Monsters, Kim Kardashian visita i fratelli Menéndez in carcere

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Dopo la protesta di Erik contro la serie tv di Ryan Murphy, l'imprenditrice, influencer e attivista per i diritti dei detenuti va in visita alla struttura detentiva di San Diego insieme all'attore Cooper Koch, che nella fiction interpreta il ruolo di Erik Menéndez

Continuano a far discutere le serie di Sean Murphy per Netflix. Dal 19 settembre, sulla piattaforma di streaming (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite app su NOW Smart Stick) è disponibile Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menéndez, serie in nove episodi con Javier Bardem e Chloë Sevigny che racconta un noto fatto di cronaca nera avvenuto negli Stati Uniti nel 1989. E se per Dahmer a protestare erano state le famiglie delle vittime del mostro di Milwaukee, stavolta ad alzare la voce sono stati proprio i due diretti interessati, Lyle ed Erik Menéndez, condannati nel 1996 e ancora in carcere.

L'impegno di Kim Kardashian

Dopo aver formalmente protestato contro quella che ritengono una strumentalizzazione della loro triste vicenda, definendo la produzione “un ritratto disonesto”, i due hanno ricevuto la visita di Cooper Koch, attore della serie, e di Kim Kardashian, che da qualche tempo ha avviato la sua collaborazione con il creatore della serie antologica, Ryan Murphy. Secondo quanto riportato da TMZ; Kardashian, che da tempo si impegna direttamente a favore di una profonda riforma della giustizia negli Stati Uniti d’America, si è recata al carcere della Contea di San Diego per parlare a un gruppo di 40 detenuti tra i quali erano presenti anche i due fratelli Menendez. All’incontro era presente anche Koch, che nella serie di Murphy interpreta Erik Menéndez. Tra i temi discussi c’era quello del Greenspace, una strategia di riforma che intende migliorare i cortili delle carceri per agevolare la riabilitazione, fortemente promossa proprio dai frantellli Menéndez.

La lettera di Erik Menéndez

Dopo l’uscita della serie che racconta la storia sua e del fratello, Erik aveva diffuso una dichiarazione in cui attaccava la produzione: “Credo che siamo già andati oltre le bugie e i rovinosi ritratti del personaggio di Lyle, creando una caricatura di Lyle che affonda le radici in aspetti orribili e sfacciati di cui lo show abbonda. Posso solo credere che lo abbiano fatto di proposito. Ed è col cuore pesante che lo dico: credo che Ryan Murphy non possa essere così ingenuo e inaccurato circa i fatti delle nostre vite, dunque deve averlo fatto in mala fede”.

L'accusa di mistificazione a Ryan Murphy

Menéndez continua: “Per me è triste sapere che il ritratto disonesto delle tragedie che hanno circondato il nostro crimine fatto da Netflix abbia fatto fare diversi passi indietro alla verità – fino a tempi in cui l’accusa costruì una narrativa sulla convinzione diffusa per cui i maschi non potessero essere abusati sessualmente e che subissero il trauma dello stupro in maniera diversa dalle donne. Queste orrende bugie sono state distrutte e mostrate da un numero enorme di vittime coraggiose che negli ultimi due decenni hanno superato la loro vergogna personale per parlarne coraggiosamente. E ora Murphy dà forma a questa orribile narrativa attraverso un ritratto vile e spaventoso dei personaggi di Lyle e me e a una calunnia scoraggiante”.

La posizione dei fratelli Menéndez

La nota di Erik Menéndez si conclude così: “La verità non è abbastanza? Lasciate che la verità si innalzi come tale. Quanto è demoralizzante sapere che un uomo di potere possa minare decenni di progressi nel dar luce ai traumi infantili”. Dopo essere stati arrestati e processati, i fratelli Menéndez confessarono l’omicidio dei genitori e lo motivarono come una risposta ai ripetuti abusi sessuali subiti dal padre in età giovanissima.

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