In attesa della prima edizione speciale del cooking show dei record che vede sfidarsi 16 fra i più talentuosi ex concorrenti delle passate stagioni, giovedì 20 dicembre alle 21.15 su Sky Uno (canale 108) e su digitale terrestre al canale 311 o 11, riscopri chi è Danny D’annibale
DANNY D'ANNIBALE ha partecipato alla prima edizione di MasterChef Italia.
38 anni, di Frosinone, all’epoca di MasterChef Danny era uno studente di ingegneria edile. Ritenuto da tutti il papabile vincitore della sua edizione, è caduto in duello con Spyros, vincitore poi di quell’edizione. Ora è un ricercato personal chef. Leggi l’intervista e scopri cosa ci ha raccontato
Ci racconti la sua esperienza a MasterChef.
L'esperienza di MasterChef è stata del tutto inaspettata, giunta in un periodo della mia vita in cui ero in una fase di stallo e riflessione. Ho fatto i provini senza alcuna aspettativa, tanto per provare, ma evidentemente i giudici hanno visto in me qualcosa di diverso e, in un lampo, mi sono ritrovato a intraprendere un percorso del tutto unico che mi ha cambiato la vita.
Come è cambiata la sua vita dopo la partecipazione a MasterChef?
Prima ero un giovane laureando in ingegneria edile, mentre ora faccio lo chef. Ho fatto molte esperienze in Italia e all'estero come personal chef e ho avuto anche il privilegio di essere head chef in un' ambasciata.
Cosa si aspetta da questa edizione All Stars?
Questa volta i concorrenti sono tutti professionisti e la gara sarà sicuramente avvincente. Sarà emozionante tornare nella Master Class dopo ben otto anni perchè, come dire, avevo appeso la mistery box al chiodo e, invece, dovrò riabituarmi a quel mood. Essere giudicato dai clienti fa parte della vita ed è sempre difficile mettercela tutta per cercare di non deluderli, ma essere giudicato da tre chef stellati è un privilegio tutto di MasterChef e il grado di tensione aumenta all'ennesima potenza.
II suo cavallo di battaglia, è lo stesso di quando ha iniziato o è cambiato?
Penso che il mio cambiamento non sia avvenuto in relazione ai cavalli di battaglia (in quanto erano, sono stati e sono più di uno), ma più al metodo che ho adottato nella loro realizzazione. Otto anni fa ero un ragazzo fresco di studi tecnico-scientifici per cui i miei piatti erano concepiti in funzione di geometrie definite e linee rette, caratterizzati da sapori dai netti contrasti aventi come unico scopo quello di stupire. Oggi sono un uomo alla soglia dei 40 anni, le esperienze mi hanno fatto crescere e cambiare atteggiamento, ora mi concentro di più sulle emozioni che i piatti possono suscitare indipendentemente dallo stupore, che non sempre deve essere presente; ho un approccio più "wild", alle geometrie definite ho sostituito degli impiattamenti più naturali e ai forti contrasti, sapori più morbidi.