dici, man mano vieni fagocitato dal gioco e non vedi più neppure gli operatori. A questo proposito vorrei dire che la troupe è stata fantastica. Sono stati tutti bravissimi a metterci a nostro agio. Un’esperienza pazzesca.
Cosa ha portato a casa, a livello personale?
Forse la consapevolezza, essere stati notati, aver partecipato ed essere riusciti anche a vincere, non è un punto di arrivo, ma una tacca, un tirare le somme e rendersi conto di cosa si è fatto di buono finora.