Emmy Awards 2025, il discorso di Hannah Einbinder per la Palestina e contro Trump

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L'attrice, premiata come migliore non protagonista in una serie comedy per la quarta stagione di Hacks, è tra le firmatarie dell'appello al boicottaggio dell'industria cinematografica israeliana

Al quarto tentativo, è arrivato il suo primo Emmy (I VINCITORI). Hannah Einbinder, attrice di Hacks, è finalmente la migliore attrice non protagonista in una serie comedy agli Emmy Award: “Mi ero ormai adeguata alla mia narrativa personale per cui era più figo continuare a perdere. Ma devo dire che pure questo è figo! Anche questo è punk”. E dal palco della cerimonia di premiazione, domenica 14 settembre, ha pronunciato un discorso chiuso in maniera decisamente politica: “Go Birds, fuck ICE and free Palestine”.

Firmataria dell'invito al boicottaggio

Il primo è un incitamento ai Philadelphia Eagles, squadra di football della sua città. Il secondo (con tanto di parolaccia censurata dalla diretta sulla CBS) è un grido di protesta contro le retate della polizia federale anti-immigrazione volute da Trump in diverse metropoli statunitensi e da mesi al centro delle polemiche negli Stati Uniti. Il terzo è un grido di solidarietà nei confronti della Palestina, sempre più duramente colpita dai raid israeliani, che segue peraltro la richiesta da parte di quasi 4 mila personalità di Hollywood (inclusa lei), di boicottare le produzioni cinematografiche e televisive israeliane. Un appello a cui Paramount ha risposto negativamente: “Siamo contrari ai recenti sforzi per boicottare i filmmaker israeliani. Silenziare I singoli artisti sulla base della loro nazionalità non favorisce una migliore comprensione o un avanzamento della causa della pace”.  

La conferenza stampa

Nel corso della conferenza stampa post cerimonia, Einbinder ha spiegato così le sue parole: “Pensavo che fosse importante parlare della Palestina perché è un argomento che mi è molto a cuore – ha detto -. Ho amici che lavorano in prima fila a Gaza, come medici che nel Nord di Gaza forniscono cure alle donne incinta e a bambini in età scolare, persone che realizzano scuole nei campi profughi. È una questione che sento molto. Per molte ragioni sento che è un mio dovere, da persona ebrea, distinguere gli ebrei dallo Stato di Israele. Il boicottaggio è uno strumento utile a creare pressione verso quei poteri che possono impattare sulla situazione. Dunque il boicottaggio nei confronti dei lavoratori dell’industria cinematografica israeliana non è rivolto ai singoli individui ma alle istituzioni che sono direttamente complici del genocidio”.

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